[Il Grande Bluff] Dacci oggi la nostra manovra quotidiana…
martedì 30 agosto 2011 | Scritto da Stefano Del Giudice - 1.251 letture |
Solo poche settimane or sono, sorridente e provato come una popolana dopo il parto, il buon Tremonti annunciava il gran lavoro fatto dal governo per confezionare una normativa anti-crisi che mettesse in sicurezza i conti dello Stato e togliesse spazio ai dubbi ed alle perplessità dei maestri dell’Eurozona. Lacrime e sangue,ma senza fare troppo chiasso e permettendosi ,soprattutto, di andare avanti come prima, col premier già pronto a partire per Villa Certosa e tutti i boiardi del regime armati di paletta e secchiello per correre al mare a mostrar le chiappe chiare.
Ma ecco, nel bel mezzo della demilanesizzazione del Tremonti, sempre più indigesto a vecchi e nuovi alleati, che il governo riceve una lettera, un po’ come il ragazzo di Morandi che amava i Beatles ed i Rolling Stones: tutto sbagliato, tutto da rifare, ma il problema è che la bocciatura della politica economica del governo italiano non viene dalla buon’anima di un Bartali polemico ma genuino, bensì dal combinato giudizio, espresso con i congiuntivi a posto e l’inchiostro avvelenato, di un consesso non ben precisato di politici e tecnici delle altissime istituzioni europee ed avvalorato dalle firme illibate e prestigiose di Trichet e Draghi. Insomma, la manovra appena sfornata ha lacrime di coccodrillo e sangue anemico, perché se l’Italia ha i conti a posto per il presente e l’immediato domani, il suo debito pubblico resta allarmante: soprattutto, nessuno riesce a varare le riforme strutturali promesse da almeno venti anni a questa parte e nulla sembra in grado di porre un freno alla straripante produzione di debito pubblico.
In condizioni normali,ossia prima del varo dell’Unione Europea e della moneta unica, un governo democristiano doc della Prima Repubblica avrebbe sfanculato senza ritegno i censori d’oltralpe e sarebbe andato serenamente al mare , salvo eventualmente cadere al rientro su una qualsiasi leggina per depenalizzare il furto con destrezza delle galline padovane. Ma ora non si può più : no,ora c’è il trattato di Maastricht,c’è quel cavolo di euro che ti impedisce di diluire il debito svalutando la lira, ma soprattutto c’è quella porcata di mercato finanziario globale che ti ricatta con la pistola della speculazione piantata sulla tempia. Uffff….ma non potevano giocare con i titoli del debito pubblico americano, che tanto Obama ha le spalle larghe ed è pure “ abbronzato” ? Neanche per idea ed ecco allora che al Cavaliere spompettato ed ai suoi “ministri per caso” tocca far finta di mostrarsi duri e cazzuti di fronte al Paese che non va in ferie per insufficienza di pecunia : meglio mostrare a tutti con quale alacrità il governo si rimette al lavoro in pieno agosto e glissare sul fatto che la manovra sfornata appena poco tempo prima è stata sostanzialmente un buco nell’acqua.
Il guaio,però,è che la nuova manovra , intrisa di ancor più lacrime ed ancor più sangue, ha gli stessi difetti della vecchia,nel senso che raschia il barile per raggranellare il più possibile, ma in compenso parla genericamente di privatizzazioni e liberalizzazioni senza indicarne con precisione una , quasi che tutto il problema consista nel riuscire a vendere la Fontana di Trevi un po’ meglio di quello che facevano Totò e Peppino in una vecchia pellicola. E i costi della politica? E i costi della macchina statale farraginosa e sprecona? Semplice, si tagliano le province, anzi no, si tagliano se ce le fanno tagliare, se Bossi è d’accordo e Casini ci mette una buona parola con Formigoni mentre Alemanno tiene buona la Polverini. Del resto,non si sono spostati tre ministeri in Lombardia lasciandoli a Roma a seconda dei casi ? Dove sta il problema? Intanto decretare un’abolizione non costa nulla ,poi vedremo il da farsi,anche perché nel frattempo il popolo bue concentra l’attenzione sui prezzi del ristorante del Senato…
Intanto,però, la finanza locale è allo stremo ed i servizi pubblici,molti dei quali dovranno essere privatizzati ,verranno inesorabilmente meno nel prossimo futuro, anche perché il governo ha soppresso l’unica tassa veramente federalista del nostro ordinamento,quella vecchia ICI che assicurava ai comuni un gettito costante nel tempo e permetteva di pianificare la copertura delle spese correnti .Ma siccome il codice civile ed il buon senso dicono che una municipalizzata va venduta così com’è,ossia debiti compresi, siamo sicuri che basti un decreto per garantire che ci sarà qualcuno che vorrà investire i propri soldi in aziende municipalizzate col personale in esubero e commercialmente decotte ? Poco male: si rimedia con una patrimoniale ? No,gli industriali e Berlusconi non vogliono,meglio inventarsi una tassazione sui redditi da novantamila euro in su,anche perché l’Italia è pur sempre fondata sul lavoro e del resto non c’è contribuente migliore di chi già paga : l’importante è non colpire patrimoni di quei babbei che non hanno ancora portato i milioni ereditati e non tassati in Svizzera e non hanno intestato gli immobili a qualche società con sede a San Marino o nelle isole Cayman.
Tutto, insomma,resta come prima, alla faccia di Draghi, del trattato di Maastricht e dell’Europa,ma soprattutto alla faccia degli italiani,cui abbiamo impedito di andare in pensione a 65 anni come tedeschi e danesi , per la gioia dei sindacati, ma cui sostanzialmente impediremo di avere una pensione, a differenza di tedeschi e danesi, per la gioia di un sistema previdenziale che somiglia sempre di più ad un gratta e vinci. Ma queste sono quisquilie, pinzillacchere: il Cavaliere spompettato riparte sorridente per Villa Certosa, i ministri ed i deputati corrono al mare e Tremonti se ne torna a Sondrio per riflettere e capire se sarà più opportuno dimettersi a fine mese o dopo il dibattito parlamentare che dovrà decidere in merito all’arresto di Milanese. Intanto, però, dai quartieri alti delle istituzioni europee hanno espresso un formale gradimento per la manovra balneare, ma lasciando pur sempre intendere che non si fidano e ci tengono d’occhio. Forse, anche stavolta, Totò e Peppino avrebbero fatto una figura migliore: loro, almeno, facevano ridere…
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