[Solo Provocazioni?] Per una chiusura costituzionale delle Università.
mercoledì 19 novembre 2008 | Scritto da tomasoboyer - 2.509 letture |
La Redazione – RICEVIAMO E SEGNALIAMO Da: http://www.moscasulcappello.com
articolo di Tommaso Gazzolo
Oggi la protesta negli atenei aumenta e si diffonde, forse a macchia di leopardo, ma in misura quantomeno rilevante. Pieni di speranze? La stampa del Paese svolazza dietro i cortei, le bare, le lezioni all’aperto e le foto segnaletiche: la meglio gioventù?
No.
Gli studenti non possono continuare a muoversi su questo binario rincretinante ed economicistico contro le disposizioni combinate sui cd. tagli contenuti nella legge 133/2008.
Una protesta economicista, è questa. E proprio contro disposizioni di mero carattere economico. La sconfitta, in questo senso, sarà evidente.
Non voglio soffermarmi sulla natura giuridica della legge 133/2008, la legge-chiave di ogni cd. Stato amministrativo burocratico. Soltanto si tenga presente che siamo di fronte a disposizioni di natura essenzialmente provvedimentale, ossia prese solo in base allo stato delle cose, con riferimento ad una situazione concreta e diretto a finalità pratiche, di tipo economico.
È da questa considerazione sulla natura amministrativa della legge che si deve partire.
Si deve, in altri termini, considerare che ci troviamo di fronte ad uno Stato il cui criterio di gubernaculum viene qui ridotto alla mera amministrazione economica del mondo: l’azione dello Stato si orienta a partire da un “piano”, e non dal diritto.
Lo Stato economico non è che la nuova forma statale del secolo XX: non è la novità, è solo al limite la sua resistenza al tempo che forse potrà stupire qualcuno. Ma non è, come dicevo, questa la sede per un’analisi della crisi dello Stato legislativo.
Piuttosto, questa breve premessa deve far capire un’idea fondamentale: ogni qual volta ci si ponga su un piano meramente economico, il solo fatto che questi tagli possano in qualche modo dirsi opportuni (risparmio di spese, alleggerimento burocratico, etc.) è condizione sufficiente per giustificarne l’adozione .
In economia non esiste il concetto giuridico di legittimità. Esiste solo l’opportunità. L’economia risponde alle sue leggi, si direbbe in breve.
E allora non si cada, come si è sino ad oggi caduti, nella tentazione di opporsi a questo provvedimento di tagli sul suo stesso piano: si verrà senz’altro sconfitti.
Se si considera la portata finanziaria della normativa, e solo questa, non c’è obiezione che tenga. Se decidiamo di pensare in termini economici, ogni taglio che sia economicamente opportuno finisce per diventare, magicamente (per bacchetta dello Stato amministrativo), anche giuridicamente legittimo.
Per questo motivo, chi leva le voci “mancheranno i fondi”, “le università diverranno patrimonio dei privati” etc., finchè non esplicita la sottostante argomentazione giuridica, resta sospeso nel limbo economicistico di chi contesta un taglio alla spesa con argomenti relativi alla spesa stessa.
Ma volete davvero farne una questione da abaco?
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