[Labouratorio 64] Il grande Bluff
martedì 30 agosto 2011 | Scritto da Redazione - 2.289 letture |
Ma quali lacrime e sangue, ma quale cinghia da stringere, ma quali tagli orizzontali verticali o obliqui. Supercazzole in libertà, ecco di cosa si trattava.
C’aveva già provato a Luglio Tremonti (sempre promosso all’orale, quanto perennemente bocciato allo scritto e perfettamente incorniciato in questo libro), a fare una finta manovra di rigore, con tutti i tagli però rimandati a data da destinarsi, quando magari la tempesta finanziaria si sarebbe acquietata, e chissà, con nuove elezioni alle porte senza un governo da additare ad affamatore del popolo.
I mercati e la speculazione internazionale non hanno però l’anello al naso, e se hanno dimostrato a più riprese di ritenere del tutto insufficiente una politica di rigore non accompagnata da adeguati strumenti volti a fare ripartire la crescita, sicuramente ancor meno si possono fare convincere da una finta politica di rigore, sempre però rigorosamente priva di idee per fare ripartire l’economia.
Così ad agosto i grandi fondi finanziari americani e alcune scellerate banche tedesche hanno ripreso a soffiare sulla crisi del debito vendendo titoli di stato italiani, gonfiando a livelli record i rendimenti (e con essi l’interesse sul debito e il famigerato spread) e costringendo la BCE a un massiccio acquisto di titoli italiani e spagnoli per riportarli a livelli sostenibili.
La politica della BCE, di fatto nelle mani dell’asse di autodistruzione europea che viaggia sulla direttrice Parigi-Berlino, è però quella della bella stronza, che te la fa annusare (comprando poco e per poco tempo i tuoi titoli di stato) senza dartela mai (decidendosi una volta per tutte a garantire tutto il debito emesso in Euro), chiedendoti però in cambio sacrifici sempre maggiori.
Ed è così che in sfregio a qualunque concetto di indipendenza e sovranità ci ha mandato la sua letterina con i compiti per casa, che erano sostanzialmente tagli alla spesa fino al raggiungimento del Santo Graal dell’Europa contemporanea, il mitico Pareggio di Bilanco. Sia ben chiaro, senza garantire alcun impegno di lungo termine in cambio dei compiti che vengono richiesti.
Il tutto ha costretto il governo a una repentina quanto ridicola marcia indietro nel bel mezzo della canicola agostana, per rimettere mano hic et nunc al disastrato bilancio del paese. E dopo un diluvio di ipotesi, e una bozza di manovra uscita dal Consiglio dei Ministri già sconfessata dai coraggiosi partecipanti al prestigioso consesso, e che pure conteneva alcune norme di buonsenso, quali il contributo di solidarietà ai redditi medio alti, ecco che dopo un paio di settimane il diluvio di critiche ha sotterrato ogni parvenza di mannaia al provvedimento che presumibilmente il governo presenterà in parlamento. Nessun contributo di solidarietà, nessuna patrimoniale, nessun aumento dell’IVA, nessun taglio delle province (vengono tolte, se tutto va bene in 6 mesi circa, dalla Costituzione, non dalle voci di spesa), neppure una discutibile riforma delle pensioni degna di questo nome. Rimangono soltanto, seppur ridotti, i tagli agli enti locali, che sono la principale voce di taglio della manovra, a testimonianza del coraggio di chi la propone. Il poco che si gratta, oltre che dai comuni, viene ovviamente espropriato ai soliti noti, piccoli imprenditori e consumatori. Il grande Bluff di un governo imbelle ed incapace è servito alla speculazione. Che già si lecca le mani, ironizzando sulle due settimane di austerità all’italiana. Non è chiaro quanto ci metteranno a scoprirlo ai piani alti dell’Europa che conta e quali saranno le loro reazioni.
Ma parlare del governo è sparare sulla croce rossa. La verità che Labouratorio ripete da mesi è che nessuno in Europa sembra avere le palle e la testa per affrontare la portata della crisi in atto. Che è una crisi in primo luogo politica, che nasce dall’assenza di governo delle istituzioni economiche e monetarie europee. E a cui occorre dare una risposta politica a partire da due architravi.
