[Labourascooop] Così Berlusconi prepara la fuga
domenica 23 gennaio 2011 | Scritto da Nicolò Cavalli - 1.448 letture |
Avevamo deciso di tenercelo per noi, ma i non detti ci piacciono persino meno degli sciacalli.
La nostra storia inizia dunque con due frasette buttate là, quasi per caso. Frammenti di un puzzle.
La Repubblica (22/01/2010) attribuisce a Berlusconi la frase “Se vinco, vado avanti fino al 2020. Altrimenti ho tante ville… “. La Stampa (21/01/2010), intervista a Rino Formica, che afferma: “…Ora il sistema dovrebbe chiudere la stagione con una fuoriuscita dolce: Mediaset non si tocca, i beni non si toccano e lui se ne va ad Antigua.”
Che Berlusconi potesse ritirarsi ad Antigua è una voce che circola tra gli addetti ai lavori da molto tempo, da ben prima che Report svelasse l’esistenza di un bonifico di 3 milioni e 367mila euro partito da un conto intestato a Berlusconi verso la Flat Point Development Ltd, per l’acquisto di una serie di sontuose ville in quella che, dagli abitanti di Antigua, è già chiamata “The President Bay”.
Voci, solo voci. Allora Labouratorio ha attivato i suoi contatti, nazionali e internazionali, per chiedere conferme. Le risposte sono state così scottanti che siamo costretti ad affermare, sin da ora, che le nostre fonti sono talmente segrete, che potrebbero persino non esistere. Questa storia si divide in due capitoli: la guerra e la fuga.
La Guerra
Silvio è pronto alla guerra.
Nel momento peggiore, ossia quello di maggiore debolezza della sua leadership, lungo tutto l’arco di questi 17 anni in cui la sua personalità ha abbacinato, sedotto, avvinto gli italiani.
Il colpo grosso della magistratura milanese ha innanzitutto avuto l’effetto politico di bloccare la campagna acquisti del “Gruppo dei Responsabili”: i numeri della maggioranza rimangono dunque risicati, tanto che Berlusconi potrebbe non riuscire a far trasferire, per via parlamentare, il procedimento al Tribunale dei Ministri, nel caso in cui saranno avallate le motivazioni portate dagli inquirenti milanesi a giustificazione della propria competenza sulle indagini.
Politicamente sostenibile oppure no, lo scontro è in questo momento l’unica opzione a disposizione del Presidente del Consiglio. Per questo, mentre tenterà di temporeggiare e togliere le inchieste dalle mani dei magistrati milanesi, allo stesso tempo Berlusconi tenterà di nullificarne i poteri tramite azione legislativa, non più solo in difesa – con scudi o legittimi impedimenti – ma anzi positivamente, intervenendo direttamente sul rapporto tra il potere esecutivo e quello giudiziario, vero vulnus costituzionale di questa Seconda Repubblica italiana.
Per essere effettivo, il disegno del Cav richiede il controllo della magistratura inquirente da parte del Ministero della Giustizia, la riduzione drastica dei poteri di indagine, la restaurazione di un forte impianto di immunità parlamentare, il riconoscimento della responsabilità in sede civile dei magistrati, persino l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale e il controllo formale delle notizie che passano dai mezzi di informazione: il PDL ha già messo le mani sulla Rai, ma è sconvolto dall’atteggiamento che i cosiddetti poteri forti stanno, tramite le colonne del Corsera, tenendo in questo vicenda.
Si tratta – è bene dirlo – di misure già presenti in altre nazioni e persino nel dibattito nostrano, ma, questa volta, inserite in un contesto che rende il disegno berlusconiano non solo potenzialmente, ma costitutivamente eversivo: se Berlusconi riuscirà a raggiungere i propri obiettivi, allora nessuno riuscirà più a toglierli quello a cui ambisce: assoluto potere politico, potere economico, potere sui mezzi d’informazione, Presidenza della Repubblica.
Silvio ha reagito in maniera forte, innanzitutto per mascherare una debolezza, e non solo politico-numerica. I magistrati, questa volta, sembrano essersi comportati in punta di fioretto, tentando di minimizzare il rischio di incorrere in contestazioni procedurali, soprattutto in termini di utilizzo delle intercettazioni. E hanno in mano un impianto accusatorio formidabile, che, se pure dovrà comunque essere accertato in giudizio, appare molto più forte di quanto gli scherani della maggioranza tentino di far credere in televisione.
