[Coupe de theatre]Silvio Re Taumaturgo. Tragedia in tre atti.
giovedì 12 febbraio 2009 | Scritto da Redazione - 1.086 letture |
Ovvero come inventare una nuova realtà e cambiare il volto della Repubblica.
di Andrea Carnicci
Fino ad una settimana fa il caso Englaro era una questione di Vaticano e tribunali, clericali e laici, insomma, politica allo stato puro, una riedizione del caso Welby, l’ormai non più inconsueto «caso di coscienza che scuote il paese».
Ma Berlusconi, animale politico dotato di una grande capacità di fiutare l’aria che tira affinata da decenni di esperienza come venditore di tutto, si è inventato forse il suo travestimento più riuscito, la versione più raffinata della sua consueta strategia di comunicazione.
La condizione di partenza che egli ha trovato prima dell’ormai celebre consiglio dei ministri di venerdì scorso era quella che vedeva un padre forte di una sentenza di cassazione che, nonostante i tentativi di intervento del ministro del welfare Sacconi e del potere di condizionamento del Vaticano, finalmente lo legittimava a procedere alla sospensione di idratazione e alimentazione forzata della figlia dopo 17 anni di calvario.
Ebbene, nel giro di tre giorni, Berlusconi è riuscito a disegnare un nuovo scenario, una nuova realtà che si è sovrapposta a quella data, cambiando totalmente il ruolo delle figure coinvolte nella vicenda e delle istituzioni della Repubblica, in una grandiosa tragedia d’altri tempi. Ecco la mia personale riduzione in prosa di un intreccio che parrebbe opera di un Alfieri, e degno della musica di un Donizetti o di un Bellini.
Atto primo. (Alzati, o figlia…).
Raccogliendo le preziose verità della campagna clericale riguardo le reali condizioni della Englaro, Re Silvio fa resuscitare la disgraziata donna agli occhi del paese: da persona in stato vegetativo permanente ed irreversibile, con un organismo ormai straziato e tremendamente debilitato dalla lunga permanenza in tale stato, Eluana diviene una ragazza ancora piena di vita, in grado di bere e nutrirsi quasi autonomamente, che lancia chiari segni di vitalità (tossisce, batte gli occhi, sorride, dicono pie donne madri di famiglia in visita al capezzale), capacissima di dare a sua volta la vita, sul punto di alzarsi da letto e farsi una passeggiata, in attesa di un miracolo che, se non proprio certo, può dirsi per lo meno probabile. Miracolo? Beh, mica tanto: innumerevoli racconti della tradizione, come quella dell’accreditato testimone signor Pietro Crisafulli (http://www.salvatorecrisafulli.it/ : da visitare assolutamente!) danno prova inoppugnabile di come le persone in coma irreversibile si risveglino regolarmente!
E’ una persona che respira in modo autonomo, una persona viva, le cui cellule cerebrali sono vive e mandano anche segnali elettrici, una persona che potrebbe anche in ipotesi generare un figlio, in uno stato vegetativo che potrebbe variare come diverse volte si è visto. Io per esempio ho letto alcune parti di un libro che è intitolato «Con gli occhi sbarrati» di Salvatore Crisafulli, che muoveva gli occhi perché capiva tutto ciò che avveniva intorno a lui, e questo movimento degli occhi veniva ritenuto dai medici che discutevano appunto sulla sua sopravvivenza, soltanto un riflesso nervoso.
I casi del tipo di Eluana sono casi che statisticamente hanno una conclusione negativa soltanto per il 50%.
Insomma, Eluana era la splendida ventenne delle tante foto sbattute in faccia all’opinione pubblica in questi mesi, una Eluana prodigiosamente resuscitata dal letto di morte proprio quando sembrava non ci fosse più niente da fare, grazie alle provvidenziali parole di Silvio Re Taumaturgo. Ella dunque vive, non c’è alcun dubbio, e il futuro l’attende. Ma se questa era indubitabilmente la «realtà vera», per quale motivo se ne contrabbandava una così falsa e meschina?
