[n.31] Morire per Tblisi? No, noi vogliamo: Vivere con Tblisi!
mercoledì 3 settembre 2008 | Scritto da Redazione - 2.577 letture |
Editoriale di ALBERTO BENZONI
Il Cavaliere, come sempre, ci ha messo del suo; “parlerò con Vladimir – ha detto – e allora la crisi del Caucaso sarà superata, anzi sarà come se non ci fosse mai stata”. Ma il parlamento non si è comportato meglio: “dialogo, dialogo dialogo”, “non isoliamo la russia” è stato il grido unanime che ha accomunato destra e sinistra in uno spirito bipartisan del tutto inconsueto.
Conosciamo le radici antiche di questo atteggiamento: un terzo di antiamericanismo pavloviano, un terzo di interessi EN(I)ergetici e un terzo di buonismo con connotati un tantino furbastri.
Non possiamo che prenderne atto. Salvo però aggiungere che prima di dialogare con qualcuno sarebbe bene cercare di capire quello che dice, che fa e che ha in mente di fare.
Ora nel caso della Russia il quadro è chiarissimo. Si vuole impedire l’allargamento della Nato ad est, liquidando o neutralizzando i protagonisti locali di questo disegno, e nel contempo ci si propone in prospettiva di spaccare l’alleanza giocando sulle divisioni fra Europa dell’Est e dell’Ovest, così come tra Europa e Stati Uniti. Obiettivo discutibile, ma legittimo e però significativamente portato avanti con la forza o con la minaccia di uso della forza; e soprattutto con la violazione sfacciata delle regole più elementari della convivenza internazionale.
Come definire altrimenti lo smembramento di stati esistenti? Oggi la Georgia, domani la Moldova, dopodomani Ucraina e paesi baltici; il tutto attraverso promozione, con l’aiuto fraterno dell’armata russa, e successivo “riconoscimento” di nuove realtà statuali.
Per inciso gli osseti sono dei curiosi candidati all’indipendenza! Hanno ardente bisogno di un nuovo stato a sud del Caucaso, mentre a nord sono ben felici di “vivere” come i ceceni … all’interno della Federazione russa! In buona sostanza la Russia non riconosce un nuovo stato indipendente, piuttosto lo inventa, a suo vantaggio e sulla pelle di un altro. E allora è normale che le vittime attuali e potenziali di questo procedimento si rivolgano all’Occidente per avere sostegno e protezione. Vogliamo, noi europei, noi italiani fare quanto è necessario per garantirli? e non solo evidentemente sul terreno degli aiuti umanitari? Sì o no?
Di questo si tratta: e non delle “sanzioni” o dell’isolamento, frettolosamente evocati nei nostri dibattiti, ma al fine e col risultato di essere ancor più frettolosamente accantonati.
“Morire per Tblisi?” è la versione attuale del sempiterno interrogativo di tanti pacifisti cialtroni. Per quanto ci riguarda il problema non si pone; noi, piuttosto, “vogliamo vivere con Tblisi!”.
SOMMARIO DEL N.31
- [n.31] Morire per Tblisi? No, noi vogliamo: Vivere con Tblisi!
- [Partiture Riformiste] Socialisti fra realpolitìk e principi universali
- [Nuove generazioni riformiste] Eppur qualcosa si muove …
- [Polemicamente autoreferenziale] Ma che cazzo stamo a fà?
- [Storia e Dossier] I protagonisti dell’anarchismo in Italia – Carlo Pisacane
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