La priorità di Silvio Berlusconi è una sola: sottrarsi al pool milanese. L’incubo ben chiaro: trovarsi in tribunale, di fronte alla requisitoria di Ilda Boccassini e il sentore di una condanna in arrivo. Nelle ipotesi vagliate da Berlusconi e dai suoi consiglieri, l’idea che ciò possa accadere non viene nemmeno presa in considerazione.
Questa volontà si deve però scontrare con la realtà dei fatti, la possibilità che la guerra venga persa e che la magistratura riesca a far approvare il suo operato nelle sedi competenti, senza che l’intervento politico possa imporsi sulle prerogative dei magistrati inquirenti; magari proprio perché la spinta verso l’apertura di una nuova fase, all’interno dei partiti di governo, sarà divenuta preponderante.
Il piano B, per ora, è tenuto ben chiuso nei cassetti più nascosti, e si preferisce agire tramite i canali istituzionali: c’è anzi fiducia nelle possibilità di calmare le acque costituendo il Tribunale dei Ministri per giudicare il reato di concussione, e una volta che l’incartamento riguardante l’accusa di prostituzione minorile sarà passato a Monza. Ma, nel frattempo, come ulteriore offensiva, la Procura milanese richiede il giudizio immediato dell’imputato. Le cose potrebbero, dunque, velocemente degenerare e, per questo motivo, quei cassetti potrebbero essere aperti, e il piano B concretizzarsi.
Ecco di cosa si tratta.
La Fuga
Berlusconi, senza dimettersi dalla propria carica (importante sottolinearlo), e quindi godendo sino all’ultimo delle proprie prerogative istituzionali, salirebbe, con un piccolo manipolo di fedelissimi, su di un volo transatlantico con destinazione Antigua e Barbuda.
La classe dirigente di questa piccolissima isola indipendente, è a lui legata da un notevole debito di riconoscenza, visto il previdente, laborioso e riuscito prodigarsi, da parte del nostro Presidente del Consiglio, con i capi di stato occidentali, allo scopo di cancellare il debito accumulato dalla nazione centro-americana.
Si tratta di un paradiso naturale, che Berlusconi ha scelto per il proprio esilio. O latitanza. E’ una scelta di per sé diabolica e perfetta: Antigua è nella black list dei paesi a regime fiscale privilegiato (un paradiso fiscale oltre che naturale, insomma), il che darebbe a Silvio B la possibilità di trasferire parte delle sue ricchezze liquide nel paese, senza peraltro mettere in difficoltà le proprie società, dalle quali si è già da tempo formalmente distaccato.
Antigua, inoltre, non ha mai firmato alcun trattato di estradizione con l’Italia, né sono previsti negoziati bilaterali a breve termine. Là, Berlusconi godrebbe del rapporto privilegiato con i politici locali, costruito nel tempo e con pazienza, sottraendosi alla giustizia italiana: quando si dice, la tragedia che si ripete, ma in farsa.
La fuga potrebbe anche assumere i tratti di una grande pacificazione nazionale, come suggerito da Formica. In cambio dell’immunità per Berlusconi e per le sue attività economiche, il mondo politico potrebbe chiedere al Presidente di farsi da parte, di abbandonare il Paese e di aprire la Terza Repubblica. Non esiste tuttavia, allo stato attuale, nessuna forza politica in grado di garantire che la magistratura accetterà di sottostare a questo patto, rendendo dunque questa ipotesi piuttosto inverosimile.
Una volta che Berlusconi sarà atterrato ad Antigua, si entrerebbe, in Italia, in una crisi politica al buio e in contumacia. La nuova fase, tuttavia, sarebbe dominata dagli stessi volti dei tristi epigoni di Berlusconi che, durante tutta questa Seconda Repubblica, si sono rimesso ad una minorità non solo elettorale e politica, ma persino culturale, rispetto allo strapotere del Cav. L’unica forza che, in questo quadro, risulterebbe vincente e potentissima sarebbe, ancora una volta, quella della magistratura, sotto la cui cappa la Terza Repubblica, proprio come la seconda, si costituirebbe.
Difficilmente un quadro politico di questo genere riuscirà a trovare quel colpo di reni, necessario per uscire dal pantano non solo istituzionale, ma anche sociale ed economico, in cui la mediocrità dell’attuale classe dirigente ci ha condotti. Con o senza Berlusconi.
Nicolò Cavalli_23 anni, molti dei quali passati ad Antigua.
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