Atto secondo (Tu, padre degenere…).
Ci voleva un antagonista, un eroe negativo, un genio del male, un angelo della morte. Purtroppo il palcoscenico era a corto di attori di spessore per questo ruolo. L’illustre drammaturgo ha dovuto spezzare la parte, e affidarne i caratteri a due diversi personaggi. Primo antagonista: Beppino Englaro. Magro e provato, lucido ma semplice interprete, non aveva le physique du rôle per sostenere sulle deboli spalle tutto il peso della colpa. A lui, Re Silvio riserva un ruolo ben poco epico ma non per questo meno grave e meschino: quello del padre degenerato. Per 17 anni, venendo meno al compito che la natura gli ha affidato, trascura la figlia malata, fugge le necessarie attenzioni, indispensabili cure e segni di amor filiale a un tempo, ne invoca anzi la morte. Uno spudorato mentitore insomma, capace solo di attribuire a sé i meriti e le sofferenze delle caritatevoli suore, che si incaricano di supplire alle mancanze paterne con incondizionato slancio d’amore per la povera figlia sempre prossima alla guarigione.
Da un’indagine veloce che abbiamo effettuato attraverso un istituto di ricerca, molti pensano che il padre non potesse più sopportare una situazione di 17 anni … perché c’è questa disinformazione che sia proprio questo padre e la sua famiglia a dover provvedere a questa figlia. No, il padre non ha avuto nessun gravame in questo senso, perché sono state delle generose suore che hanno provveduto e che vogliono continuare a provvedere ad Eluana, a cui sono ormai legate da un sentimento di profondo attaccamento e di affetto.
Scrive il Buon Pietro Crisafulli (e riprende il buon Corriere.it): Beppino Englaro si confidò a tal punto da confessarmi, in presenza di altre persone, che ‘non era vero niente che sua figlia avrebbe detto che, nel caso si fosse ridotta un vegetale, avrebbe voluto morire’. In effetti, Beppino, nella sua lunga confessione mi disse che alla fine, si era inventato tutto perché non ce la faceva più a vederla ridotta in quelle condizioni. Che non era più in grado di sopportare la sofferenza e che in tutti questi anni non aveva mai visto miglioramenti. Entro’ anche nel dettaglio spiegandomi che i danni celebrali [sic.] erano gravissimi e che l’unica soluzione ERA FARLA MORIRE e che proprio per il suo caso, voleva combattere fino in fondo in modo che fosse fatta una legge, proprio inerente al testamento biologico.
E non ho mai reso pubbliche queste confidenze, anche perché dopo aver scritto personalmente a Beppino Englaro, a nome di tutta la mia famiglia, per chiedere in ginocchio di non far morire Eluana, di concedere a lei la grazia, fermare questa sua battaglia per la morte, pensavo che si fermasse, pensavo che la sua coscienza gli facesse cambiare idea. Ma invece no. Lui era troppo interessato a quella legge, a quell’epilogo drammatico. La conferma arriva, quando invece di rispondermi Beppino Englaro, rispose il Radicale Marco Cappato, offendendo il Cardinale Barragan, ma in particolare tutta la mia famiglia.
La ragazza ha quindi bisogno di un vero padre, ed ecco che, come nella tradizione antica, il Re avoca a sé tale funzione, togliendo la potestà all’uomo che la natura improvvida le aveva affidato come genitore. E lo fa nel modo supremo con cui un padre ama una figlia: salvandola da morte certa, con un tentativo drammatico, estremo, una corsa contro il tempo prima che un mastro Titta qualunque in camice bianco, sotto gli occhi del Meschino, compia l’irreparabile gesto.
Io, dal mio punto personale, rispondendo alla mia coscienza, mi sentirei responsabile di una omissione di soccorso nei confronti di una persona in pericolo di vita.