I) Una politica economica che accompagni la lotta di tagli agli sprechi e all’evasione a un percorso di investimenti per la crescita, tanto a livello nazionale quanto soprattutto a livello europeo. Senza crescita nessun taglio servirà a fermare la speculazione!
II) Una dura lotta politica a livello comunitario per modificare sostanzialmente ruoli e compiti della Banca Centrale Europea, partendo dall’assunto che, così com’è, l’Unione è destinata a un rapido collasso.
Ora, soprattutto su questo secondo punto, non si sono sentite parole e idee chiare da parte dell’opposizione di sinistra. Il Pd, intento nel difficile compito di difendere e attaccare contemporaneamente il sacrosanto ma purtroppo inutile sciopero della CGIL, non si distingue certo per vocazione europeista e originalità di pensiero.
Così van le cose nel bel paese, nella bella Europa, nel bell’Occidente. Dove si gioca al gioco delle tre carte, dove si punta tutto sul Grande Bluff.
SOMMARIO n.64
- [Labouratorio 64] Il grande Bluff
- [Intervista a Luca Fantacci] “E se all’euro affiancassimo le monete locali?”
- [Cose da non fare] Morire per il Debito
- [Islam] La parte integrante dell’Europa
- [Alienamenti] Di Breivik o delle colpe della nuova destra
- [Regole d’oro] Troppi crauti fanno male
- [Il Grande Bluff] Dacci oggi la nostra manovra quotidiana…
- [Labouratorio espanol] Quando “l’editto bulgaro” è Made in Spain.
- [E poi c’è sempre il Colosseo] Non serve venderlo, basta metterlo a bilancio!
- [Mondoperaio in Labouratorio] “Turbanti, stellette e democrazia” Intervista a Gianni De Michelis
Chi mi spiega perchè il contributo di solidarietà ai redditi medio alti sarebbe una norma di buonsenso???
e a chi lo vuoi fare pagare, ai redditi medio bassi?
Qualche idea ne’ nuova ne’ originale che rimbalza qui e li’ tra i “dinosauri socialisti” di Francia (beati noi che abbiamo Veltroni che scrive a Repubblica…):
– imporre il rigore agli Stati, delegando progressivamente all’ Europa le misure strutturali “a grande scala” per la crescita e l’ impiego: ha il vantaggio di smetterla con lo scaricabarile su Bruxelles, di riavvicinare i cittadini all’ Europa, di bilanciare i poteri tra Stati e Unione a favore di quest’ ultima, con relative riforme democratiche della governance.
– Eurobond, con un meccanismo parziale (e con vincoli legati al debito dei vari stati) e crescita progressiva della loro percentuale rispetto ai titoli nazionali, legata alle misure di risanamento (meccanismo virtuoso anziché loop recessivo da cura dimagrante “alla Merkel” che ammazza il paziente)
– separazione tra banche di risparmio e d’ investimento.
– Tassazione (a livello europeo) sulle transazioni finanziarie internazionali *e* Tobin Tax.
– Giustizia Fiscale, con tassazioni aumentate piuttosto che ai redditi alti tout court (“redditi da lavoro”) sulle *rendite* alte. Ricominciamo a separare gli imprenditori dai finanzieri e da chi campa da parassita se non da locusta che si muove sui mercati…
– riduzione dei privilegi da nicchie fiscali, ordini professionali, ecc.
sono tutte cose sacrosante. Ma sono proposte organiche del partito, di singoli, battute dentro interviste?
Comunque la chiave sarebbe se fossero proposte della SPD dopo che questa abbia vinto le elezioni
Per ora son proposte e dibattiti emersi nelle prime battute delle primarie socialiste. Che, in mancanza di una strategia continentale condivisa, non dubito verranno edulcorate se non proprio disattese da chiunque sia il prossimo presidente (anche ammesso che sia socialista).
In mancanza di una strategia continentale condivisa io dico solo: “Pace in terra gloria in cielo e sopra un velo, c’è la Madonna di Pompei, mi pare tale e quale a leiiiiiiiiii”
Ma li conosci dei compagnucci svegli francesi che facciano un laboratoire?
Tassare i redditi medio-alti si riduce a tasare i redditi da lavoro e quindi “i soliti noti”, cioè i soliti fedelissimi al Fisco (queli che le tasse per forza vogliono o devono pagarle).
In Italia reddito medio-alto non significa ricchezza ma onestà mentre reddito medio-basso non sempre significa povertà.
