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[Controeditoriale] Mettersi a 90° oggi per prenderlo in quel posto domani
giovedì 13 gennaio 2011 | Scritto da Plex - 2.458 letture |
Sgombriamo subito il campo da ogni equivoco. Labouratorio non ha una morale sessuale. Dunque il titolo ha come unico scopo quello di rappresentare un’immagine illustrativa di un concetto. Che proveremo ora a chiarire in questo modesto articoletto.
Della Fiat e dell’accordo di Mirafiori hanno parlato tutti. E quando diciamo tutti intendiamo proprio tutti! Fiumi di inchiostro e terabyte di pagine web consumate. Dal Partito Comunista dei Lavoratori ai criptofascisti di Rinascita passando per il presidente Napolitano tutti hanno sentito il bisogno di dire la loro. Sono state espresse tutte le opinioni e sostenuti tutti i punti di vista. Sono stati attribuiti epiteti, sparate contumelie, profetizzate profezie di successi e di sventure. Un paese abitato da 60 milioni di commissari tecnici della nazionale si è tramutato per due settimane in un paese di operai, sindacalisti, economisti e amministratori delegati.
Cosa aveva Labouratorio da aggiungere a cotanto spreco di parole? Potremmo cavarcela dicendo che parleremo di questioni serie ed importanti col nostro solito modo scanzonato e ilare. Ma la verità è che c’è poco da essere scanzonati e ancor meno da essere ilari. Per questo, abbiamo scelto di diventare seri, almeno per un numero. Intervistando chi ne sa più di noi, scegliendo accuratamente opinioni approfondite e fuori dal coro. E tirando fuori dalle nostre zucche vuote quattro opinioni originali e dissimili.
Ci piacerebbe allora dare a questo numero il modesto scopo di offrire a tutti coloro che non hanno avuto la pazienza, la voglia o la possibilita’ di seguire la vicenda dell’accordo di Mirafiori, due o tre spunti che li aiutino a fare bella figura in discussioni con parenti e amici.
Ci rivolgiamo in particolare a tutti coloro se ne sbattono della Fiat e dei suoi problemi, che non si interessano di politica o che comunque la pensino non riescono proprio a trovare il filo rosso che lega le loro prospettive disastrate a quelle degli operai di Mirafiori. A loro diciamo: concedeteci un’occhiata per convincervi che qualcosa di grosso è successo. Qualcosa che non si può ignorare
Facciamola semplice: c’e’ un azienda che vende automobili, la Fiat, che ha difficolta’ a piazzare i suoi prodotti. In parte perche’ spesso fanno cagare, in parte perche’ la concorrenza e’ tanta e ogni giorno sempre piu’ numerosa e agguerrita. Ancora di piu’ perche’ coi tempi che corrono, la gente ha di meglio a cui pensare che comprarsi una macchina.
L’azienda in questione dunque, da un paio di anni a questa parte, va dai suoi dipendenti tramite i loro rappresentanti sindacali a dirgli: sentite belli, qua stiamo con l’acqua alla gola, quindi o accettate di lavorare di piu’ e a condizioni “peggiori”, o sai che c’e’?Chiudiamo la fabbrica e vi mandiamo tutti a spasso.
E’ un ricatto? E’ l’unica via d’uscita possibile per un’azienda in crisi? Le condizioni “peggiori” sono davvero così terribili? Sono state fatte infinite considerazioni in merito. Moltissime le trovate negli articoli che popolano questo numero di Labouratorio. Lo spettro delle posizioni, anche tra i Labouranti, è vario. Su una cosa però concordiamo tutti.
Allo stato, la Fiat ha un futuro estremamente incerto.
Fin tanto che la Fiat non inizierà a produrre auto migliori non ha alcuna speranza ne’ prospettiva.
Se non c’è un piano industriale serio, che guardi lontano nel tempo, che punti sull’innovazione e su prodotti all’avanguardia, non c’è futuro. Ci saranno sempre cinesi che produrranno auto che costano meno e tedeschi che produrranno auto piu’ belle, più ecologiche, più efficienti. Nessun piano strategico è stato finora reso pubblico, a meno di non credere a un rilancio basato su “modernissimi” SUV da vendere agli americani.
Per questo Labouratorio pensa che accettare condizioni peggiori di lavoro oggi, potrebbe non evitare affatto di finire a spasso domani. Ok il titolo lo dice in modo piu’ colorito, ma il concetto e’ questo.
Ma questa facile previsione non esaurisce certo il dibattito sul futuro economico del paese. Il caso Fiat è solo il simbolo di una difficoltà più profonda. In uno scenario di competizione globale in cui ci saranno sempre dei cinesi che costeranno meno di noi, e dei crucchi che produrranno prodotti più avanzati, l’Italia deve scegliare in che direzione andare, se verso una progressiva marginalizzazione del suo sistema produttivo o verso una strategia di rilancio studiata sui nostri punti di forza e sulle necessità del sistema globale. In questo scenario difficilissimo, la sinistra deve ritrovare le ragioni della difesa del lavoro coniugandole con una prospettiva di crescita in grado di garantirlo. Lo deve fare in una fase in cui vi è una recrudescenza del secolare conflitto tra Capitale e Lavoro, che vede quest’ultimo soccombere nei rapporti di forza contingenti. Non ci sono risposte banali a queste sfide epocali.
A noi al massimo può competere lo sforzo di formulare delle domande sensate. Noi ci abbiamo provato.
“L’Italia deve scegliare in che direzione andare, se verso una progressiva marginalizzazione del suo sistema produttivo o verso una strategia di rilancio studiata sui nostri punti di forza e sulle necessità del sistema globale.” Siccome abbiamo i prossimi due numeri di Labouratorio occupati, direi che il numero 56 dovrebbe occuparsi proprio di rispondere alle domande poste da quella frase…Pisauro detta la linea!