[Labouratorio intervista Marco Perduca] “Da oltre 40 anni la nostra politica estera è letteralmente dettata dall’ENI”
martedì 1 marzo 2011 | Scritto da Nik Calabro - 1.174 letture |
Labouratorio torna a intervistare Marco Perduca sulla crisi libica dopo la precedente intervista sulla Tunisia. Lo fa per due motivi. Il primo e’ che i Radicali sono stati l’unica forza politica presente in parlamento ad avversare l’approvazione del Trattato di Amicizia italo-libico. La seconda ragione e’ che abbiamo ritenuto utile chiedere l’opinione di rappresentanti di vari partiti dell’opposizione per capire le loro idee su una questione tanto rilevante per gli interessi nazionali.
Marco Perduca e’ un senatore di Radicali Italiani. Beh, in verita’ e’ molto piu’ che questo. Dall’estate del 1996 rappresenta il Nonviolent Radical Party all’Onu ed ha partecipato alla campagna No Peace Without Justice (NPWJ) per la creazione della Corte penale internazionale oltre che a alle iniziative ancora in corso di Nessuno Tocchi Caino (www.nessunotocchicaino.it).
0) Labouratorio ha prodotto una serie di proposte sulla risoluzione della crisi libica , puo’ darci un suo parere in merito?
Fosse stata una risoluzione parlamentare l’avrei sottoscritta e votata, anche perché è quello che anche Emma Bonino chiede da giorni. Non mi pare per niente velleitaria, anzi!
1)Tunisia, Egitto e adesso Libia…Torniamo a intervistarla per la seconda volta in poco più di un mese, sull’infuocata situazione del Nord Africa. Fin dove puo’ arrivare questa ondata rivoluzionaria? Quanto era prevedibile quello che e’ accaduto?
Allora io non credo che si tratti di rivoluzione, per come la si intende in termini politici, e magari pure tecnici, ma di rivolte. Anni di restrizioni, angherie, soprusi, ruberie IMPUNITE alla fine passano il limite anche per gli inerti che decidono di non esser più inermi. E’ in questo quadro che quindi forse andrebbe letto ciò che avviene dal Marocco alla Corea del nord, dove pare che a metà febbraio vi siano state delle manifestazioni di piazza. Più che un vero e proprio effetto domino stiamo vivendo un effetto emulazione dove il coraggio di scendere in piazza è dato dal fatto che la televisione satelittare e internet faranno arrivare pressoché immediatamente il messaggio a tutte le capitali del mondo. Dopo anni che si predicava e magnificava il potere della Rete come strumento di mobilitazione forse ci siamo arrivati…
2)Anche in Libia si tratta di una rivolta consapevole per la liberta’ e la democrazia o siamo di fronte ad una terribile e cruenta resa di conti fra Clan rivali?
Ripeto i motivi son vari e magari non squisitamente politici, di certo è che al momento tutto ciò che si rivolta contro il despota viene qualificato come promozione della libertà e della democrazia da coloro i quali sono in piazza. Fino a ieri erano i think tank transatlantici che se ne riempivano la bocca e intasavano la blogsfera, oggi sono le piazze a riempirsi. Un bel salto in avanti.
3) Le sembra che nel corso delle rivolte le democrazie occidentali abbiano avuto una posizione attendista? Quanto bisognera’ attendere per una politica mediterranea chiara e strategica dell’Unione Europea?
Attendista? Hanno mantenuto la solita linea della non ingerenza e solo perché i regimi contro i quali son scesi a manifestare milioni di persone nelle scorse settimane son da sempre stati eletti a partner ideali per il mantenimento della stabilità nel mediterraneo. Francia e Italia in primis, ma anche Regno unito e magari pure la Spagna, anche se lo volessero, non mi pare che lo abbiano voluto, non sarebbero state nella posizione di poter scagliare la prima pietra contro Ben Ali, Mubarak, Gheddafi e tutti gli altri che prima o poi dovranno subire le manifestazioni di piazza. Per devolvere alla burocrazia anti-politica l’Unione europea aveva addirittura creato l’Unione per il Mediterraneo a Barcellona, chi l’ha vista?
4)Quanto è reale il pericolo del Fondamentalismo Islamico in Libia e piu’ in generale nelle varie rivoluzioni in atto?
Il rischio maggiore che vedo è quello di continuare a sventolare lo spauracchio del fondamentalismo per giustificare la cautela colla quale si stanno prendendo posizioni contro regimi sanguinari come quelli di Gheddafi – il quale giovedì 24 febbraio ha colto la palla al balzo per imputare a Bin Laden l’organizzazione delle sommosse. Indubbiamente infiltrazioni estremistiche ci sono dappertutto, ma non le chiamerei islamiche, si tratta di decine di gruppi che vanno dai predoni del deserto alle narco-mafie a rimasugli di gruppi mercenari a chi capisce che in un momento di mancanza di controllo si possono comunque fare soldi, magari pochi e maledetti, ma sicuramente subito.
5)Trattato di Amicizia Italia-Libia. In occasione della sua ratifica, i parlamentari radicali hanno fatto, in perfetta solitudine, un ammirevole ostruzionismo in parlamento. In quella stessa votazione molti membri del Pd, che oggi condannano Gheddafi, hanno invece votato a favore. Troppa Realpolitik da parte del principale partito di opposizione? Puo’ l’Italia prescindere da un forte rapporto economico col vicino libico?
