[Labouratorio di geopolitica] Nuove Ifigenie sacrificate su un altare d’ambra
sabato 29 gennaio 2011 | Scritto da Gabriele Bardini - 1.721 letture |
Il metodo più semplice per creare dell’elettricità statica è sfregare più volte con una discreta intensità una bacchetta di plastica sulla manica di un maglione di lana: così nelle scuole ci viene insegnata l’elettrizzazione dei corpi per strofinio, fenomeno descritto per la prima volta a cavallo tra il VI e il V secolo a.C. da Talete di Mileto. Egli l’osservò sull’ambra, dal cui significante greco electron trae l’etimo l’elettricità: e dunque in una città affacciata sull’Egeo ne iniziò la storia, seppur inconsapevolmente. Nei secoli successivi, nelle terre mediterranee altri illustri scienziati contribuirono ad accrescere le conoscenze sui fenomeni elettrici ed elettrotecnici: basti citare Volta, Galvani, Ampère e il mio concittadino Galileo Ferraris, sperando che gli omessi dalla sommità del loro genio non si offendano per la dimenticanza.
Cammin facendo giungiamo al secolo breve, nel quale questa vicenda si confuse con quella degli idrocarburi: il mare di mezzo e le sue coste ne furono ancora scenografia, ma da semplice sfondo di episodi della storia della scienza divennero uno scacchiere sul quale si giocò, tra colonialismi vecchi e nuovi, la sfida geopolitica dell’accesso all’energia.Nel secondo dopoguerra, i regimi dittatorial/oligarchici dei paesi arabi (unica eccezione la Libia) usufruirono dell’appoggio politico e militare (profumatamente remunerato alle industrie belliche) occidentale in cambio della garanzia di poter acquisire a prezzi convenienti petrolio e metano e della sicurezza di passaggio dei metanodotti e degli oleodotti: tutto ciò accadeva in un mondo in cui il solo Occidente era bramosamente ingordo di quelle catene di carbonio e idrogeno e l’accesso ai giacimenti siberiani e centro-asiatici era ostacolato dagli Stati Uniti (Mattei ne sapeva qualcosa); sicché la libertà e il benessere dei popoli sottomessi erano un piccolo prezzo da pagare in nome della Ragion di Stato.
Il modello, al di là dell’episodio occasionale, funzionava: perciò, anche dopo la caduta dell’Unione Sovietica e l’apertura di quel mercato, i governi del sole occiduo non intaccarono mai quella pericolosa commistione tra dittatori/oligarchi e industrie nazionali energetiche e militari da cui traevano ingenti profitti, senza accorgersi che la platea dei consumatori ormai includeva anche la Cina, la quale pian piano andava assoggettando i paesi africani sub-sahariani, ricchi di risorse minerarie, e che gli effetti collaterali di quelle politiche portarono a massicce ondate immigratorie che tuttora non riusciamo a gestire, nonché al radicarsi del fondamentalismo islamico che si palesò al grande pubblico dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.
Dopo questa cavalcata di 2600 anni arriviamo all’ultimo decennio: dalla poco precedente ratifica del protocollo di Kyoto iniziava a svilupparsi l’industria delle nuove energie rinnovabili (geotermico e idroelettrico vantavano già un nobile retaggio), di cui l’Europa era ed è accesa sostenitrice in relazione al rispetto degli onerosi impegni assunti in materia ambientale. Inoltre, con il ricorso ad una cospicua elargizione pubblica (tradottasi in debito) si crearono nuovi posti di lavoro in un comparto ad alto valore produttivo aggiunto: ma la recente crisi economico/finanziaria e di solvibiltà sovrana ha bloccato il perpetrarsi di questo circolo virtuoso per il nostro pianeta ma oneroso per le pubbliche casse. Nel frattempo le aziende del settore, in cerca di profitti, con diversi progetti (forse il Desertec è il più conosciuto) stanno cercando di sfruttare l’abbondanza d’insolazione della sponda meridionale del Mediterraneo per costruire un’assai conveniente struttura di produzione energetica basata sul solare termodinamico, che raggiunta una massa critica potrebbe considerevolmente ridurre i costi al momento superiori ai metodi “tradizionali”.
Il rischio, anzi, la certezza è che queste aziende cercheranno garanzie simili a quelle ottenute dalle loro sorelle petrolifere: gli Stati europei, in molti casi azionisti delle suddette, indulgeranno nei vecchi comportamenti per cercare di mantenere i guadagni e evitare una possibile concorrenza interna; insomma avere la botte piena con la moglie ubriaca grazie agli arabi. Chi ne trarrà maggior giovamento è la Germania, la nazione europea più sviluppata in tal senso, mentre noi ne raccoglieremo qualche briciola per via della nostra posizione geografica e della sudditanza economica: il tutto pagato dai cinesi, desiderosi di poter apprendere la tecnologia e investire il loro surplus in un core business quale quello energetico (da cui tutto dipende).
Saranno loro i nuovi garanti dei nuovi regimi grazie ai quali continueremo a sfruttare la ricchezza di risorse del Nord Africa e del Vicino Oriente in cambio di una certa dipenenza dal Drago e il versamento di lauti dividendi allo stesso: con il sangue delle genti semitiche nostre dirimpettaie insozzeremo l’altare d’ambra cosicché una corrente elettrica possa spirare verso di noi conducendoci in nuovo mix energetico.
Gabriele Bardini_latifondista mancato,gia maestro in Cuore di De Amicis svolge la nobile professione di precettore. Morigerato, religioso ed onesto ha la perversione dello studio della fisica.
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