[L’inizio di…Liberatorio] La battaglia che non farà lo studente burocrate
mercoledì 9 novembre 2011 | Scritto da Tommaso Ciuffoletti - 1.137 letture |
Si inaugura cosi la rubrica Liberatorio, dove quel “destro” del nostro fondatore possa esprimere le proprie opinioni fuorilinea, ma sempre accattivanti e positivamente provocatorie.
“Cari Presidi, scriviamo da una terra lontana, parole che forse non siete più in grado di capire”. Così inizia la risposta del Collettivo degli studenti delle scuole superiori di Pontedera alla lettera che i presidi di varie scuole toscane avevano indirizzato ai ragazzi per dire loro che la scuola pubblica non si difende con le occupazioni. Più che una risposta pare piuttosto un pessimo comunicato sindacale, scritto da burocrati del piagnisteo con piglio che in certi tratti si gonfia addirittura di vaga prepotenza.
“Voi dove eravate – chiedono gli studenti ai presidi – quando la cultura, che – ovviamente – noi difendiamo era calpestata, derisa, ridicolizzata da grandi fratelli e idiozie televisive, quando l’informazione si faceva sempre di più disinformazione di regime?”. “Forse – concludono in un climax privo di logica e di misura – eravate a dire che la legge è legge, che va applicata! Probabilmente dissero così anche i Presidi quando nel 1938 furono emanate le leggi razziali”.
Se è stato scritto da studenti delle scuole superiori vale almeno l’attenuante che in genere quella è l’età di chi crede d’aver capito tutto del mondo e invece non ha capito un bel nulla. Ci siamo passati tutti. Ed ormai quello delle occupazioni autunnali delle scuole superiori è un rito che si ripete con noiosa precisione, più puntuale di una fungatura in ottobre; ed ogni volta porta con sé tutta una serie codificata di slogan, che poi sono sempre i soliti con la variazione del numero dell’articolo di legge da citare per far credere che si sa di cosa si parla.
Da molti anni ormai, ogni autunno la scuola italiana dedica una settimana del proprio calendario allo svago protestatario di migliaia di adolescenti. Cosa di per sé innocua, salvo i danni agli istituti, e per certi versi anche formativa, non fosse proprio per il vacuo piagnisteo che accompagna tale rito. Tanto che verrebbe da proporre un patto agli studenti: occupate pure, ma almeno risparmiateci il dover leggere frasi come quelle di cui sopra.
Una cosa però, i ragazzi l’azzeccano, quando scrivono: “La Vostra generazione ci consegna un paese sull’orlo di un abisso economico, pieno di privilegi e di marciume”. Vero, verissimo. Ma in tutto questo voi, gli studenti, dove eravate? Nelle solite piazze, con la solita bocca piena di slogan di altri, non a difendere il vostro futuro, che altrimenti qualcosa forse l’avreste ottenuto, ma a farvi avanguardia non già del cambiamento, ma della conservazione del marciume.
E c’è da credere che anche quest’anno avremo occupazioni e manifestazioni che i media ci racconteranno colorate e festose. Partecipate molto più di iniziative come quella che il 6 ottobre i Radicali porteranno avanti contro i contributi silenti di fronte alle sedi, anche quella fiorentina, dell’Inps. L’ente presieduto da quell’Antonio Mastrapasqua che troppo ottimisticamente ha dichiarato che “se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”. Ottimista nel credere che questo sia un paese in cui esistano giovani disposti a lottare per i propri diritti. Silenti, infatti, non sono i contributi sottratti a lavoratori con la promessa bugiarda che un domani avranno una pensione che invece non ci sarà. Silenti sono quei ragazzi che preferiscono ripetere da vent’anni i soliti noiosi slogan del proprio vacuo piagnisteo.
Tommaso Ciuffoletti, 32 anni, non ha bisogno di presentazioni. Non qui almeno.
«Cari Presidi, colpa vostra se l’Italia è un paese per escort»
«Cari Presidi scriviamo da una terra lontana, parole che forse non siete più in grado di capire. Siamo gli studenti del collettivo delle scuole superiori di Pontedera, cinque scuole superiori, quasi cinquemila alunni. Insieme, in questo collettivo, dopo un anno di proteste condivise, dopo nove giorni di occupazione condotti senza far danni, facendo proposte, incontrando esperti, assessori, senatori, gruppi musicali. Siamo ancora insieme dopo una fiaccolata per festeggiare insieme l’Unità d’Italia e ancora insieme dopo un concerto di fine anno in difesa della scuola pubblica. Insieme, noi studenti, qualche professore, qualche genitore, qualche operaio della Piaggio, qualche amministratore e poco altro. Insieme a discutere, a fare politica, a impegnarci come in una fortezza, ultimo baluardo prima della deriva, ultimo baluardo che crede ancora nella scuola pubblica che difende ancora la cultura e la bellezza, quella vera, quella che ci guida per il domani e non quella inutile e triste di una escort».
«Ultimo baluardo di un paese alla deriva che non crede più nella solidarietà ma che diventa ogni giorno più solo e più cattivo. Noi siamo qui. Ancora a ritrovarci, ancora a guardarci negli occhi ancora a parlare, ancora. E voi? Voi dove eravate quando a poco a poco la scuola, e con essa il futuro di un intero paese, veniva scippata, derubata, quando a poco a poco tagliavano i bilanci, le ore, i professori, i banchi, la carta, le iniziative? Voi dove eravate mentre a poco a poco aumentavano le spese militari, le spese per la politica, le spese per le scuole private, per i privilegi, per le caste? Voi dove eravate quando si precarizzava il lavoro nel nome del libero mercato e della concorrenza, quando i vostri diplomati non sapevano dove sbattere la testa per trovare un lavoro? Voi dove eravate quando la cultura, che noi difendiamo era calpestata, derisa, ridicolizzata da grandi fratelli e idiozie televisive, quando l’informazione si faceva sempre di più disinformazione di regime? Forse dietro scrivanie ad applicare circolari contraddittorie e inapplicabili, contrarie al buon senso, contrarie a chi vuol difendere il diritto di una scuola pubblica di tutti e per tutti. Forse a dire che la legge è legge, che va applicata! Probabilmente dissero così anche i Presidi quando nel 1938 furono emanate le leggi razziali, forse dissero così, sicuramente dissero così».
«La Vostra generazione ci consegna un paese sull’orlo di un abisso economico, pieno di privilegi e di marciume, una mignottocrazia dove la cultura, quella che noi vogliamo difendere, ha meno valore di un calciatore panchinaro del Frosinone o di una velina semiscoperta di un programma in tarda serata. Ci dispiace ma non accettiamo le Vostre lezioni su come protestare, se Voi aveste saputo farlo a quest’ora non saremmo qui, a quest’ora avremmo un altro tipo di scuola. Ci dispiace ma la Vostra lotta, se lotta c’è stata, è fallita, le Vostre parole ormai sono vuote, forse inutili, smentite dai fatti, rinnegate dalla storia. Forse occuperemo, forse metteremo in atto altre forme di protesta o forse non faremo niente, ma non saranno le Vostre parole a dirci come fare. Incontriamoci, guardiamoci negli occhi, perché così bisogna fare, costruiamo insieme, senza ruoli. Ma niente lezioni e niente moralismi, per favore, la scuola non ne ha bisogno».
Collettivo scuole superiori di Pontedera
03 ottobre 2011
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