[Si va falliti] Credit default Swap! l’ottimismo è il profumo della vita
giovedì 28 luglio 2011 | Scritto da Gabriele Bardini - 2.217 letture |
I recenti crolli di borsa registrati sui principali listini europei, e su quello italiano in particolare, destano in me una sincera preoccupazione ma un non altrettanto forte stupore, poiché essi sono il risultato di una commistione tra incertezza, speculazione e crisi economica che presto o tardi si sarebbe palesata: i più evidenti parametri ne sono lo spread (per gli amici differenza) tra il rendimento dei nostri BTP e gli equivalenti tedeschi BUND, l’aumento dei CDS sul nostro debito sovrano e i consistenti cali del listino azionario, in particolare il settore bancario fortemente esposto sul debito italiano. Soprattutto i CDS sono uno strumento speculativo affascinante che forse meglio di altri mostrano quanto si stia “giocando” sulla nostra solidità economica: CDS è l’acronimo di Credit default swap, ovvero è un opzione che permette uno “scambio” (swap) tra liquidità e obbligazioni che verranno saldate in futuro. In pratica il creatore del CDS dà al suo acquirente, dietro compenso (il cui valore è quello menzionato dalla stampa), la possibilità di rivendergli a un prezzo stabilito le obbligazioni dell’acquirente: lo si può considerare come una polizza in cui l’assicuratore rimborsa un pattuito se il sottostante dell’assicurato (le obbligazioni) perde il suo valore. Quindi l’assicuratore guadagna in primis sulla stipula del contratto e poi, in caso di fallimento dell’emettitore delle obbligazioni, se l’eventuale rinegoziazione del debito comporterà un incasso maggiore dell’esborso dovuto a coloro che hanno esercitato i CDS rivendendo le stesse: per dire, ci si assicura a 30, l’emettitore fallisce, si rivende a 30 e poi dopo 5 anni si stabilisce un rimborso a 50. Bel colpo!
Ora, sulla Grecia è difficilmente pensabile che una eventuale ristrutturazione del debito comporti un rimborso parziale e dilazionato nel tempo (ragion per cui i CDS ad essa correlati valgono così tanto), ma sull’Italia, che ha un’economia solida e un deficit di bilancio basso no, ragion per cui si va speculando vendendo queste “assicurazioni” (che si spera non dovranno essere esercitate!). Ma è tanto facile evocare complotti internazionali, pensare a Soros e Buffet seduti di fronte a un caminetto (di democratica memoria) intenti a stabilire in quale dark pool tuffarsi per iniziare a depredarci: però noi stiamo prestando il fianco a questa opera speculativa, innanzitutto perché non abbiamo in vent’anni consistentemente ridotto il nostro debito pubblico, e ciò dimostra quanto sia stata fallimentare la Seconda Repubblica e l’antipolitica, e poi perché in questi ultimi sospiri della suddetta non si ha il coraggio di perlomeno iniziare le riforme necessarie a migliorare il nostro paese, dando in pasto alla stampa e all’opinione pubblica solo dei palliativi che non intaccano realmente la sperequazione delle risorse pubbliche.
Il volume della recente manovra è già stato dilapidato dall’aumento degli interessi che dovremo pagare in futuro sulle nuove emissioni di debito, e ora il Ministro Tremonti non ha più la forza politica, azzoppato da quel mezzo scandalo, né l’autorevolezza per poter proporre nuovi tagli e riforme, imbrigliato da una maggioranza recalcitrante a perdere voti in vista delle elezioni. Cionondimeno, non possiamo confidare sull’aiuto dei nostri amici europei: viviamo una condizione paradossale per cui non possiamo trarre beneficio dalla leva monetaria (sottrattaci da una BCE/Bundesbank preda della Sindrome di Weimar) svalutando come hanno fatto gli inglesi e nemmeno godiamo della possibilità di rifinanziarci attraverso la solidità dell’economia dell’area forte dell’Eurogruppo per mezzo degli Eurobonds che lo stesso Tremonti aveva ipotizzato, con il beneficio di tassi d’interesse minori degli attuali. In questa UE dei “tre pilastri”, ovvero l’assenza di una politica estera comune (interesse inglese), l’orrenda, iniqua, sprecona PAC (interesse delle vacche, letteralmente parlando, francesi) e un Euro/Marco più debole di un’ipotetica valuta tedesca attuale (interesse delle esportazioni tedesche), noi abbiamo tratto il parziale beneficio di mantenere tassi più bassi della reale stima sulla nostra solvibilità del debito per dieci anni procrastinando la resa dei conti ma non riuscendo a difendere i nostri interessi economici e politici, ovvero l’estensione di normative europee che non distruggessero l’eccellenza della nostra qualità agroalimentare e manifatturiera e la politica euro-mediterranea: sicché ci si domanda, cosa aspettarsi da questa Unione? Solidarietà (gli unici consistentemente esposti sul nostro debito sono i francesi) o una rincuorante pacca sulla spalla del trittico Juncker/Barroso/Van Rompuy (il più inutile dei tre) mentre la Merkel ci commissaria? Il problema è che, purtroppo, per noi sarebbe un bene.
Gabriele Bardini, 26 anni, immenso, nel tempo libero dalla sua attività di precettore, fa il vice presidente di Panama, perenemmente in procinto di fare un golpe e prendere il potere.
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