[Si Muore] Un patto faustiano per l’Europa
giovedì 28 luglio 2011 | Scritto da Redazione - 1.750 letture |
Questo importante articolo, tratto dal sito http://yanisvaroufakis.eu/, inaugura questo numero dedicato alla questione della crisi del debito che minaccia l’Euro e l’Europa. Per quanto ci riguarda inaugura anche una sinergia sempre più forte col Melograno Rosso, il sito del Network per il Socialismo Europeo, che su questo tema si è impegnato da sempre e con una profondità di analisi che non ha pari in Italia. Qui il buon Varoufakis ci spiega come e perché l’accordo UE per salvare la Grecia, in verità conanna l’Europa. E’ un pò tecnico, ma non c’è bisogno di capire di economia per intuire che la situazione è molto, molto grave.
Un Patto Faustiano per l’Europa: l’ultimo tentativo per risolvere la crisi del debito della Grecia e le sue ripercussioni
22 Luglio 2011
L’accordo raggiunto ieri (il 21 Luglio sera n.d.r.) dalle élite politiche e finanziarie in Europa ha lo scopo di affrontare, una volta per tutte, il problema del debito greco. Proprio come nel maggio 2010 l’idea era che il contagio all’interno della zona euro possa essere impedito con un ringfencing della Grecia, [ovvero costruendo attorno alla Grecia un “recinto” di fondi per combattere l’instabilità finanziaria n.d.t.](ricordate il primo salvataggio della Grecia, la creazione del Fondo europeo di stabilità finanziaria, l’EFSF, e il passo ‘radicale’ di fare acquistare alla BCE obbligazioni periferiche sui mercati secondari), così anche oggi i nostri grandi e illuminati dirigenti hanno ritenuto necessario di cimentarsi per una seconda volta al problema del “ringfencing”, dato il miserabile fallimento del loro primo tentativo quattordici mesi fa.
Indubbiamente, ci sono elementi nel nuovo accordo che hanno dei meriti. Per esempio, trasformare l’EFSF in un fondo paneuropeo simile al TARP per la ricapitalizzazione delle banche (e non solo quelle degli Stati membri “crollati”) è una buona idea che ho proposto qualche tempo fa (e il cui valore pratico sarà giudicato, in pratica, da quanto le banche saranno costrette a prendere capitale dall’EFSF in cambio di azioni). Inoltre, prestare alla Grecia al 3,5% e per trent’anni sembra un civile passo avanti, in confronto ai tassi esorbitanti del primo salvataggio (e il ridicolo periodo di rimborso di quattro anni). Infine, un taglio di circa il 20%, che è ciò che è effettivamente propagandato oggi, per le obbligazioni con scadenza fino al 2019, sarebbe probabilmente stato sufficiente nei primi mesi del 2010.
Purtroppo, analizzare i meriti di questo accordo è simile a discutere un piano decente per estendere la linea Maginot attraverso il Belgio dopo che Hitler abbia preso Parigi. In breve, i cavalli sono fuggiti imbizzarriti e noi discutiamo i meriti dei cancelli della nuova stalla. Sto esagerando? Leggi l’articolo 7 dell’accordo per vedere che non è cosi’. Dopo che l’articolo 6 stabilisce che il taglio riguarda la Grecia e solo la Grecia (“vorremmo chiarire che la Grecia richiede una soluzione unica ed eccezionale”), l’articolo 7 aggiunge: “Tutti gli altri paesi dell’euro solennemente ribadiscono la loro determinazione inflessibile a onorare pienamente i propri debiti individuali e sovrani e tutto il loro impegno per la sostenibilità fiscale e le riforme strutturali. “In altre parole, gli sforzi che la Grecia stava facendo fino ad oggi, gli altri (ad esempio l’Irlanda) continueranno a farli indipendentemente dalla loro capacità di compierli. Questo è un dono inestimabile agli speculatori che non amano nulla più che mettere alla prova questi ‘solenni’ e ‘inflessibili’ ma insostenibili impegni presi da governi e organi dell’UE con una lunga storia di tali dichiarazioni che sono confermate più nell’inadempienza che nella osservanza.