Ma ecco entrare in scena il secondo antagonista. Era necessaria una figura austera, sacerdotale, dotata di un potere inesorabile quanto illegittimo, invincibile quanto odioso, il potere di veto. Ed ecco Napolitano, il sacerdote comunista del vangelo costituzionale di ispirazione sovietica, che stronca con la mannaia del diniego il decreto della provvidenza.
Se il Capo dello Stato, caricandosi di questa responsabilità nei confronti di una vita, dovesse decidere e perseverasse nella sua decisione, di non firmare la presentazione al parlamento di questo decreto legge….
Volevate una Chiesa? Volevate una spietata autorità religiosa di antica ascendenza? Eccola. Ed è il sacerdote Napolitano colui che compie, come da tradizione consolidata, l’immondo sacrificio umano della ragazza sull’altare dell’antico credo costituzionale e delle astruse ed ingiuste procedure di casta delle altre magistrature.
Tutta la cupezza di un armamentario culturale figlio di una stagione che non è ancora tramontata.
Egli, del disumano sacrificio, dovrà assumersi l’intera responsabilità.
Ci è arrivata una lettera che era piena di contenuti con riferimenti a prassi a leggi ecc. A nostro avviso trascurava la verità su questo caso: esserci una vita umana a rischio.
Io speravo … che si potessero superare da parte del Colle queste posizioni legate a fatti giuridici… in considerazione del fatto che con questo strumento il governo interveniva per salvare una vita.
Atto terzo (Libertà va cercando, ch’è sì cara…).
Ma quale antico credo, quali procedure e cavilli può curare un Nobile Padre Re Taumaturgo, quando in gioco c’è il sangue di una figlia? Ed ecco l’Eroe lottare intemerato per il Nuovo Credo, quello della Libertà (sì, avete capito bene), la libertà individuale del Vivere nonostante la Morte.
Qua sono proprio due culture che si confrontano: da un lato la cultura della Libertà e della Vita e dall’altro la cultura dello Statalismo e in questo caso della Morte, e noi siamo per la cultura della Vita.
Il Nostro lancia gli eserciti bianchi della Libertà all’assalto del fortilizio sacerdotale, il Palazzo del Parlamento, e con una formidabile mobilitazione ne occupa i gangli vitali, compensando la perdita di qualche generale traditore (Fini) con l’acquisto di collaborazionisti bifronte (i capigruppo al senato che accettano il contingentamento dei tempi: praticamente un sì al ddl: ricordiamocelo!). Tutto è pronto, e gli atti di eroismo si sprecano: la figlia deve resistere ancora pochi giorni nelle mani del Partito della Morte, e sarà salva. Ma proprio nel momento del maggiore sforzo, arriva la feral notizia. Come Rolando suonò il suo corno fino a farsi sanguinare le tempie nell’inferno di Roncisvalle, il maresciallo Quagliariello urla il suo dolore ed il suo odio verso il Partito della Morte, mentre il colonnello Gasparri, imbeccato dal Re (Napolitano ha commesso un grave errore),punta ancora il dito contro il Sommo Sacerdote, il quale, sbaragliato e disperso nei Palazzi l’Esercito della Morte, rimane solo ad aspettare l’assedio dei Liberatori, lassù, sul Colle più alto. Si scatena intanto la caccia all’esecutore del supplizio: chi ha mosso le lancette del tempo, così magistralmente calcolato dai ministri del Re (Domanda: Potrebbe essere troppo tardi? Risposta: Se una persona normale resiste due o tre giorni senza mangiare… rivolgetevi a Pannella!)?
Re Silvio sa che l’assedio al Colle sarà lungo e logorante quasi quanto quello di Gerusalemme, ma intanto, dopo aver annesso di fatto i collaborazionisti all’esercito della Libertà, ottenuta l’acquiescenza dei più riottosi, scrive la nuova Legge Fondamentale: mai più. Mai più il sangue di una figlia verrà versato sul Suolo Patrio.
