[Si vota!] Se fermare il referendum non basta più.
lunedì 16 maggio 2011 | Scritto da Michele Morrocchi - 839 letture |
Potrebbe essere tutto inutile. Inutile aver buttato a mare tutte le parole spese sul nucleare, quelle sui servizi pubblici locali e sull’acqua, tutto inutile, per il centrodestra potrebbero bastare le amministrative di maggio a mettere in moto la caduta.
Quello che temono il cavaliere e i suoi fedelissimi non è più infatti il raggiungimento del fatidico quorum ai referendum come qualche mese fa, ma il tonfo della Moratti a Milano o un risultato non proprio stratosferico nella reconquista di Napoli.
In questi mesi infatti i dati che settimanalmente vengono depositati dagli isituti di rilevamento sulla scrivania di B. hanno mostrato come il tema delle amministrative diventasse ben più preoccupante per il futuro del governo che la successiva tornata referendaria, probabilmente depotenziata dalla moratoria sul nucleare che ha, di fatto, tolto qualsiasi appeal ad un istituto già di per sé non amato dagli italiani.
In questo la continuità del governo di centrodestra con la prima repubblica è totale, come nota giustamente un esperto di referendum come Marco Pannella , che ricorda le legislature interrotte apposta per evitare le urne referendarie.
In questo caso la strategia per vanificare il referendum, in particolare quello tutto politico del legittimo impedimento, è stata più sottile ed articolata. Si è iniziato (e proseguito) sul tema dell’informazione, con la (non) adozione del regolamento da parte della commissione parlamentare di vigilanza RAI che ha consentito a Viale Mazzini di accampare questa scusa per non parlare di referendum in alcun modo, come se la stessa RAI non fosse tenuta a rispettare la par condicio sempre e comunque.
Però, dopo il terremoto e l’incidente nucleare di Fukushima, il referendum sul nucleare rischiava di raggiungere il quorum, trascinandosi così gli altri tre. Ed ecco allora un dietrofront del governo in piena regola con la moratoria che di fatto sancisce, a breve, la fine del programma nucleare italiano (programma già di per sé piuttosto monco e scarsamente finanziato e ideato sinora).
Che la posta fosse tutt’altra lo dimostra il fatto che i promotori dello stesso referendum invece di gioire perché il nucleare non si fa più, si sono decisamente infuriati del fatto che il quorum sul legittimo impedimento rischiasse seriamente di non essere raggiunto.
Siccome però c’era il rischio che il tema dell’acqua fosse anch’esso determinante per l’esito dei referendum la maggioranza ha presentato in tutta fretta un provvedimento urgente per depotenziare lo stesso quesito. Un provvedimento che ha una vita piuttosto altalenante nei lavori parlamentari a seconda del fatto che i sondaggi indichino o meno un avvicinarsi alla soglia del quorum dei votanti.
Però, dicevamo, tutto questo potrebbe non servire a niente, se le prossime amministrative vedessero risultati non proprio eccellenti del Pdl. I segnali della resa dei conti ci sono tutti e almeno uno degli schieramenti è uscito allo scoperto. Bossi e Tremonti hanno infatti tenuto insieme un comizio nella rossa Bologna di sostegno al candidato sindaco leghista nel capoluogo emiliano. Un asse di ferro di cui tutti parlavano che si è reso manifesto sulle note di Fratelli d’Italia e Va Pensiero e che turba i sonni del cavaliere che sa che il peso dei due non è nemmeno paragonabile a quello di Fini e dei suoi.
A ben poco serviranno i contractors dei responsabili e degli altri gruppuscoli raggruppabili nel flaianesco motto “tengo famiglia” che da dicembre fanno da stampella al governo e sono stati recentemente premiati da un primo rimpastino di sottosegretari; se la lega uscirà forte dalle amministrative mentre il PdL pagherà l’inattività di governo, la mancanza di lucidità del suo leader e le fibrillazioni interne, lo scenario sarà completamente diverso.
Qualcuno sussurra che potrebbe bastare che donna Letizia arrivi al ballottaggio così come Lettieri a Napoli perché si apra una corposa verifica di governo o una tensione di cui quella (vergognosa visto il tema) vista sull’intervento in Libia non era che un assaggio.
Tuttavia chi spera nella caduta rapida e veloce di Berlusconi e del suo governo rischia di rimanere deluso, il duo Bossi Tremonti, non è uso alle mosse repentine, il primo strilla ma poi si siede sempre al tavolo a trattare, l’altro tiene per il portafoglio l’esecutivo e allenta il cordone della borsa come un nodo da forca. Possiamo infatti prevedere che il duo se deciderà di dire addio a Silvio, tratterà con lui la sua uscita di scena, magari promuovendolo al Qurinale, dettando i tempi della fine della legislatura e garantendosi carta bianca nei confronti dei (pochi) nemici interni e dei possibili successori Alfano e Formigoni.
E tutto questo mentre Casini e il terzo polo, come Bersani e quel che resta della sinistra, rischiano concretamente di non giocare alcun ruolo persi tra alchimie e grandi alleanze.
Michele Morrocchi
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