Il problema con il nuovo accordo (che non è dissimile nello spirito ai “vestiti nuovi dell’Imperatore”) è che contiene tutte le idee giuste, ma esattamente nelle proporzioni sbagliate e con tempismo deplorevole. Le idee giuste sono: ristrutturazione del debito e un approccio più razionale alla gestione del debito, un piano Marshall per rilanciare gli investimenti e dare un calcio d’inizio alla ripresa e un EFSF su modello TARP che possa ricapitalizzare le banche. Tragicamente, queste idee splendide (che, a proposito, sono i tre assi della nostra Modesta proposta per superare la crisi Euro) sono proposte solo nella misura in cui non si applicano alla zona Euro nel suo complesso, limitando la loro portata solo alla debole, irrilevante Grecia. Prendiamoli uno alla volta.
I. Ristrutturazione e gestione del debito greco: Chi pagherà il conto? L’ EFSF è la risposta. E dovrà uscire fuori con la maggior parte dei nuovi prestiti di salvataggio per la Grecia, mentre i creditori della Grecia soffrono, nello schema più grande delle cose, un piccolo taglio (del 21%). In altre parole, Germania e Francia dovranno garantire la maggior parte dei nuovi prestiti che saranno utilizzati per rimborsare o riacquistare, i debiti greci più vecchi.
II. Ricapitalizzare le banche europee: chi fornirà il capitale? L’ EFSF naturalmente. Di nuovo.
III. Il Piano Marshall per la Grecia: chi lo finanzierà? L’accordo non dice nulla su questo ma, in assenza di specifiche, è inevitabile che il finanziamento debba provenire da budget esistenti dell’UE. Il che significa che i fondi attualmente stanziati per gli investimenti in Irlanda e nel resto della periferia saranno nuovamente incanalati verso la Grecia. Difficilmente una ricetta per superare la carenza di investimenti a livello europeo…
Ora, se questi tre punti fossero sufficienti a fare un “ringfence” della Grecia, il loro costo di realizzazione sarebbe gestibile e il loro esito desiderabile. Purtroppo, questo tipo di ringfencing è di almeno un anno in ritardo. Allora, prima del maggio 2010, il costo di tali misure sarebbe stato sotto la base finanziaria di 450 miliardi di Euro dell’EFSF . Oggi, il costo è salito alle stelle a circa 2 mila miliardi di Euro. Perchè è impossibile immaginare che la Grecia prenderà in prestito al 3,5% mentre la Spagna sta lottando per rinegoziare i suoi debiti enormi nei mercati monetari a oltre il 6%. Ed è assurdo pensare che qualsiasi persona di buon senso possa essere convinta dal giuramento dei nostri capi che il debito irlandese non sarà ristrutturato quando il debito greco è sottoposto a un menù di tagli alternativi. Inoltre, è noiosamente perverso pensare che l’apatica Italia può essere lasciata all’appetito delle agenzie di rating del credito e alla mercé dei lupi dei mercati monetari che hanno annusato il profumo di sangue proveniente da Roma, Madrid, e dalla stessa Bruxelles.
A un bilancio complessivo, il costo di realizzazione delle politiche I, II e III di cui sopra è proibitivo per i paesi a rating AAA che dovrebbero sopportarlo, in pratica Germania e Francia. Ciò che rende questa prospettiva ancora meno probabile è che gli speculatori hanno appena ricevuto, grazie all’accordo di ieri, due campi da gioco separati in cui praticare le loro abilità ben affinate: (a) Attaccare i titoli periferici e le banche, e (b) testare l’acqua per vedere se il rating AAA della Francia è sicuro. Nel momento in cui procedono per quanto riguarda (a), le loro scommesse saranno rafforzate rispetto a (b). E una volta che il rating AAA della Francia sarà avvolto in una piccola nuvola di dubbi, la domanda diventerà: potrà mai la Germania permettersi di mettere garanzie per l’EFSF pari a quasi la metà del PIL della nazione? (Perchè questo è ciò che la Germania dovrà fare per implementare correttamente I, II e III qui sopra una volta che la tripla A francese è in discussione.) La risposta è un inequivocabile ‘NO’. E una volta che questa risposta comincia a fare il giro nei cuori e nelle menti dei responsabili politici e degli operatori del mercato monetario, la Crisi riapparirà con una vendetta senza precedenti.