Le rendite da capitale (i cd. capital gains) vanno tassati e i patrimoni immobiliari (dalle seconde case in su) perchè rappresentano ricchezza improduttiva per il Paese. Spostare la tassazione dai redditi ai patrimoni. Così facendo si lancia pure un messaggio: smettetela di usare i risparmi per comprare case e immobili che parallizate l’economia e non create nè lavoro nè ricchezza e, piuttosto, invece investite in attività produttive (aprite negozi, mettetevi in proprio, che fate girare l’economia). Il problema però non è solo la scarsa propoensione degli italici a investire i soldi in attività produttive quanto anche la difficoltà nel farlo visto che l’economia non cresce…Il problema dell’Italia non è il debito pubblico. Il problema dell’Italia è che all’elevato debito pubblico si somma una crescita misera. Così se si agisce solo sul versante debito pubblico addirittura provocando un’ulteriore contrazione della crescita, non solo non si risolve nulla ma si aggrava la situazione.
Inoltre, tornando alla tassazione sui redditi sopra i 90mila euro/anno, essa produce due conseguenze:
1) incentiva ad evadere coloro che sono poco sopra la soglia dei 90mila. Insomma anche chi fino a ieri non evadeva, se vede che soglia 90mila o 200mila si avvicina, allora comincia almeno in parte a nascondere i propri redditi al Fisco;
2) deprime i consumi perchè i titolari di questi redditi sono quelli che spendono di più. Dopo che il Cav ha passato mesi a dire che la crisi si batteva comprando elettrodomestici, televisori, frigoriferi, auto, ecc. è una bella contraddizione.
Ancora convinto che sia misura di buonsenso?
Risposta secca: No, plex, dopo le esperienze italiche col Pugno… di mosche, mi guardo bene dal riporre illusorie speranze oltralpe. E poi, la storia insegna da un bel po’ che affidarsi ai francesi per tirarsi fuori dai casini gira male (specie per l’ Italia)
Infine, come d’altronde in Inglese, il “Camarade” incute ancora una certa impressione al mio orecchio allenato alle incrostazioni littorie cisalpine.
Comunque l’ impressione e’ che: 1. i canali di azione tradizionali (anche federazioni giovanili dei partiti) siano relativamente piu’ “vivi”: non c’e’ stato il tracollo che in Italia si e’ visto con la fine della prima repubblica. 2. Esistono alcune reti, come “ATTAC” ( http://www.france.attac.org/) nate in Francia e che si stanno sviluppando globalmente.
La gente e’ meno scafata, anche se il trend e’ lo stesso. Vedremo anche cosa esce dalle primarie socialiste, se la minestra riscaldata di Hollande la vedo ancora piu’ dura.
Intendiamoci Isi, siamo tutti d’accordo che bisogna tassare le rendite e non i redditi da lavoro. Infatti almeno personalmente, sono a favore di una patrimoniale come scelta migliore. Cio’ detto, meglio il contributo di solidarieta’ ai redditi alti, che sono comunque persone che stanno molto bene, piuttosto che aumentare l’IVA, che colpisce tutti, o peggio punire i dipendenti pubblici in quanto tali come pure vorrebbero fare.
Questo partendo dal presupposto che i tagli vadano fatti comunque. Poi guarda, io son d’accordo con te, il problema e’ la crescita, non il debito in quanto tale (infatti il problema e’ il rapporto debito PIL, che migliorerebbe tanto piu’ l’economia cresce). Ma nello stato attuale delle cose, se non assumi un’iniziativa politica forte in sede europea per affrontare collegialmente la questione debito, l’assenza della possibilita’ di svalutare e l’attacco coordinato ai nostri titoli di stato ti impone dei tagli.
Quanto alle due obiezioni, siamo d’accordo sulla lotta all’evasione, d’altronde questo e’ vero’ indipendentemente dalla soglia sul reddito, una volta assunto che ce ne sia una. E cmq si tratterebbe di una misura una tantum, se uno che sta a 90500 dichiara 600 in meno, guarda, lo capisco pure.
Sul fronte dei consumi la faccenda e’ piu’ delicata. Qualunque taglio ha un effetto indesiderato di contrazione dei consumi. Sei in grado tu, dati alla mano, di dimostrarmi che tassare di piu quei redditi deprime di piu in consumi che so, di un aumento dell’IVA o di un contributo minore esteso anche a redditi piu bassi?
