[C’è chi dice SI] H2O, acca-due-o, ovvero acqua.
giovedì 9 giugno 2011 | Scritto da Guerrino Macori - 929 letture |
E’ un liquido, incolore, inodore e insapore, la sua ricetta è due atomi di Idrogeno e uno di Ossigeno, legati insieme come magneti. Quante molecole di acqua ci sono in un acquedotto? E quanto ce le faranno pagare con la “privatizzazione”? Il dibattito si è incentrato su questo ma in realtà nessuna preferenza dei due quesiti referendari, infatti, annullerà o permetterà all’acqua di essere privatizzata.
Il primo quesito (scheda rossa) chiede l’abrogazione della norma che disciplina le modalità di affidamento del servizio idrico, stabilisce che in via ordinaria l’affidamento avverrà tramite gara ad evidenza pubblica. Può avvenire anche per affidamento diretto ad una società pubblico-privata, nella quale però il privato sia stato selezionato tramite gara.
Quello di cui si parla è dunque la privatizzazione della gestione dell’acqua, dei servizi idrici:
“Il compito di assicurare i servizi idrici in Italia è affidato ai Comuni, che per legge devono associarsi in Ambiti Territoriali Ottimali (ATO). Il decreto Ronchi, cui appartiene la norma che si vuole abolire, stabilisce che gli ATO debbano affidare i servizi idrici in concessione, tramite gare”: un’azienda pubblica che seleziona con gara un’azienda privata cui cedere almeno il 40 per cento della società, il punto è questo, perché un’azienda totalmente pubblica non può gestire completamente l’acqua?
Il decreto attuale, quindi, non privatizza la gestione delle risorse idriche ma stabilisce che queste possano essere affidate, ad aziende private. Nessuna authority di vigilanza, alle gare il pubblico non partecipa. Oggi il 5 per cento delle società che gestiscono le risorse idriche è privato, il 36 per cento è a capitale misto, la restante parte è in mano alla cosiddetta gestione in house: società pubbliche controllate al 100 per cento dagli enti locali, che hanno anche compiti di indirizzo e controllo.
Il fronte del Sì sostiene che “l’abrogazione delle attuali norme, contrasterebbe la consegna al mercato dei servizi idrici in Italia, evitando speculazioni lucrative su un bene prezioso come l’acqua”.
Chi difende l’attuale normativa sostiene invece che “queste norme, realizzano di fatto una liberalizzazione del settore, piuttosto che una privatizzazione, rendendo le società che gestiscono i servizi idrici più responsabili e più indipendenti dalla politica e dalle amministrazioni locali“.
Il secondo quesito (Scheda gialla) chiede l’abrogazione della remunerazione del capitale investito. “La remunerazione del capitale investito è la quota di tariffa con la quale si pagano i mutui accesi per finanziare gli investimenti o remunerare il capitale del privato che ha investito di suo“, inoltre, “è l’unico strumento per sperare che gli investimenti vengano fatti“.
Ma non si possono applicare anche all’acqua, il bene più essenziale, le stesse logiche di mercato applicate per le autostrade, l’elettricità, il gas.
Si può lucrare su bevande colorate gassate, anche triplicando il prezzo, e investendo il profitto su pubblicità ingannevoli, ma perlomeno si è avuto la possibilità di scegliere liberamente di acquistarla; non si può lucrare sull’acqua che sgorga dal rubinetto di casa, bene indispensabile per tutti i cittadini, uno dei pochi servizi fondamentali in uno Stato che devono rimanere pubblici.
Ci sarebbe senz’altro da riflettere se il conflitto di interessi generato da questo modello sia sostenibile: migliore gestione delle infrastrutture dell’acqua, un servizio migliore per tutti e non a macchia di leopardo: le eccellenze ci sono, perché non esportarle e far diventare altri Comuni virtuosi?
Un utilizzo critico e informato e la consapevolezza della preziosità dell’acqua, renderebbe i fruitori responsabili, riprendiamoci lo spazio politico ripartendo dall’acqua e che venga superato il quorum con una valanga di SI, la gestione dell’acqua deve avvenire con il pieno coinvolgimento dei cittadini! Acqua res publica!
Guerrino Macori_Chiamato a scrivere sul quesito acquoso combattendo duramente con la propria facondia conflittuale ma che in genere lo rende così libero!
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