Il che mi porta al mio (prevedibile) punto: se l’Europa è davvero desiderosa di implementare I, II e III di cui sopra, può farlo solo adottando la nostra Modesta proposta, con il trasferimento, di questo si tratta, di una grande fascia del debito complessivo della zona euro al centro (la BCE è la mia meta preferita), che ne pagherà gli interessi per mezzo di euro-obbligazioni che possano poi anche essere utilizzate per cofinanziare il piano di ripresa paneuropeo della Banca Europea per gli Investimenti. Fino a quando non sentiremo i nostri dirigenti pronunciare la parola eurobond, fino a quando il nuovo Piano Marshall non spiegherà le ali su tutta la zona euro, fino a quando le banche non saranno costrette a prendere capitali sufficienti dall’ EFSF (e non solo l’importo minimo che le terrà in uno stato tipo zombie come il Giappone degli anni ‘90), la crisi si avviterà sempre di più.
Conclusione
La risposta generale a questo accordo è una cauta approvazione. Il verdetto della maggior parte dei commentatori è che è nella giusta direzione, ma richiede passi più grandi e più coraggiosi. Non è il mio verdetto.
Quello che avrebbe potuto essere una risposta decente un anno e mezzo fa può essere la medicina sbagliata oggi, ben dopo che la malattia è progredita a parti dell’area della moneta comune fino a quel momento sane. Può, ovviamente, risultare che, politicamente, l’Europa sta sperimentando sulla Grecia l’entità delle politiche I, II e III, prima di estenderli al resto della zona euro, una volta che vi è la prova che la crisi si rifiuta testardamente di arrestarsi. Ma c’è un’altra interpretazione che, purtroppo, può essere più pertinente.
La mia interpretazione alternativa è che la signora Merkel si è spinta troppo in là lungo la strada dei trasferimenti fiscali che, lei, apparentemente, respinge. Come ho sostenuto in precedenza, questo nuovo pacchetto per la Grecia è estremamente costoso per i contribuenti tedeschi e, peggio ancora, crea una nuova reazione a catena (nel regno della speculazione) che può solo gonfiarne il costo in modo esponenziale nei prossimi mesi. Piuttosto che portare una maggiore unione politica, e una nuova volontà di omogeneizzare il debito e gli investimenti, il costo crescente per il contribuente tedesco minerà la volontà politica di Berlino di rimanere fedele all’euro.
Se ho ragione, piuttosto che un passo verso la logica della nostra Modesta proposta, l’accordo di ieri può essere un patto faustiano che spinge l’Europa alcuni gradini più in basso nella scala che porta alla prospettiva infernale di disintegrazione europea. Col fine di ritardare ulteriormente il passaggio ad un certo grado di integrazione comunitaria del debito e di riciclaggio dell’eccedenza (sotto forma di investimenti produttivi nelle regioni in deficit), i leader europei sembrano aver raggiunto un accordo con una sorta di Mefistofeli postmoderni che ci porteranno infine a una momento orribile di resa dei conti. La domanda è allora se la fine della storia assomiglierà di più a quella del pre-moderno Marlowe o alla risoluzione più felice del tedesco Goethe.
Yanis Varoufakis economista preferito di Labouratorio in quanto greco, grillo parlante e sempre fuori dagli schemi. Ha vissuto in Inghilterra nei tumultuosi anni ’80, in Australia nei ’90 per tornare in Grecia negli ’00. Dunque di crisi qualcosina capisce. Labouratorio si è innamorato di lui per questo pezzo uscito su Melograno Rosso, in cui consigliava al suo paese di fare bancarotta. Il mondo lo conosce invece per la sua sacrosanta modesta proposta di “europeizzare” una parte dei debiti sovrani dei paesi più deboli.
Tag: accordo, Economia, EFSF, fallimento, Faust, Germania, grecia, Irlanda, patto, Portogallo, Rating, tripla A, Ue, Yanis Varoufakis
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