Forse non è uno scoop, certamente il sospetto viene. E se Marchionne non avesse alcun piano di rilancio e puntasse solo a vendere “bene” la Fiat? Dove c’è un’intuizione ben congegnata, c’è Labouratorio, c’è Alessandro Maggiani.
Nel grande circo scatenatosi sulla Fiat, tra la drammatica immagine di un operaio piangente davanti alla fabbrica, le stelle a cinque punte accompagnate da ridicoli ma inquietanti slogan, la santificazione o demonizzazione dell’amministratore delegato, l’intero paese non si è fatto mancare nulla,veramente nulla.
Tentare di riportare ordine e razionalità in questa canea ideologica è operazione ardua, probabilmente troppo ambiziosa per questo sito dilettantesco e per lo sgangherato scriba che compone questa articolessa.
Ci si può quindi affidare ai numeri, solo ai numeri, in particolare a queste cifre: -21% e + 83%.
La prima rappresenta il calo di immatricolazioni del gruppo Fiat mentre la seconda e’ la crescita percentuale alla borsa di Milano del titolo Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli nell’anno 2010. Non serve avere un master ad Harvard per comprendere che i due dati sono quantomeno contradditori: se lo storico core business del gruppo perde quote di mercato come può esservi una vera e propria corsa degli investitori verso la controllante?
La spiegazione a questi dati starebbe, a detta del maggiore quotidiano economico del paese, nel cosidetto ‘’scorporo’’, la temeraria impresa finanziaria ideata da Marchionne atta a separare Fiat auto da Fiat industrial e di quotare quindi le due nuove società con titoli separati in borsa. L’operazione a detta di Marchionne e dei giornalisti a lui devoti ‘’consentirebbe all’auto di muoversi con maggiore autonomia e agilità sui mercati internazionali’’. Cosa significa ”agilità”? In assenza di nuovi modelli, davanti all’assalto degli investitori alla cassaforte Exor un dubbio può sorgere: che questa necessità di ‘’agilità’’ mediante lo scorporo sia il preludio a una qualche vendita nel medio termine e quindi all’entrata nella suddetta cassaforte di una notevole liquidità?
Con un paragone probabilmente azzardato si può associare lo scorporo Fiat a quanto accadde in Alitalia, quando si creò una bad company nella quale accumulare le passività e una nuova compagnia con la parte sana della società. Nel caso Fiat la società ‘’buona’’ sarebbe quella dei veicoli industriali, per l’agricoltura e armamenti dove il gruppo torinese è leader mondiale, mentre la company ‘’cattiva’’, relativamente cattiva, sarebbe quella produttrice di auto con quote di mercato in costante discesa. Salvaguardata la parte sana ora la famiglia Agnelli non affida a Marchionne il compito di progettare nuovi modeli auto o di investire a lungo termine, ma di rendere ‘’agile’’ Fiat auto, cioè appetibile per nuovi investitori.
Gia nel 2009 Marchionne girovagava il mondo in cerca di incentivi statali e marchi decotti da portare a casa con il suo ‘’piano phoenix’’, l’idea cioè di portare il peso morto dell’auto italiana in un calderone più grande costruito oltre che con Chrysler, ottenuta gratuitamente, con i pesi morti di General Motors, ossia i marchi Opel e Saab da acquisire con soldi pubblici.
Sarebbe cosi nato uno dei maggiori gruppi auto, finanziato dai contribuenti di vari stati, costituito da 3 società (Fiat,Chrysler e Opel) che singolarmente sarebbero state troppo piccole per competere.
Saltato il piano per il protezionismo tedesco a difesa dei marchi teutonici con la mancata cessione di Opel, a Marchionne non è restato che dedicarsi all’opera di ristrutturazione di fiat per renderla appetibile a nuovi matrimoni. Per questo ha gia chiuso Termini Imerese, per questo ricatta i salariati su Mirafiori, per questo ha stretto il nodo alla gola di Pomigliano, ristrutturando sulla pelle dei dipendenti e avviando cosi il processo che porterà alla fuoriuscita del capitale italiano dal settore auto.
Preparata la preda si troverà magari in estremo oriente il cacciatore e nascerà quindi uno dei primi gruppi mondiali nell’auto con azionariato italiano del tutto marginale e nessuna fabbrica, se non Ferrari, sul territorio della penisola.
Restano a margine alcune tristi considerazioni e un solo aspetto positivo. La prima mesta nota è per la stampa che spaccia un manager che sta ristruttiurando e quindi dismettendo la maggiore azienda patria per un modernizzatore, la seconda per la politica che dimostra la sua totale subalternità al capitale se non anche l’incapacità di comprenderne i processi nel mondo globale, la terza è per i sindacati presentatisi totalmente impreparati davanti a questo nodo storico.
Qual’è l’aspetto positivo? Beh per fortuna alla fine gli Elkann si occuperanno solo di Juventus e Alpitour, di speculazione e rendita, di trattori e armi, attività degne della classe predona di un paese del quarto mondo. Le auto,come tutte le industrie strategiche, lasciamole a imprenditori e a nazioni serie, è meglio.
Alessandro Maggiani, buon uomo religioso ed onesto, è mantenuto dai suoi genitori per assenza di speranze. Campione di polemica ai giochi della gioventù del 1997, ha come unico hobby la contemplazione delle donne. Bombarolo mancato, ha sbagliato epoca in cui nascere.
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