L’auemnto dell’IVA limitato ad un punto percentuale non provocherebbe cataclismi perchè sarebbe sempre in percentuale meno dell’1% del costo complessivo del prodotto. Per esempio, facendo i conti della serva, se una macchina la paghi 15.000 + IVA e quindi 18000 con IVA al 20%, se aumenti IVA di 1%, la pagheresti 18.150 euro, quindi 150 euro in più rispetto al prezzo precedente e in percentuale ti farebbe lievitare il prezzo solo dello 0,8%. Non penso che sapere che per comprare un’auto devi spendere lo 0,8% ti faccia cambiare idea sul comprare o meno un’auto mentre sapere che a fine anno devi pagare il contributo di solidarietà forse ti fa passare la voglia di comprarla l’auto. Senza considerare che esistono una serie di prodotti su cui si applica l’IVA agevolata al 10%, si può pensare anche lì di alzarla oppure la si può alzare in maniera selettiva sui beni di lusso o su determinati altri prodotti (tipo SUV) che costando di più ti porterebbero anche ad un gettito maggiore e chi compra quei beni non si lascia certo scoraggiare da un contenuto aumento dell’IVA. Insomma la soluzione peggiore mi pare proprio il contributo di solidarietà applicato a quei redditi. Inoltre, aggiungo che il raddoppio del contributo di solidarietà previsto per i parlamentari è incostituzionale così come lo sarebbe quello che Calderoli vorrebbe applicare agli sportivi.Il principio di uguaglianza è ancora parte della costituzione…Insomma rinchiudete Tremonti e Calderoli e poi si può cominciare a ragionare…
Guarda che Calderoli e Tremonti so i più svegli là dentro…e t’ho detto tutto.
Cmq la tua teoria nun me quadra. Infatti l’iva aumenta su tutto, mica solo sulla macchina. E tutto aumenta dello 0,8% come dici tu. Quindi se uno prima consumava per 20mila euro l’anno ora sarebbero 20160. Ora se quello stava largo, non fa differenza, ma se quello stava stretto, capace che quei 160 euro in più non ce li ha proprio. O preferisce risparmiarli. Moltiplica questa situazione per i redditi che consumano per 20mila euro l’anno o meno, che sono molti di più di quelli considerati per il contributo di solidarietà, diciamo che sono dell’ordine dei milioni invece che delle centinaia di migliaia e vedi che ti devi mettere carta e penna per calcolare che fanno i consumi.
Punto primo.
Punto secondo, a parità di perdita di consumi, se uno guadagna 1000 euro al mese e gli togli 160 euro l’anno probabilmente lo sente di più di uno che ne guadagna 5000 al mese e gli togli un mese.
Sul punto due di plex concordo, ma sul punto uno la penso come Isidoro, uno che fa una spesa tipo di 20mila euro non si fa problemi a spenderne altri cento. Perché se decide di spenderne 20mila significa che ne ha dietro almeno altrettanti di riserva. Gli italiani sono risparmiatori.
Io resto comunque convinto che si debba intensificare in modo minuzioso la lotta all’evasione, ma non come ripetono stancamente i parlamentari stile mantra. Ci sono cose precise da fare, a volte anche dolorose e impopolari, ma vanno fatte. Lo dico per esperienza, non perché leggo le statistiche sull’evasione, io gli evasori li vedo di persona e posso assicurarvi che sono un esercito, non le poche migliaia di milionari. E’ sufficiente pescare nella fascia di reddito dagli 80mila annui in su: barche intestate a società di comodo, case fittiziamente divise a metà, domestici pagati rigorosamente in nero, factotum che con la complicità dei clienti si fanno un secondo lavoro, medici che dopo aver operato in ospedale prenotano al paziente 3 visite di controllo nello studio e non rilasciano ricevuta… In Italia l’evasione è una cultura. Uno stile di vita.
Sul fatto dell’evasione il problema è come dice Matte. Un problema culturale. Quante volte vi hanno detto, “possiamo fare la ricevuta, ma senza c’è un piccolo sconto”. Ecco, io per timidezza ancor prima che per lo sconto, non ho mai avuto il coraggio di dire, no grazie, voglio la ricevuta.
Forse toccherebbe trovare quel coraggio?