[LABOURACOULTURA] Fascisti immaginari e sfascisti in carne e ossa
lunedì 6 ottobre 2008 | Scritto da Redazione - 3.438 letture |
di Antonello Cresti
“Fascisti immaginari” è il titolo di un libro che a lungo ha attirato le attenzioni di vasti settori della stampa vacanziera italiana. Il perché non è difficile comprenderlo… Una società che da decenni si trastulla coi “come eravamo” della sinistra più o meno estrema è adesso pronta a sorbirsi anche le tardive e soporifere rimostranze della destra postfascista.
Si, perché il libro in questione, una sorta di enciclopedia di riferimento del mondo destro, è certo scorrevole e qua e là divertente, ma fallisce miseramente in quelli che riteniamo essere i suoi obiettivi.
Portando avanti una operazione quantomeno avventata, si riesce infatti nell’impresa di assimilare qualunque cosa non sia strettamente etichettabile come “comunista” o “marxista”, e gli effetti sono spesso ridicoli…
Vantare nel proprio quadro di riferimento il Bagaglino, i film di Vanzina e i fumetti erotici, forse, oltre che una mistificazione, è un clamoroso autogol che giustifica totalmente la mitica preponderanza della intellettualità marxista in Italia.
Per il resto gli unico nomi davvero degni di considerazione (Gaber, De Andrè, Battiato, Bene…) , nemmeno col più acrobatico degli equilibrismi potrebbero essere associati ad una qualunque delle destre esistenti e d’altra parte ci incuriosisce l’imbarazzato silenzio su nomi che di quella parte si sono detti (Evola in primis). Riguardo agli altri usuali ed abusati nomi (Pound, Cèline etc…) ci limitiamo a dire che se costoro fossero vivi, getterebbero certe letture nel fuoco, assieme alla parte politica che le ha ispirate.
Tra i fascisti presunti ce n’è uno che turba le notti della sinistra bigotta, sorda e perbenista…Sto parlando di Alain de Benoist. Conoscendo ed apprezzando il tortuoso, inquieto e sincero itinerario intellettuale di questo pensatore, da tempo ci rammarichiamo che tante intuizioni siano da un lato screditate da una “sinistra” che non legge le sue tesi, dall’altro acriticamente accettate (e MAI realmente lette) da una destra semplicemente inqualificabile.
E’ dunque con grande piacere che accogliamo due saggi che di de Benoist trattano e che sono stati scritti da due autori la cui provenienza di sinistra non può certo essere messa in dubbio.
“Sulla Nuova Destra” di Taguieff, politologo francese, noto per i suoi studi sul fenomeno razzista, dimostra come si possa trattare sine ira ac studio un fenomeno complesso come quello incarnato dall’intellettuale francese. Riprendendo la bella introduzione di Danilo Zolo, apprezzato studioso di diritto, pacifista e collaboratore de “Il Manifesto”, ci pare assurdo e controproducente non voler confrontarsi fertilmente con un pensiero che oramai da svariati decenni ha molto da offrire e che una volta per tutte deve essere sottratto ai “fascisti immaginari” e inserito, assieme a Latouche, Goldsmith, Chomsky e pochi altri, nell’asfittico pantheon di riferimento del “movimento dei movimenti”.
Siamo molto lieti che anche uno studioso di Marx di caratura cristallina, come Costanzo Preve, si occupi con tanta considerazione di de Benoist. Purtroppo spesso le buone intenzioni cozzano con la realtà e pur condividendo in toto la prospettiva, le argomentazioni, ed anche gli spunti polemici di Preve, non possiamo non rilevare due grosse leggerezze che l’autore ha compiuto.
Il libro “Il paradosso de Benoist” esce infatti per le edizioni Settimo Sigillo, che di destra si professano…
Anche se è lungi da noi l’intenzione di censurare qualsiasi voce, ci chiediamo che senso abbia pubblicare presso tale uditorio un testo in cui si parla di de Benoist come del pensatore più a sinistra che possa esservi, in cui si sostengono con forza le cause del pacifismo e dell’antirazzismo, in cui si tenta un interessante dialogo col pensiero marxiano. Non sarebbe stato meglio lottare per vedere le proprie idee diffuse da una qualunque casa editrice di sinistra?
Ed inoltre, ci sarebbe piaciuto assistere ad una critica più in profondità del pensiero debenoistiano che non si estinguesse nei, pur brillanti e condivisibili assunti di cui sopra.
Qualsiasi picconata al muro di ipocrisia e conformismo è da noi, sempre e comunque, benedetta!
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