[Minima immoralia] Palazzo Grazioli: anticamera e clienti
mercoledì 15 luglio 2009 | Scritto da Tommaso Gazzolo - 2.313 letture |
“Roma, abbi pietà d’uno stanco cliente
d’un cortigiano proprio esausto”
(Marziale)
Certamente è lecito biasimare la gran dormita di Palazzo Grazioli, con tanto di fotografia ricordo allo specchio della toilette, se non altro per la violazione di una elementare regola sottesa al canone europeo dieducazione politica del principe a partire, perlomeno, dal Petrarca (Fam. 12, 2, dedicata a Luigi d’Angiò, 1352).
Non è, tuttavia, in questione la castità del Sovrano in sé e per sé, né la sua moralità.
Profondamente scorretto è invocare, agitandosi nel repellente moralismo di massa, un processo all’etica del Presidente, così come scorretto è, da parte del Presidente, invocare il rispetto per la propria privacy.
Scorretto, poiché non è in gioco un problema etico, ma una regola politica, la quale, se è del tuttoindifferente rispetto ad orientamenti, giochi, pruriti e lazzi del Principe in fatto di uomini o di donne, è rigorosa nel prescrivere che la partecipazione a questi giochi amorosi avvenga all’interno di una precisa e disciplinata regolamentazione dell’accesso al sovrano.
Non soltanto il Sovrano deve abitare una luce inaccessibile, ma deve anche fornicare in un letto inaccessibile, e con persone inaccessibili.
Rispettata questa regola, ci si può del tutto tranquillamente far beffe dei moralisti. Il problema, pertanto, non si risolve nel quesito se sia lecito o meno addormentarsi con una prostituta.
Bisogna, piuttosto, considerare la prostituta dal punto di vista del suo rapporto con il cliente.
Luigi XIV viveva circondato da prostitute, su Hitler la psicostoria di più basso livello ha costruito un centinaio di ipotesi diverse di perversioni sessuali. Ma in cosa consiste la loro differenza con il nostrano pasticcio?
Essa consiste nel semplice fatto che per il Sovrano inaccessibile la prostituta è una dei tanti clientes che fanno anticamera presso di lui.
Berlusconi ha, invece, rovesciato quella regola fondamentale: ha fatto caricare le ragazze nella sua auto, ha corrisposto loro il prezzo secondo il tariffario concordato, ha offerto qualche “pezzo di pizza” (questo delizioso menù avrebbero servito nel sontuoso ricevimento a Palazzo).
Risiede qui la differenza: dalla prostituta (cliens) che accede al potente, al potente (cliens) che va in cerca della prostituta.
Lui, si legge dalle cronache, non comanda, ma le “invita”. E qualcuna risponde anche di non potere. Ma chi è, allora, il cliente, tra i due?
La differenza è netta e drammatica.
Quel grande moralista borghese che, in fondo, era Carlo Marx, ci ha lasciato un ritratto di Luigi Bonaparte che, tra tutti gli esempi storici, è quello che somiglia, apparentemente, più alla nostra attuale condizione storico-spirituale: “consumato libertino”, che offre, nei ricevimenti all’Eliseo, “sigari e champagne, pollo freddo e salsicce all’aglio” (ricordate lo champagne e i pezzi di pizza?), celebratore di “orge notturne con la canaglia elegante di sesso maschile e femminile”, in notti in cui “le abbondanti libagioni snodavano le lingue ed eccitavano la fantasia”.
Ma, attenzione, poiché è solo apparente l’analogia: Bonaparte resta il potenze, ed intorno a lui, seppur in un’anticamera rozza e piena di canaglia (che nulla ha a che vedere con l’anti-chambre del Marchese di Posa nel Don Carlos di Schiller), i clientes.
Noi, oggi, siamo, in definitiva al rovescio: non è forse il potente ad essersi reso talmente accessibile da essersi trasformato lui nel tradizionale cliens della prostituta?
L’inaccessibilità al potente fondava esattamente quel miracolo giuridico dell’inversione del rapporto sinallagmatico tra prostituta e signore: lei, abituata ad essere circondata da clienti, diveniva, in quell’unico ed esclusivo rapporto, la cliente del Signore.
La traditio corporis si trasformava da controprestazione a offerta .
Il potere si è reso talmente accessibile da ritornare al rapporto classico, di massa, tra prostituta e cliente. Il potente se ne va in cerca di ragazze, che non gli si offrono, ma che chiedono il giusto prezzo.
Egli è divenuto, miseramente, un cliente, come tutti gli altri.
E loro lo trattano come tale. Cosa chiede la Signora di Bari, se non un permesso edilizio?
Ma, per le concessioni amministrative, si va a letto con gli impiegati della para-amministrazione (un funzionario, un burocrate); si può, al limite, arrivare a qualche piccolo borgomastro. A chi mai verrebbe in mente di corrompere direttamente il Presidente del Consiglio?
Rispondo: soltanto a chi lo considera accessibile né più né meno che un impiegato del Comune.
Questa sproporzione infinita tra la ricchezza del potere e il misero gioco di guadagni, favori e ricatti (1.000 euro, pizza e licenza, foto nel bagno, proiezione dei filmini con Putin e Bush), non è segno di uno dei più acuti punti di crisi raggiunti dalla costruzione del potere come qualcosa di inaccessibile.
Per riparare a tutto questo, il prossimo Sovrano dovrà o essere casto o invisibile.
T. Gazzolo
da http://www.moscasulcappello.com
geniale!
Sono d’accordo. veramente un gran bel pezzo!