[Tutti a votare] Il fascino discreto del referendum
giovedì 9 giugno 2011 | Scritto da Stefano Del Giudice - 800 letture |
Che cos’è,tecnicamente,un referendum? Semplice: si tratta di un istituto di democrazia diretta cui la Costituzione ,attraverso un iter ben preciso e con opportune delimitazioni, ha demandato il compito di correggere eventuali distorsioni del meccanismo rappresentativo ed in particolare una distanza eccessiva fra la sensibilità degli eletti e quella degli elettori.
Il meccanismo della raccolta di un congruo numero di firme a sostegno del quesito referendario vuole assicurare che il ricorso a questo strumento sia circoscritto a temi di effettiva rilevanza generale ,mentre l’iter di verifica della sua ammissibilità vuole scoraggiarne l’uso indiscriminato ,posto che ,se in Svizzera il corpo elettorale si pronuncia con disinvoltura su ogni genere di questione, è pur vero che non dappertutto esiste il quoziente di autodisciplina necessario per il buon funzionamento degli istituti di democrazia diretta .
IL referendum,tuttavia,è anche una creatura subdola: in Inghilterra ,costituì lo strumento con cui il governo conservatore e neo liberista della Thatcher indebolì la presa dei sindacati sulla working class ,mentre in Italia è stato ora il campo di battaglia su cui si è giocata e vinta la prima rivoluzione laica del Paese ( la difesa della legge sul divorzio) , ora il letto di morte della prima repubblica, “sbranata” dai quesiti promossi da Mario Segni , ora il tavolo da poker su cui la Fiat sta provando a giocare al sua partita a cavallo fra Mirafiori,Stati Uniti e sindacati.
E’ noto che anche l’approccio delle forze politiche nostrane verso questo strumento non è stato assolutamente uniforme:se i radicali l’hanno utilizzato in modo sistematico,al punto quasi di “lottizzarlo” ,la vecchia DC e lo stesso PDL si sono trovati spesso a combatterlo se non a boicottarlo, approfittando sistematicamente di una calendarizzazione in palese conflitto di interesse con la voglia dei cittadini di passare un gioioso week end al mare. E’ rimasta proverbiale la cautela verso lo strumento referendario del vecchio PCI e dei suoi epigoni, mentre Di Pietro sembra apprezzarne principalmente le potenzialità dal punto di vista della mobilitazione. Quello che conta,in ogni caso,è che alcuni referendum finiscono fatalmente per avere un significato politico maggiore di altri e non è un caso se Marco Pannella, proprio grazie ad imponenti raccolte di firme e battaglie memorabili su alcuni temi fondamentali quali la laicità e le libertà essenziali dell’individuo, ha potuto incidere sulla scena politica nazionale ben oltre il suo mero peso elettorale. Non è neppure un caso se proprio il risultato di un referendum,quello del 74 sul divorzio,sancì la fine politica della vecchia DC di Fanfani e se in un’altra occasione , il quesito sull’abolizione della scala mobile, fu ancora un referendum a spiegare che i sindacati italiani non erano più forti come prima.
A questo giro,però,la cosa che colpisce è che i prossimi 4 referendum incutono timore soprattutto a Berlusconi, il populista per eccellenza, che probabilmente teme un nuovo inequivocabile segnale della definitiva rottura del feeling fra lui e l’elettorato ,quella specie di complicità che gli ha permesso di dominare la scena per più di 20 anni a colpi di consenso nonostante gli scarsi risultati ottenuti dai suoi governi ed i pesanti sospetti instillati da una serie impressionante di inchieste giudiziarie.
Si tratta di uno scenario inedito, perché qualcuno suggerisce che questa volta , a differenza del recente passato, l’italiano godereccio e stupidone potrebbe ravvedersi e rinunciare alla gita domenicale per andare a votare : potrebbe votare 4 si o,comunque, contribuire con il proprio voto a quel raggiungimento del quorum che per Berlusconi sarebbe già di per sé una sconfitta. Innanzi tutto,perché è molto probabile che i SI vincano,ma in ogni caso perché si dimostrerebbe che l’elettore ha ancora voglia di votare e,conseguentemente,di scegliere . E’ il rischio insito nelle democrazie.
Stefano Del Giudice
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