[Voi votate] E io sto col Papa
lunedì 16 maggio 2011 | Scritto da Nicolò Cavalli - 925 letture |
«Nuovi problemi e nuove schiavitù emergono nel nostro tempo», anche «nel cosiddetto primo mondo, benestante e ricco, ma incerto circa il suo futuro.» E’ questo il messaggio che Benedetto XVI ha lanciato all’Assemblea ordinaria del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie, sabato mattina. Un’affermazione forte, rispetto alla quale il Pontefice ha invitato religiosi e laici a «non avere timore» e proseguire nel tentativo di «condurre gli uomini alla vera libertà dei figli di Dio contro ogni forma di schiavitù.»
Un’affermazione forte, certo, ma tutt’altro che banale e soprattutto frutto di un’osservazione lucida della realtà, come d’altro canto è lecito attendersi da un intellettuale come Ratzinger. Questa arriva proprio nel giorno in cui la Guardia di Finanza di Vicenza ha portato a termine un’operazione, arrestando un’organizzazione di indiani accusata di un vasto giro di volantinaggio illegale e lavoro nero, evasione fiscale e frode. Inoltre, l’organizzazione imponeva sui lavoratori un controllo totale di tipo schiavistico: attraverso un collare elettronico dalle maglie invisibili, collegato a un gps e apposto al collo dei lavoratori, i “padroni” seguivano costantemente ogni loro movimento. Spesso clandestini, questi non potevano ribellarsi alle condizioni di lavoro umilianti proprio a causa della ricattabilità dovuta alla povertà e alla loro condizione di immigrati irregolari.
L’episodio, anche se certamente isolato, è allo stesso tempo frutto di un processo più generale che è fondamentale comprendere. Se è vero che una schiera sempre più ampia di “nuovi ricchi”, provenienti dai Paesi in via di sviluppo, inizia a farsi spazio sulla scena internazionale, allo stesso tempo un esercito costituito da miliardi di individui stenta ad uscire dalla povertà, soprattutto a causa di una competizione al ribasso nel mercato internazionale del lavoro non qualificato.
Proprio l’India, dove i primi dieci miliardari posseggono un reddito pari al 12% del PIL nazionale totale mentre quasi novecento milioni di persone vivevano nel 2005 con meno di 2,50 dollari al giorno (a parità di potere d’acquisto), è in questo senso paradigmatica.
Quell’enorme opportunità per l’umanità, che è la globalizzazione, ha insomma enfatizzato e non ridotto alcune delle disparità di reddito a livello globale, così che l’esodo verso i Paesi ricchi ha costituito sacche insostenibili di emarginazione sociale legata all’immigrazione, persino all’interno di regioni come il nord-est italiano, una delle più ricche e civilizzate al mondo. E’ contro un processo di negazione dell’uomo di questo tipo che Benedetto XVI si è scagliato.
La morte di Dio, annunciata da Nietzsche nel 1882, non poteva che condurre alla morte di ogni verità, come dimostrato storicamente dal progressivo mostrare la corda delle ideologie sino alla loro fine. Ma la liberazione dalle ideologie rischia di rappresentare la dittatura dell’esistente, l’impossibilità di pensare il mondo e lo sviluppo in termini alternativi, la trasformazione della politica dalla tecnica regia platonica a puro management e gestione del presente, marketing elettorale dalla vista corta.
Tutti gli schieramenti dei sistemi democratici occidentali sono allo stesso modo alle prese con questo tipo di inconscio filosofico, così da giungere a considerare ineluttabili processi e fenomeni sociali di grande respiro, come la globalizzazione, dimenticando invece che i fenomeni sociali per definizione non si creano dal nulla, ma come risultato – spesso inatteso – di un sistema di decisioni e meccanismi istituzionali.
Tali processi sono dunque in qualche misura “governati” e allo stesso tempo risulta doveroso “governarli”, regolando ad esempio i flussi migratori in base alla loro sostenibilità sociale ed economica, legando il profitto all’esigenza di ridurre e non di aumentare la miseria, creando spazi globali per scelte nell’interesse generale. Solo così si potrà evitare che la globalizzazione si trasformi, dal sogno di un’umanità sempre più unita e interconnessa, alla grottesca realtà di una novella officina di schiavi globalizzati.
Nicolò Cavalli_apostata.
Nicoló, mi ospiti tu?
devo scrivere un commento sulla tabella affianco, ma il prode che l’ha realizzata (che fingiamo di non conoscere) non ha scritto niente questa volta, quindi commento qui.
come vi é venuto in mente di dividere il costo annuo per la durata nominale? forse che le scorie vengo teletrasportate fuori dal pianeta terra dopo 40 anni?
Carletto, il prode che l’ha realizzata non è un labourante, la tabella sarà discussa e commentata quanto prima, siamo solo in attesa dell’ok.
Ma fa piacere la prontezza!
attendiamo dunque che il pisauro faccia chiarezza, dal momento che, da buon hard scientist, ha dimenticato il fatto che anche i numeri possono raccontare frottole!
beh se Andrea é hard, lascio fare a lui..
fate poco i simpatici che ho avuto l’ok a pubblicare l’articolo. L’operazione Atomo Rosso sta per partire!