Terrei separato il PD in quanto tale da Massimo D’Alema, il vero e proprio artefice della posizione acriticamente favorevole del suo partito al Trattato. Se è vero che l’architetto dell’accordo è Lamberto Dini, è altrettanto vero che D’Alema fu il primo ad accorrere sotto la tenda a Tripoli per recuperare le relazioni con quel regime. D’Alema in questi giorni minimizza dicendo che voleva recuperare i rapporti colla Libia, ma non credo occorre ricordare che in una dittatura il popolo e i suoi interessi non esistono, mentre invece la fa da padrone assoluto il capo dei capi. Da oltre 40 anni la politica estera è dettata, letteralmente, dall’ENI. In ordine alfabetico Algeria, Iran, Kazakistan, Libia e Russia sono diventati fondamentali per gli approvigionamenti energetici di petrolio e gas. Si dirà che l’Italia non ha il nucleare e che quindi da qualche parte l’energia dovrà essere prodotta, possibile però che in virtù di tale necessità (che sicuramente nel suo volume generale potrebbe essere di molto contenuta se nel frattempo avessimo rinnovato la nostra rete di distribuzione energetica oltre che promosso campagne di conservazione o risparmio) ci si sia andati a mettere in una situazione per la quale si dipenda da questi tipi di regime? Secondo me il rapporto nei confronti della Libia è stato imposto ritenendo che se non fossimo arrivati per primi – e chi primo arriva meglio alloggia – presto altri ci avrebbero spodestato anche da quella parte del mondo (che per giunta era nostra ex-colonia). Non si sono fatti però i conti con Gheddafi che ha sfruttato fino all’ultimo secondo possibile questo avvicinamento per rientrare a pieno titolo nella comunità internazionale e umiliare chi lo corteggiava in modo del tutto anti-politico come hanno fatto tutti i governi italiani dal 1996 a questa parte.
6) Cosa pensa dell’improvvisa e misteriosa chiusura della Borsa la mattina dopo il precipitare della situazione a Tripoli?
Che il giorno in cui si potrà sapere cosa avviene nelle borse altro che sommosse popolari accadranno! Lungi da me fare della dietrologia credo che il timore di svalutazioni di titoli dove la Liba è fortemente presente e che sono titoli di multinazionali italiane molto vicine anche alle oligarchie politiche nostrane e quindi oltre alla beffa del vilipendio gheddafiano che ci accusava di aver armato le milizie ci sarebbe stato anche una caduta a picco dei titoli degli amici degli amici…
7)L’Italia ha strettissimi rapporti economici, specie sul piano energetico, anche con la Russia. Quello che sta accadendo può spingere l’Italia a rivedere le sue posizioni con paesi non propriamente democratici?
Dovrebbe, ma ne dubito fortemente. Allo stesso tempo c’è da sperare che presto anche la Federazione russa “imploda”, speriamo che possa avvenire dal punto di vista politico e non “militare”…
8)Oggi si parla, anche su Labouratorio, di un intervento militare umanitario in Libia. Può rappresentare una soluzione efficace? Con quali criteri dovrebbe essere formata e chi dovrebbe guidare questa forza di pace?
La prima cosa da fare è togliere qualsiasi tipo di legittimità alla Libia, sospenderla dalle Nazioni unite – tra l’altro proprio l’anno scorso Tripoli era stata eletta al Consiglio dei diritti umani – dopodiché occorre sorvolarla con una forza multinazionale della NATO per evitare che dal cielo si bombardino i rivoltosi, e infine si ammassino truppe ai confini. Tenendo presente che anche nei paesi limitrofi Tunisia, Niger, Ciad, Sudan ed Egitto ci sono grossi problemi di governabilità il tutto va fatto coinvolgendo Unione africana e Lega araba sotto l’egida dell’Onu.
9) Il problema dei profughi provenienti dalla Libia rischia di peggiorare. L’UE è assente come dice spesso Maroni? Di quali strumenti puo’ disporre l’Italia per impegnare l’Unione a una gestione comunitaria del problema dei rifugiati e piu’ in generale del paventato rischio di un’invasione di immigrati dalle coste nordafricane?
L’Ue non ha competenza condivise in materia, l’eventuale redistribuzione dei migranti avviene solo se gli stati membri offrono di ospitarli (l’Italia non offrì alcun aiuto alla Germania ai tempi della guerra nella ex Jugoslavia oltre 500mila persone furono accolte da un paese che stava adottando anche decine di milioni di nuovi connazionali…). L’Ue ha attivato il Civil Protection Mechanism grazie all’intervendo dell’agenzia ECHO che può quindi aiutare gli stati membri nelle emergenze, certo non può dare soldi ai 27, ma forse il meccanismo potrebbe essere rivisto ad horas a seguito dell’evoluzione di questi giorni. L’Italia però, prima di lamentarsi della mancanza di attenzione e sostegno economico dell’Ue deve ricordarsi di avere diverse strutture militari in disuso sparse per tutto il territorio che possono essere velocemente convertite, non deve dimenticare che uno dei quattro scopi dell’8xmille è l’aiuto ai rifugiati e che nel recente decreto di proroga del finanziamento delle missioni internazionali ci sono almeno 22 milioni di euro che possono esser stornati da iniziative come la fallita Unione mediterranea e l’impossibile collaborazione colla guardia di finanza libica, che possono essere stornati domani.
Nicolò Calabro – 22 anni, Padano.
Finge di essere politicamente impegnato per avere fascino, ma non si è ancora accorto che con le donne non funziona. Non ha molto da dire quindi fa interviste.
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