[Regimi] Contro la tirannia della maggioranza
martedì 13 ottobre 2009 | Scritto da Redazione - 2.909 letture |
di Alessandro della Casa
Nel dibattito politico attuale, soprattutto nel nostro Paese, due sono i termini maggiormente in voga – democrazia e libertà – al punto che i due maggiori partiti italiani ne contengono nel nome i riferimenti.
In realtà, soprattutto dopo la svolta dell’Ottantanove sono ben pochi i soggetti che intendono rinunciare a qualificarsi come “liberali” o “democratici” e, come è noto, quando un aggettivo diventa onnicomprensivo si trasforma in un vuoto simulacro da ‘idolatrare’, come ha affermato Zagrebelsky.
A conferma dello stato di salute malfermo della nostra democrazia e dei suoi fondamenti liberali vi sono le vicende occorse in Italia negli ultimi anni. Si è assistito ad uno svuotamento della rappresentanza, con l’abolizione delle preferenze e liste bloccate scelte dalla nomenklatura delle formazioni politiche, mentre si è tentato di riservare alle maggioranze parlamentari, supporto dei governi, la decisione su temi riguardanti esclusivamente la sfera strettamente privata dell’individuo.
Soprattutto in questo secondo ambito, quello dei cosiddetti “temi sensibili”, la contrapposizione è stata inficiata da accuse particolarmente infamanti rivolte, in nome di una ‘vera etica’ (cioè quella dettata dalla Chiesa cattolica), nei confronti di coloro che sostenevano tesi “liberali”, tacciati di “immoralità” e “nichilismo” nel migliore dei casi, di intenti “eugenetici” – e quindi riconducibili al nazismo – nel peggiore.
Chi ha realmente a cuore i principi liberali, però, sa bene che quando l’istituzione statale avoca a sé il diritto di detenere la Verità o di scegliere la condotta di vita privata dei propri cittadini, la libertà individuale è messa seriamente in pericolo. Si fanno strada il paternalismo e lo ‘Stato etico’, la società è sottoposta ad un appiattimento generale che lambisce l’omologazione.
Anche le accuse governative che vengono rivolte alla stampa critica nei confronti dell’esecutivo, nonché l’accentramento del controllo dei media, del “quarto potere”, che si registra in Italia minano quelli che sono tra i presupposti fondamentali della democrazia: l’antagonismo, la libera dialettica delle idee, l’eguale partecipazione alle scelte.
In un saggio che ho scritto e che è recentemente uscito – Contro la tirannia della maggioranza. La democrazia secondo John Stuart Mill (ed. il Prato, Saonara, 2009) – ho analizzato come, sin dagli albori della democrazia moderna, i filosofi non pregiudizialmente avversi al modello politico-sociale che sorgeva in America, né suoi acritici sostenitori, paventassero il rischio che, lasciato a se stesso, il sistema liberaldemocratico potesse trasformarsi in una “mediocrazia”, un dominio incontrastato di una massa dalle impostazioni e dai gusti uniformati – spesso ‘verso il basso’, se non propriamente retrivi – che avrebbe potuto aprire la strada al governo senza controllo “d’un seul”, di un demagogo o un “meneur de foules” abile nello sfruttare il passivo individualismo radicato in una società borghese, composta di cittadini interessati solo al “money getting”.
La “tirannia della maggioranza” da cui dapprima Tocqueville, poi Mill, mettevano in guardia sarebbe stata caratterizzata proprio da un’opinione pubblica omologata e legata alle consuetudini, guardinga nei confronti di ciò che reputa essere estraneo e nuovo, quindi incapace di mettere in dubbio le verità consolidate e di sottoporle alla critica di intellettuali di minoranza. Il destino di questi pensatori solitari – i “matti” che mandano avanti il carro del progresso della civiltà, come scriveva Ernesto Rossi – d’altra parte, sarebbe stato quello di scegliere tra l’esclusione dalla società e l’assimilazione al pensiero dominante.
Mentre il filosofo francese auspica, per evitare questo rischio, la permanenza di un ruolo di contrasto per gli aristocratici – dimostrando in tal modo una, mai rinnegata, posizione conservatrice –, l’allievo di Bentham propone dei rimedi, basati sulla diade education e participation, che risulterebbero utili anche ai giorni nostri: il potenziamento della formazione scolastica e culturale per creare una società che abbia una maggiore conoscenza e ampiezza di vedute, una stampa libera e un sistema politico proporzionale che permetta l’elezione anche ai candidati non legati ai diktat dei partiti. Tutto ciò, però, innestato in un sistema che lasci ampio spazio alle libertà individuali e agli ‘eretici’, visti non come eversori dell’ordine, ma portatori di un senso “non comune” e quindi di punti di vista inusuali e, magari, di porzioni di verità nascoste agli occhi dei più e indispensabili per il progresso sociale e civile.
Molto probabilmente diverse delle evoluzioni nefaste previste da Mill si sono avverate, nel nostro Paese come nelle altre democrazie. Ciò non significa che la liberaldemocrazia sia un modello corrotto alla base, ma di certo che è stato profondamente tarlato dalla generale disattenzione e dalla preferenza per gli interessi di parte. Continuare a mantenere aperto il dibattito su questi temi e proporsi sempre come irriducibili critici delle consuetudini e delle verità ufficiali sarebbe già un primo indispensabile passo per rivitalizzare e far progredire la nostra società.
Alessandro Della Casa _ Viterbese classe ’83, “eterno studente” di lettere moderne, ha speso un sacco di soldi per libri, donne e sigari toscani…il resto l’ha sperperato.
anche tu da queste parti???
finalmente ci si rivede! 😉
e benvenuti a casa a tutti e due!
Direi che per “essere critici delle consuetudini” Labouratorio è decisamente il posto giusto!