[n.20] Labouratorio e i Compagni di Scuola
mercoledì 30 aprile 2008 | Scritto da Tommaso Ciuffoletti - 2.531 letture |
Per i compagni di scuola le lezioni sono concluse. Dopo la full-immersion del corso primaverile 2008 crediamo sia giunta l’ora di raccogliere i panierini ed intraprendere la via della vita … quella privata.
I compagni di scuola, riprendendo la formula brillante coniata da Andrea Romano, sono quegli uomini e donne che hanno formato la principale classe dirigente della sinistra italiana degli ultimi disastrosi 20 anni. Una generazione di dirigenti che son passati attraverso gli ultimi sussulti del Pci, hanno assecondato il delirio politico di Mani Pulite senza capire che lì veniva violentata la sinistra italiana, son sopravvissuti al disastro della gioiosa macchina da guerra di Occhetto, han tolto una P per diventare Ds, fino a tentare il salto mortale del Partito Democratico. Il tutto senza mai riuscire ad essere altro che ex-comunisti e vivendo la gran parte della propria parabola politica in un paese che a tutte le elezioni politiche (anche quelle che han portato Prodi al governo nel ’96 e nel 2006) ha preferito votare a destra che a sinistra. Oggi, quella parabola si avvia alla conclusione.
Massimo D’Alema, Livia Turco, Fabio Mussi, Antonio Bassolino, Claudio Petruccioli e Piero Fassino, entrati nella segretaria nazionale del Pci nel 1987, hanno, attraverso percorsi diversi ed in modi diversi, preso la via dell’uscio, come si dice a Firenze. Adesso pare che la campanella sia suonata anche per Walter Veltroni.
Chi scrive non se ne dispiacerà troppo. “Raramente quella generazione ha accettato di non avere nulla da dire, dopo lo stravolgimento delle coordinate che ne avevano accompagnato la formazione e l’ascesa. Così come non ha mai accettato di passare la mano dopo le sconfitte, di misurarsi con l’elaborazione profonda delle ragioni soggettive e politiche di quei rovesci, scegliendo invece la strada più sbrigativa delle molte abiure e delle nuove verginità”. Mai ripensata in termini collettivi e politici la propria storia e quella dell’esperienza politica del Pci, mai affrontato realmente il nodo del confronto con l’eredità di Craxi e dell’ultima esperienza innovativa della sinistra italiana, mai avuto l’ardire di rischiare fino in fondo (e chissà che non sia stato forse Occhetto il più temerario).
Non potevano più dirsi comunisti, ancor meno potevano e volevano essere socialisti in Italia. Hanno così camminato per anni sul filo del non essere politico. Troppo impegnati a mantenersi in equilibrio per capire che era necessario saltare anche a costo di farsi male; perché sotto di loro, intanto, crollava il pavimento dell’Italia berlusconiana. Ogni passo fatto su quel maledetto filo del non essere è stata un’occasione persa per provare a rimettere i piedi a terra. Il salto mortale del PD è arrivato tardi ed è stato fatto pure male. Ma poco cambia, perché intanto il paese si è mosso sotto di loro ed oggi ci consegna un centrodestra mai così vicino a cristallizzare un blocco di consenso vincente per lunghi anni (leggere l’ultimo libro di Tremonti per approfondire).
Qualcuno potrà vederla come una vendetta della storia, ma la storia non è giusta, è solo spietata. E la più grande spietatezza sarebbe se oggi, qualcuno di quei compagni, avesse intenzione di non lasciare definitivamente la scuola, attardandosi ancora tra i corridoi della sconfitta. Siamo sinceri, non avrebbe senso riprovare. Non ci sono più esami di settembre.
Sommario del n. 20
- [n.20] Labouratorio e i Compagni di Scuola
- [PS] Problemi scottanti (foglie di fico, Cavriago, Lenin e il pianeta Papalla)
- [PS] Tutti a Congresso, ma per fare che?
- [Chianciano Pannelliano] Marco è uno stronzo e Chianciano è una stronzata … ma io ci vado
- [Chianciano Pannelliano] Non ci vado ma faccio il tifo
- [Uniti nella sconfitta] E a Sinistra giovanilmente vorrei …
Labouratorio: Numero 20
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