[A Sinistra … in libertà] Gli apprendisti stregoni dell’anti-partitocrazia
giovedì 2 aprile 2009 | Scritto da Lorenzo Passerini - 2.078 letture |
Penso sia opportuno proporre alcune riflessioni a seguito del trionfo di Berlusconi durante il Congresso fondativo del PdL. Per riuscire a comprendere l’attuale situazione e i motivi della crisi senza fine della sinistra è necessaria una breve analisi storica.
Dalla “scissione di Livorno” del 1921 nella quale nacque il PCd’I (poi PCI) incominciò un rapporto conflittuale tra comunisti e socialisti. Pur cambiando le persone e le idee nei decenni successivi l’attacco ai socialisti si è sviluppato senza interruzioni: basti pensare al periodo della segreteria di Berlinguer, segretario del PCI tuttora mai messo in discussione dai DS-PD, che definiva Craxi “un pericolo per la democrazia”. Anche il Veltroni dei giorni nostri ha preferito Di Pietro ai socialisti.
La caduta del regime sovietico decretò la sconfitta dei comunisti e il trionfo degli ideali socialisti, liberali, riformisti che avevano animato il PSI.
La stagione giustizialista (Veltroni, “il nuovo”, era direttore dell’Unità, quotidiano che ebbe un ruolo importante in quel golpe mediatico-giudiziario) deviò il corso della storia trasformando gli sconfitti in vincitori. Quando si cancella, non per via politica, ma per mano di una giustizia ad orologeria, più di metà della rappresentanza politica del Paese inevitabilmente si finisce nelle mani di avventurieri: è qui che si deve contestualizzare la nascita di Berlusconi politico e il grosso consenso di cui gode.
Il PCI (poi Pds, Ds e ora PD) ha vinto distruggendo il PSI, liquidando i suoi dirigente e accettando la criminalizzazione della sua storia. In tal modo però ha condannato la sinistra al disastro elettorale, perché non può vincere senza le culture socialiste, socialdemocratiche, repubblicane e liberali, senza quel 25% di voti che è confluito, per mantenere intatta la propria identità, verso Forza Italia.
I comunisti hanno cavalcato la delegittimazione moralista della politica e la retorica qualunquista care al “dipietrismo”, tecniche solitamente impiegate per portare al potere la destra. Hanno cavalcato la polemica “antipartitocratica” dimenticando come ovunque i partiti più “pesanti” siano quelli di sinistra, i quali traggono dall’organizzazione parte della propria forza.
Distrutti i partiti, la forza del denaro si è sostituita nelle campagne elettorali alla forza dei militanti, e il denaro, per definizione, sta dalla parte della destra.
Si è cavalcata in questo contesto, contro i partiti tradizionali, anche la personificazione, ma si è dimenticato che il leaderismo favorisce il populismo contro lo spirito critico, la demagogia contro il ragionamento politico, armi impiegate con maestria da Berlusconi.
Scrive Peppino Caldarola, ex deputato DS, sul Riformista del 16 dicembre 2008: “il voto socialista si è disperso, in gran parte è finito a destra, molti leader socialisti sono a destra, qualcuno minaccia di andarci ora, (…) l’adesione del Pd al socialismo europeo provocherebbe una scissione degli ex democristiani. Stiamo parlando di cose vive, non di fatti e sentimenti di un secolo fa. Per molti ex socialisti il nodo da sciogliere è il giudizio su Craxi. L’anatema contro la sinistra socialista è l’ingombro maggiore tra la famiglia socialista dispersa e il resto della sinistra”
La strada resta quindi quella che sciaguratamente si mancò di imboccare nei primi anni Novanta: il superamento della scissione del ’21 costruendo anche in Italia una moderna forza di tipo europeo pienamente integrata nell’Internazionale socialista, seguendo la via indicata da Craxi: la via del socialismo liberale.
la conflittualità socialisti vs comunisti c’era in ogni paese europeo occidentale. la diversità italiana sta nel rovesciamento dei rapporti di forza tra i due movimenti.
Diversità dovuta in parte a questioni esterne che non hanno mai reso popolare la cultura liberale (in primis la presenza del vaticano) in Italia.
L’Italia è in fondo il più occidentale dei Paesi orientali e come nei Paesi orientali, i sostenitori dello Stato liberale sono rimasta elite corrotta e anti-solidale.
Ed in parte a mancanze dello stesso movimento. I due leader più carismatici del socialismo post-guerra (Nenni e Craxi) erano rispettivamente un cojone dal grande cuore ed un farabutto dalla mente fine.
