[E poi c’è, anzi c’era, Berlusconi] Jesus Christ Berlustar e il carisma senza politica
giovedì 28 luglio 2011 | Scritto da Redazione - 1.754 letture |
Non ci sarà. Non sarà candidato premier. Lui che ha dato vita al premierato all’italiana, proprio lui, non ci sarà. Lo ripete da troppo tempo e in troppe occasioni per non meritare un minimo di credito. Berlusconi ha gettato la spugna, addio competizione. Il perché è semplice, emozionale, infantile e senile: “gli italiani non mi vogliono più bene.” In realtà c’è ben altro sotto, ma al Cav non è dispiaciuto in questi anni credere alla fandonia del carisma. In fondo gli piaceva sentire quella sua volgare e affamata classe dirigente trincerarsi dietro al fascino del potere carismatico, del partito carismatico, del governo del leader. Gli hanno fatto credere fosse tutto merito del tocco: strategia perfetta per un vanesio addobbato da messia.
Avete presente il Giuda di Jesus Christ Superstar? “Ehi Jesus! Non crederai mica a questa cosa di Dio…” Caspita se ci ha creduto. Era più comodo del far politica. Era più comodo del mantenere ed alimentare un potere legale, razionale, cresciuto attraverso il democratico consenso per un limpido programma politico, anche se fondato su quell’altro potere così banalmente patrimoniale: ma chissene, Weber ci era arrivato un secolo fa e gli italiani non si erano di certo scandalizzati per diciassette lunghi anni. Credevano e credono nella politica. Per questo Berlusconi è stato prima sostenuto, avvisato, poi punito e molto probabilmente messo in pensione: perché egli, cullando il carisma, ha tradito la politica, quella strana miscela di concetti e azioni che pretende chiarezza e risultati. Su questo il popolo non sorvola. Il popolo vede, il popolo sceglie. Su questo il popolo resta sovrano. Ma solo in apparenza. Il dopo Berlusconi non sembra annunciare l’epoca del ritorno alla politica, della selezione della classe dirigente, dei suoi valori e dei suoi programmi. L’aria che spira per l’Europa dice il contrario. I principali partiti tendono ad uniformare la propria offerta politica, le ricette di austerità dei tagli al welfare sembrano gli unici mantra disponibili, il PPSOE, il PD-L, l’SPDU, le sigle di centro-destra e centro-sinistra si confondono nel cieco sostegno alle politiche monetarie di organismi fondamentalmente sganciati dai processi di partecipazione. La magistratura, poi, seppur legittimata dal proprio ruolo, continua ad ingolfare la macchina democratica colpendo singole personalità senza ribaltare il tavolo, una volta per tutte. Insomma, se Berlusconi aveva riempito il vuoto politico e di sovranità, lasciato da tangentopoli, esso oggi sembra estendersi con maggior voracità a tutto il vecchio continente, se non all’occidente intero. Ci avviamo verso il tipo-ideale dell’amministrazione controllata e della decrescita: a meno che non accada qualcosa di vitale, di spregiudicato, di giovane. Di politico.
Giacomo Petrella, genovese, 27 anni, una folgorazione sulla via di Damasco lo ha portato da pericolose frequentazioni piddielline alla militanza nella FGS. Ogni tanto, una buona notizia.
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