[Nucleare] Ma tu lo sai per cosa voti?
giovedì 9 giugno 2011 | Scritto da Dino Tine - 1.445 letture |
Molto spesso si dice che gli italiani hanno già detto no al nucleare con i referendum del 1987. E quindi ci si chiede come mai servirebbe un nuovo referendum?
La risposta è che agli italiani non è mai stato chiesto di esprimere un sì o un no sull’uso dell’energia nucleare. Ciò in quanto la Costituzione italiana vieta di sottoporre a referendum le materie oggetto di trattati internazionali, e il Trattato Euratom, sottoscritto nel 1957, impegna tuttora l’Italia, insieme agli altri paesi europei, a sviluppare l’energia nucleare. La Costituzione italiana inoltre non prevede lo strumento del referendum consultivo: non sarebbe quindi possibile, oggi come allora, chiedere agli italiani di esprimere un sì o un no sull’uso dell’energia nucleare.
Infatti nel novembre 1987 si tennero in Italia tre referendum abrogativi di tre norme di legge:
- la prima consentiva al CIPE di decidere la localizzazione delle centrali a carbone e nucleari qualora le amministrazioni locali non decidessero entro i tempi stabiliti;
- la seconda erogava benefici economici ai comuni che accettavano l’insediamento di centrali a carbone e nucleari;
- la terza consentiva all’ENEL di partecipare alla realizzazione e all’esercizio di centrali nucleari all’estero.
Pertanto i referendum allora riguardavano l’abrogazione di specifiche norme che interessavano alcuni passaggi della catena decisionale per consentire l’approvazione e la costruzione di una centrale nucleare.
Mentre oggi riguarda l’abrogazione dei commi 1 e 8 dell’articolo 5 del d.l. 31/03/2011 n. 34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75. I commmi recitano la seguente:
Comma 1. Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.
Comma 8. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell’energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali. Nella definizione della Strategia, il Consiglio dei Ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione europea e a livello internazionale sulla sicurezza delle tecnologie disponibili, degli obiettivi fissati a livello di Unione europea e a livello internazionale in materia di cambiamenti climatici, delle indicazioni dell’Unione europea e degli organismi internazionali in materia di scenari energetici e ambientali.
Come avrete capito questi due commi non riguardano affatto il nucleare in se, ne la possibilità di costruire centrali sul territorio italiano che ne sfruttino l’energa ma considerano solo la scelta sull’allocazione delle centrali ed il piano strategico energetico del governo.
Oggi come ieri la Corte di Cassazione ha ammesso il referendum proprio perché non implica un sì o un no all’energia nucleare. Si tratta infatti di una decisione di politica energetica nazionale che compete al governo e al parlamento. Non fu e non sarà, quindi, l’abrogazione delle norme ricordate ad impedire la realizzare di nuove centrali nucleari in Italia. La decisione di non costruire nuovi impianti e di fermare quelli esistenti fu assunta, in palese violazione del Trattato Euratom, dai governi di allora, e potrà essere ripetuta adesso solo perché si preferirà non intraprendere scelte impopolari che contrastano con il consenso dei cittadini. Ma il referendum non impedisce di fatto la costruzione di centrali nucleari in Italia.
Quello che però questo referendum, come il vecchio, può impedire è la ricerca scientifica in campo nucleare finalizzata alla produzione di energia per una decina di anni e forse più impedendo in Italia lo sviluppo dell’innovazione tecnologica. Quindi vi chiedo di valutare anche questo quando andrete a votare.
Dino Tinè_studente di ingegneria nucleare, nel tempo libero.
Commenti recenti