Il primo perse , per mancanza di strategia, la partita elettorale con i comunisti.
il secondo vince , per abilità strategiche, la partita con i comunisti ma svuota il PSI dal socialismo riempendolo di nuovismo (socialista e non) e di arrivisti (in proporzione maggiore degli altri partiti).
il fatto che il PSI si sia squagliato come neve al solo è indice dell’individualismo che oramai regnava nel partito .
così come lo spostamento di socialisti tra i berlusconiani, in alleanza con la Lega ed AN (ancor prima del candeggio finiano) è un chiaro segno che di “politica socialista” nel PSI non c’era quasi più nulla.
e per inciso: non vi erano leader socialisti sotto craxi che fossero craxiani . i craxiani erano seconde file e gli attuali ministri erano mezze seghe ai tempi.
da questo scritto si deduce anche che non tutti i socialisti riconoscono un ruolo positivo a Craxi e ciò non comporta certamente riconoscere un ruolo positivo al PCI.
anzi , far questione politica di una questione storica (il ruolo del PCI e di Craxi), è un considerevole errore .
se si vuol vivere nel passato allora è giusto sparire dall’attualità politica
Prima di giudicare Craxi così sbrigativamente occorre cartografare il cammino di un Partito che conobbe dal Midas in poi un’escalation irresistibile. Un Partito che raggiunse risultati elettorali impensabili e un peso politico enorme in breve tempo, disincagliandosi dall’imbarazzo di una subalternità ormai cronica e rilanciando con forza il riformismo turatiano.E allora quella spregiudicatezza sarà rischiarata da nuova luce, les liaisons dangereuses con quel “joker in the pack” di Berlusconi misurate con le logiche della prima repubblica etc. Che Craxi abbia commesso errori è innegabile, ma liquidare la sua lezione come “nuovismo” è inaccettabile. Questa è anti-storia.
inaccettabile sarebbe paragonare Craxi a Mussolini, limitare la “lezione” di Craxi al nuovismo(e al prender di petto i comunisti, su questo sono d’accordo) è invece una interpretazione storica che può essere condivisa o meno ma certamente non è “inaccettabile”.
del fatto che la struttura del PSI guadagnò potere a me non può fregar di meno,
non mi sento parte del clan .
tantomeno di un clan che si ritiene più vicino a Craxi che a Nenni.
così come non mi basta sentire le paroline magiche e modaiole : “riformismo” , turati, rosselli
per perdere il senso critico ed appoggiare qualche movimento politico.
a me interessano le politiche e ciò che esse generano.
nel caso craxiano una perdita completa di quel sentire socialista che renderebbe impossibile sostenere un governo illiberale ed anti-solidale come quello di berlusconi senza averne guadagna chissà cosa quando egli fu al potere.
e ritornando al presente…..
lo dico da tempo: l’unico mezzo che hanno i socialisti per uscire dal loro declino è uno spettacolare golpe anti-craxiani.
il passato può essere sacrificato al futuro (ed il passato da sacrificare, in questo caso, non è che sia neanche tanto brillante) .
Altrimenti i socialisti saranno sempre quelli a cui si rinfaccia “DeMichelis” ( a quanti è successo?), quelli in cui le nuove generazione parlano più del craxismo che del futuro, quelli che ritengono di avere diritto divino ad essere votati perchè “loro avevano ragione” (confondendosi con le socialdemocrazie nord-europee), quelli che pensano sia un ariete invincibile la collocazione europea di un partito .
insomma , diventeranno dei bordighisti del liberalismo , pian piano che il popolo degli assessori craxiani si estinguerà per vecchiaia .
Ovvio che si tratta, la tua, di interpretazione storica. Altrettanto pacifico che tale interpretazione sia per me fuori dalla logica storica che, in ogni caso, deve sostenere un’indagine sorvegliata. Eretico e nulla interessato alle logiche interne al Partito Socialista, all’accelerazione identitaria che il congresso del Midas provocò nei quadri di partito, non mi spiego allora perché arrischiare un’analisi così radicale. Questa non è “critica”, quanto un programma massonico volto ad eliminare quello che evidentemente si configura come avversario irriducibile. Fai riferimento al clan, alla vicinanza a Craxi piuttosto che a Nenni. Ancora una volta, mi sfuggono del tutto le tue finalità. Da socialista proprio non riesco ad entrare in contatto con l’idea che tenti di sostenere. Problema tuo, problema mio, non so. Quelle che sostieni essere “parole modaiole” poggiano la loro credibilità in atti congressuali, discorsi parlamentari, volumi critici. Carta straccia? Se per te è così inutile andare oltre, inutile spendere parole, analizzare quello che per te è puro, freddo potere, disancorato da idealità politiche. Non posso poi non notare, come spesso capita leggere dai pulpiti progressisti, l’ingombrante ombra di Berlusconi. More solito in Italia si predilige la formula semplice, immediata. Ma spesso l’immediatezza, la semplicità nascondono vere e proprie barbarie. E’ il caso della formuletta magica (un vero e proprio incantesimo): “la colpa è di Craxi”. Parli degli effetti (il declino) ma trascuri (colpevolmente?) le cause. I post comunisti hanno raggiunto un solo, concreto risultato: la quasi totale liquidazione della Sinistra italiana. Realizzata in nome e per conto di un feroce anti-craxismo. E tu, oggi, ci vieni a dire che per uscire dal declino dobbiamo fare un golpe anti-craxiano? A me verrebbe quasi da ridere, se non fosse che parliamo di un corpo agonico. Bordighisti? Lo siamo già, ma non certo per volontà. Ma non dispero, persuaso come sono che il socialismo in Italia tornerà a recitare quel ruolo che gli spetta. Sotto nuove formule, sotto nuove bandiere, ma tornerà…
Io credo che l’articolo di Lorenzo dia voce ad una lettura che finalmente pare ormai maggioritaria, alla faccia del lungo ostracismo a cui è stata condannata.