Intanto, i Saggi Scribi (Mieli, Riotta, Panebianco, Folli, forse Polito, chi altri domani?) si affiancano ai cantori del Re vincitore (Fede, Feltri, Giordano, Ferrara… i soliti insomma) dettando il nuovo mantra: paese diviso da false credenze e da bande integraliste di pari empietà, necessita di pacificazione.
Agli irriducibili sostenitori dello scomparso Esercito della Morte rimangono gli atrii muschiosi e i fori cadenti.
[…] [Coupe de theatre]Silvio Re Taumaturgo. Tragedia in tre atti. (Andrea Carnicci) […]
questo articolo è splendido…studiate il nemico per poterlo combattere diceva il saggio…
Bellissimo pezzo, di fine ironia, anche se penso che sia necessario dire le cose ancor + chiaramente (come fatto dalla senatrice Finocchiaro vs il ministro Alfano a Ballarò), molte persone in questo paese davvero hanno creduto alla bontà d’animo di Re Silvio….
per chi non ha visto ballarò?
L’idea era quella di mostrare che la cosa che conta davvero è raccontare una storia. Una storia quanto possibile coinvolgente, che racchiuda il vissuto delle persone, che metta colui che governa su un piano tremendamente umano, sul quale cerca di affermare principi universali profondamente sentiti, e avversati da un’autorità integralista e per questo “disumana”. Il rovesciamento delle parti, con Napolitano papa della chiesa di stato, e silvio combattente per una non meglio definita “libertà”, è funzionale a questo. Si è preso per sé il posto dei laici, e ai laici ha dato il posto suo! O meglio, laici e cattolici sono stati cancellati, scomparsi: roba troppo astratta e incomprensibile… meglio buoni e cattivi. E ho trascurato tutto lo stuolo dei fiancheggiatori, dei profeti e dei cantori che hanno portato acqua al mulino del re, limitandomi a crisafulli perchè era stato citato dal re stesso in una scena madre.
E’ necessario fare la politica con le stesse armi, e raccontare la realtà, magari vera e non inventata, come una storia, con protagonisti, antagonisti, vittime e carnefici, riciclando gli attori politici in personaggi sul palcoscenico dei media. Dopo la sconfitta del referendum sulla fecondazione, pare che i radicali abbiano capito almeno una parte di questa cosa. Come per Welby, anche stavolta hanno rinunciato a parlare di sondini, medici, scienze altre astruserie. Non basta: bisogna scrivere dei romanzi popolari, delle fiction, per essere creduti.
E questo vale in tutti gli ambiti. Si vuol parlare della crisi economica? Bene, sotto con un coro di operai in cassa integrazione, commercianti e imprenditori sull’orlo del fallimento da un lato, banchieri strozzini e politici ricliclati e corrotti dall’altro! Non le madonnine infilzate ed ebeti del veltroni in campagna elettorale, ma i cittadini seri, consapevoli e incazzati che si collegano in esterna con Santoro ogni giovedì sera. Devono esser fatti propri dalla politica, se questa vuol tornare credibile, e gli devono esser messi davanti gli antagonisti, crudeli e immondi.
Si vuol parlare di morti sul lavoro? Avanti con le vedove e gli orfani da un lato, gli ispettori del lavoro e le imprese edili della malavita dall’altro. E’ necessario scendere dal mondo dei principi astratti a quello delle persone in carne ed ossa, mettendo in scena grandiose rappresentazioni teatrali.
condivido. Lo sanno tutti che la politica moderna, mediatica, che va tanto e inevitabilmente per la maggiore, è comunicazione allo stato puro, ma nessuno sembra voler approfondire il problema in modo serio e combattere il berlusca con le sue stesse armi. Perchè la chiave per capire il successo del Berlusca è proprio questo, che lui è un genio della comunicazione e stravolge la realtà a suo uso e consumo di volta in volta adattando in modo credibile e strumentalizzando circostanze reali ai suoi fini.
Anche Obama ha una straordinaria capacità comunicativa, ricordate quando tirò fuori dal cilindro la novantenne che s’era fatta un secolo di epopea americana?ecco prendiamo esempio…