[Bye Bye Ecosy] L’inutile carrozzone dei giovani socialisti europei
giovedì 14 aprile 2011 | Scritto da Matteo Pugliese - 1.924 letture |
A fine marzo si è tenuto a Bucarest il congresso dell’Ecosy. De che?? L’Ecosy, l’organizzazione dei giovani socialisti europei. Nel sottobosco della politica europea si può fare anche questo incontro.
Inizio anni novanta, imperversa la moda delle giovanili in ogni movimento politico, anche il PSE ne crea una. Fortemente voluta da Francia e Benelux sul ricalco della CEE, svedesi e austriaci si mettono di traverso reclamando un modello paneuropeo. La spunterà la linea del compromesso, il primo di una lunga serie. All’Aia nel 1992 si gettano le basi dell’organizzazione, per il momento all’ombra dell’autorevole Internazionale, ma in vent’anni le cose sono cambiate.
Difficile trovare qualcuno che ancora creda nell’efficacia di queste organizzazioni, specchio della malandata Europa politica. Se il congresso è stato romeno, le maggioranze bulgare. L’elefantiaca organizzazione riunita in pompa magna a Bucarest ha partorito il topolino.
Si parte dalle risoluzioni: nella migliore tradizione sovietica (testimoniata da organi come Praesidium e Bureau) si discute solo di ciò che è stato posto all’odg mesi prima. Guai a documenti sulla crisi libica o altri temi di attualità! Molto meglio la minestra riscaldata sul welfare di cui mitteleuropei e scandinavi pontificano ex cathedra. Al limite c’è sempre il jolly LGBT, politically correct of course. Questo è infatti il leitmotiv del congresso: qualsiasi tesi non sia banale, modesta o politicamente corretta viene guardata con sospetto, tempestata di emendamenti correttivi, si preme per il ritiro, ci si astiene per ignavia o calcolo strategico.
Ecco invece il momento del rinnovo delle cariche. Come un clinamen epicureo inaspettato, gli Irlandesi piombano a ‘rovinare la festa‘, con un sussulto di dignità e domanda democratica. Il presidente si avvia a leggere l’elenco surgelato dei nuovi organismi per i prossimi tre anni, il capo delegazione irlandese si alza, fermi tutti, noi li vogliamo votare, uno per uno. Panico. I giovani burocrati si trovano faccia a faccia con la democrazia interna, questa sconosciuta. Si tenta di ricucire sul momento. Niente da fare, gli Irlandesi sono intransigenti. Non era mai accaduto. Viene riunita in fretta e furia una commissione paritetica e patetica, col compito di approvare il metodo alternativo di voto. I presidenti si affrettano a dissociarsi dalla necessità di un dibattito interno che rischia di creare sì fronti contrapporti, ma anche democrazia e coscienza politica. Si vota su liste bloccate, i dodici voti irlandesi contrari, duecentotrentanove a favore. Eletti i nuovi organismi, ma col sudore freddo sulla schiena.
Oggi l’Ecosy è ridotta a passatempo per giovani radical chic annoiati, burocrati di carriera, vacanza per gli scemi del villaggio nei partiti nazionali. Organizzazione prigioniera di sé stessa, incapace di sviluppare un coerente dibattito interno. Il lieve peso che ha sulla politica socialista europea è pallida ombra di ciò che potrebbe essere.
L’aspetto positivo è la possibilità di conoscere giovani di ogni dove, dal più umile e ingenuo militante armato di buoni propositi, all’inveterato e spietato dirigente bramoso di successo. Stringere amicizie o addirittura relazioni crea quel collante europeo di un’élite che è l’unico merito dell’Ecosy.
A governare con pugno di ferro l’organizzazione ci pensa l’asse socialdemocratici svedesi – democratici italiani (che si presentano ancora come defunta Sinistra Giovanile), attorno a loro si coagula la corrente destra. Altri membri di peso sono sicuramente Austria e Germania, Belgio, Grecia, Portogallo e paesi balcanici. Da tempo l’MJS francese snobba l’Ecosy, un solo rappresentante al congresso romeno, nel frattempo a Parigi si teneva un’affollata assemblea di giovani benedetta da Martine Aubry. La Spagna, pur importante, è dilaniata dall’emorragia interna catalana, ambisce alla presidenza della Iusy, l’organizzazione mondiale, perciò non ha potuto ostacolare l’ingresso di Barcellona a pieno titolo.
Senza dubbio l’immagine che traspare è di un movimento fittizio che, nonostante l’entusiasmo ispirato dal nuovo segretario e dalla nuova presidente, non riesce a produrre una proposta politica concreta e unitaria, specchio degli egoismi nazionali e segnata da conflitti interni (vedi Spagna-Catalogna, vedi Serbia-Vojvodina/Kosovo, vedi Turchia-Grecia/Cipro)
Per quest’ultimo caso è andato in scena un aspro scontro sulla risoluzione presentata dalla delegazione cipriota, che denuncia la situazione di totale illegalità internazionale a nord di Nicosia: la platea, scossa da un tema non plastificato, si è in gran parte astenuta, netta opposizione dei tedeschi che confermano l’appoggio ad Ankara. Non è certo una presa di posizione dell’Ecosy a cambiare la situazione della sfortunata isola, come per qualsiasi altro tema, ma avrebbe dimostrato un interesse profondo per le vere crisi che attraversano la comunità euro-mediterranea.
Chi ha voluto approfondire la questione per conto suo non ha trovato la Verità, ma interrogativi, riflessioni e le lacrime di una ragazza greca nel ricordare gli orrori del fanatismo e delle guerre per l’identità. Identità che l’Europa stenta a ritrovare.
Matteo Pugliese_20 anni e un’onorata carriera nel Sismi. A dirla tutta, è l’infiltrato di Labouratorio nei servizi.
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