Si tratta dell’ammissione storica per cui, pur con tutti i suoi limiti, il PSI di Craxi è stato il primo partito della sinistra occidentale a cogliere e saper interpretare politicamente alcuni aspetti cruciali della modernità in campo sociale ed economico. Dalla “terziarizzazione della società” italiana alla necessità di superare il modello dello stato assistenziale.
Ho scritto che è stato il primo partito della sinistra occidentale a cogliere e interpretare politicamente alcuni di questi punti cruciali (Blair arriverà qualche lustro dopo) … ad oggi si può dire che per l’Italia esso rimanga l’unico caso in cui ciò sia avvenuto.
@Cristiano:
non ti fare pippe mentali: non ho alcun astio contro Berlusconi. Nè sono collegato all’ex PCI e dei post comunisti mi importa ancor meno dei post PSI. Craxi, avversario irriducibile? ma cosa sta a dì? Bettino è morto e sepolto( e pure vissuto da latitante gli ultimi anni). Non ho avversari morti io.
i socialisti suoi eredi oggi prendono l’ 1% e certo la politica economica di questo governo (e neanche dei passati) può essere collocata nell’ambito del socialismo.
Non ti spieghi cosa? che non mi freghi niente che qualcuno abbia avuto la tessera del PSI od addirittura il paparino od il nonno di qualcuno abbia avuto la tessera del PSI craxiano e per questo pensa che la struttura (anch’essa morta e sepolta) del PSI sia più importante di una politica socialsta oggi?
se io avessi trascurato il valore identitario e le decisioni di Craxi dovute a dare nuova linfa al partito avrei impostato una facile critica alle analisi di Craxi su Proudhon , a quel testo da liceale che passa come vangelo socialista.
ma non è questo quel che si discute.
quel che si discute è se la difesa del passato può o meno rappresentare un programma politico e se la chiave di lettura della modernità può essere il riferimento al craxismo.
secondo me, no.
l’unica cosa che i giovani socialisti devono apprendere da Craxi fu il coraggio di fottersene dei poteri stranieri(il PS finora ha la stessa sindrome provinciale di tutte le sinistre italiote) e di strappare la guida del partito alla generazione passata che non ha più nulla da dire.
ma probabilmente ancora una volta aveva ragione Rosselli: inutile tentare appiccicature di partitini privi di una reale ragione sociale.
meglio far piazza pulita una volta per tutta.
SeL è proprio questo: o si fa piazza pulita di questo modus operandi dall’interno ed allora fusione oltre l’identitarismo novecentesco oppure si piazza pulita di giostra e giostrai attraverso la ridicolizzazione dell’ennesimo cartello elettorale che rivela la totale incapacità di andar oltre gli interessi di bottega.
dispiace che i socialisti (e non solo loro) stiano scegliendo questa seconda opzione.
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@Tommaso:
Blair e Craxi agiscono in due epoche diverse , due società diverse, con due esiti diversi. Craxi ebbe l’intuizione della necessità di sbloccare un Paese bloccato, Blair agisce dopo la lady-di-ferro . Sono discorsi politici completamente diversi. Ripeto: MODA MODA MODA quella di mettere tutto in un calderone in nome di un liberalsocialismo che poi nasconde semplicemente furia contro lo Stato e contro la socialdemocrazia storica (ed in Italia contro il PCI)
Ovvio che avessero caratteri e peculiarità diverse. Li accomuna però un punto decisivo. E non è “furia contro lo Stato” … anche perchè scritta come l’hai messa te sembra più la base di un programma sovversivo, che altro!!
Li accomuna l’intuizione che se ruolo della sinistra europea è sempre e solo quello di difendere le ragioni dello Stato assistenziale, allora il sol dell’avvenire è un sole di conservazione e immobilismo (al netto dello spreco e degli altri mali collaterali dell’assistenzialismo, ovviamente più forti in Italia che in Inghilterra).
C’è un discorso di fondamento che occorre oggi approfondire. E’ un discorso di metodo, che tuttavia oggi credo sia decisivo anche per il merito del discorso politico stesso. In breve, la questione è relativa all’organizzazione dell'”idea” politica. Quale deve essere il ruolo dell’individuo nell’organizzazione partitica? E’ auspicabile, per la democrazia futura, in specie quella italiana, un partito “leggero” o “pesante”? La scelta del partito “leggero” è irreversibile?
l’articolo è stato pubblicato sul gruppo facebook “L’ossimoro socialista liberale” al quale vi invito a partecipare.