[Generazioni che si incontrano] L’Italia alle prese con la democrazia
giovedì 14 aprile 2011 | Scritto da Giorgio Giannelli - 1.429 letture |
Labouratorio non ha età. E’ patrimonio degli spiriti liberi e inquieti, dovunque essi siano. Giorgio Giannelli, classe 1926, è sicuramente uno di loro. Espulso dal liceo classico “per avere spernacchiato un professore”, partigiano, cronista parlamentare, scrittore, le riflessioni che pubblica su Facebook sono dirette, sintetiche, eppure dense di spunti sempre originali. Osservatore attento del mondo che cambia, è diventato un punto di riferimento per un nugolo di Labouranti, che hanno trovato nella sua pagina online un luogo fresco e vivo. Situazionista a modo suo. Non potevamo lasciarcelo scappare. Da oggi, la sua rubrica ci accompagnerà lungo la strada che, con fatica, stiamo tentando di costruire.
Ho accettato questa collaborazione con un gruppo di giovani sentendo in me un senso di sollievo e di freschezza, perchè confrontarci tra persone pensanti è già di per se un elemento che attrae chi ha a cuore le sorti della comunità, ma poter colloquiare con gente notevolmente più giovane ti da comunque un senso di benessere. E’ il segno positivo del passaggio del testimone. La mia generazione ha ricevuto le consegne da tempi certamente più difficili, se non altro per l’arretratezza del sistema informativo. I nostri padri si sono dovuti sorbettare una unità nazionale voluta da una minoranza di privilegiati che li ha immediatamente portati alla scontro sato-chiesa (due elementi di per se stessi oppressivi) che hanno condotto la classe governativa a posizioni di incertezza, soprattutto in polica estera, posizionando l’Italia tra le nazioni ondivaghe d’Europa, capaci di cambiare alleanze strategiche dalla mattimna alla sera. Da qui alla siagurata e terribile guerra mondiale il passo fu breve.
La prima guerra mondiale mise in tutta la sua evidenza la grandezza del partito socialista italiano, unico in Italia e nel mondo a rimanere neutralista e contro l’inutile strage. Leggetelo sul recente libro di Amedeo La Mattina (edizioni Einaudi) dal titolo Non sono mai stata tranquilla, laddove Angelica Balabanoff fu la protagonista di questo periodo magico. Putroppo questo atteggiamento eroico, causò l’avvento del fascismo e di Mussolini, sovvenzionati dai poteri forti e dalle centrali reazionarie e militariste europee. E furono venti anni di governi autoritari che, se pur tentarono di riformare il vecchio stato post risorgimentale, condussero a pazzesche e sanguinose guerre che distrussero tutto il potenziale ecnonomico italiano. Io sono stato partigiano e ho rischiato di morire davanti ai tedeschi armati e devastanti. Ma non oserei mai dire che fu la Resistenza italiana (o anche europea) ad abbattere il fascismo, che cadde solo per propria volontà e perchè ormai la monarchia aveva capito che la guerra fosse perduta. La liberazione avvenne solo per l’intervento armato delle forze anglo-americane che, risalendo la Penisola, instaurarono la cosiddetta “democrazia”.
E qui si arriva al punto. Anche a noi italiani la democrazia è stata imposta con le armi. Prima non ne sapevamo nulla e, quando qualcuno come Matteotti provò a denunciare questo problema, venne regolarmente assassinato nel 1924. Nel 1945 gli anglo-amercani ci hanno dato una democrazia di cui non conoscevamo l’esistenza. Gli italiani erano diventati 90 milioni: 45 milioni di fascisti e 45 milioni di antifascisti. Per di più c’era un problemino: 45 milioni di comunisti e 45 milioni di democristiani. Per fortuna vinsero i democristiani (con il contributo di Saragat e di Pacciardi, La Malfa e Riccardo Lombardi erano ancora nel partito d’azione) ma quando si dove’ scrivere la Costituzione (nonostante il PSI fosse più forte di oltre un milione di voti dei comunisti) De Gasperi e Togliatti cominciarono a farsi l’occhiolino. L’uno aveva paura dell’altro e così fecero della Costituzione della Repubblica il testo per un compromesso storico che dura tuttora. Chi va al governo non governa, il Presidente della Repubblica non è eletto dal popolo, sovrano su tutti è il parlamento, covo di superprivilegiati che entrano dai portoni principali solo se proposti dai partiti. Ecco, questo è il concetto di democrazia che ci siamo fatti in Italia.
Giorgio Giannelli, nato nel 1926, è il più giovane di tutti i Labouranti.
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