[Politologia] Il centrodestra ha perso, ma quale centrosinistra ha vinto?
giovedì 9 giugno 2011 | Scritto da Nicolò Cavalli - 578 letture |
Che il centrodestra abbia perso questa tornata di elezioni amministrative è un fatto di tutta evidenza, come ammesso d’altro canto da tutti gli esponenti di maggioranza. Degli 86 enti (tra comuni e province) in cui si è votato, il centrosinistra ne ha guadagnati 66, con vittorie altamente simboliche come Napoli e Milano.
Non si capisce precisamente, però, quale centrosinistra abbia vinto. Il principale partito dello schieramento progressista, il PD, ha motivi per cantare vittoria (ad esempio il 28% di Milano, alla pari con il PDL nella posizione di primo partito cittadino), ma ha altrettante ragioni di preoccupazione.
Delle quattro principali città contese (oltre alle due già citate, Cagliari e Trieste), solo una esprime un sindaco proveniente dalle fila del Partito Democratico: i candidati del PD sono stati infatti sconfitti nelle elezioni primarie da due outsider legati alla sinistra di Vendola – Pisapia a Milano e Zedda a Cagliari – mentre l’ex-prefetto napoletano, Morcone, sostenuto da PD e SEL, ha ottenuto un misero 19% al primo turno, facendosi superare da De Magistris e costringendo il PD a un gioco di rincorsa, tanto che, nel futuro Consiglio Comunale di Napoli, il partito di Bersani esprimerà solamente 4 consiglieri, contro i 15 dell’IDV.
Nelle roccaforti emiliane e romagnole, la situazione è migliore ma non senza nubi: i candidati del PD vincono a Bologna per mezzo punto, vincono il ballottaggio riminese con una forbice limitata e, per la prima volta, perdono a Cesenatico. In ognuno di questi tre comuni, la continuità proposta dal PD è stata investita da un fortissimo voto di protesta che ha premiato il movimento a cinque stelle di Beppe Grillo (9,5% a Bologna, 11,76% a Rimini, 14,16% a Cesenatico).
Per il centrosinistra, il risultato elettorale sembra dunque essere quello di un Partito Democratico che fatica ad esprimere candidati in grado di attrarre voto d’area e d’opinione, ma capace di capitalizzare il suo ruolo di principale partito della coalizione ottenendo risultati insperati (al netto degli errori strategici come quello napoletano) proprio grazie ai candidati forti “offertigli” dagli altri partiti di centrosinistra.
Il risultato milanese chiarifica questa tendenza e pone al centrodestra seri interrogativi sulla propria tenuta. Le elaborazioni sui flussi elettorali mostrano che Pisapia ha staccato la Moratti nella fascia di elettorato più giovane, gap che si riduce all’aumentare dell’età ma che si inverte solamente nella fascia più anziana di elettori. Il centrodestra è votato dagli elettori con licenza media ed elementare, mentre i laureati votano in massa centrosinistra (oltre 30 punti di differenza in questa fascia), così come quasi tutte le categorie professionali ad esclusione dei pensionati: il distacco a favore di Pisapia tra i lavoratori autonomi, il cosiddetto “popolo delle partite IVA”, storicamente di centrodestra, è stato di circa il 17% (15% tra i lavoratori dipendenti).
Insomma, il centrosinistra ha vinto e il centrodestra ha perso, non ci sono dubbi. Resta però da capire che cosa sia il centrosinistra: se quello à la Masaniello, targato De Magistris, o quello della “forza gentile” di Pisapia, se quello di Vendola o di Bersani, se quello – in difficoltà – dei sindaci emiliano-romagnoli o quello – in ascesa – dei “rottamatori” guidati da Matteo Renzi.
E’ proprio questa sovrabbondanza di modelli e personaggi che potrebbe rappresentare il maggiore ostacolo all’elaborazione di una proposta politica seria e in grado di affrontare la leadership, mai così appannata, ma sempre viva, di Silvio Berlusconi.
Nicolò Cavalli_ e i suoi soliti 23 anni, molti dei quali buttati. Sta proprio inguaiatissimo, poraccio.
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