[It’s democracy, baby]Consenso e Rappresentanza
martedì 3 febbraio 2009 | Scritto da tomasoboyer - 1.347 letture |
Quella sul più corretto sistema di voto, è una riflessione a mio parere estremamente complessa.
Ancora oggi non sono affatto sicuro della possibilità di trovare un sistema elettorale che renda conto di tutte le componenti necessarie ad una democrazia rappresentativa.
La questione centrale è nel nome stesso di democrazia rappresentativa: noi, come cittadini, pretendiamo legittimamente che vengano rappresentate le nostre idee e i nostri interessi. Di fatto vogliamo che chi viene votato ed eventualmente eletto sia in qualche modo “vicino” a noi e al nostro modo di pensare. Tuttavia queste due componenti non sono facili da far convivere: da una parte vogliamo votare per un partito da cui ci sentiamo rappresentati, dall’altra esigiamo (o dovremmo esigere) che la persona che decidiamo di votare sia a conoscenza dei problemi reali che un certo tipo di spaccato di società ha.
In altre parole, non è facile far convivere la rappresentanza delle idee (tutti i partiti eletti con sistema proporzionale)
con la rappresentanza pratica e reale (elezione di un deputato con sistema maggioritario a collegio uninominale).
Sono il primo a ritenere che tutte le componenti abbiano diritto a essere rappresentate; sono altresì fermo sul giudizio
positivo da assegnare ai collegi uninominali: trovo fondamentale che i candidati a rappresentare il popolo sovrano siano costretti ad avere con esso un rapporto costante (non mi stanco mai di ricordare la positiva esperienza avuta con l’on.Dalla Chiesa: eletto nel mio collegio, egli continuò periodicamente a intervenire e partecipare a dibattiti ed assemblee all’interno della comunità che lo aveva eletto; io stesso ho avuto ripetutamente la possibilità di parlargli e criticarlo, anche con toni tutt’altro che amichevoli). Penso che quello qui esposto sia un valore importante, troppo spesso accantonato in favore della semplice rappresentanza delle idee.
L’importanza che dò a questo punto deriva anche da un altro fattore: la totalità dei partiti italiani (da sempre) tende
a proporre un’idea di paese, a fare leva sul sentimento collettivo e a concentrarsi meno nel cercare di rappresentare
interessi ed idee dei cittadini come individui. Tale tendenza può apparire vincente come spot elettorale e sicuramente
aiuta alla coesione verso un orizzonte comune; ma inevitabilmente porta, sul medio-lungo periodo, ad un impoverimento di individualità all’interno dei partiti.
Sono sempre stato contro gli sbarramenti, ma cerco altresì di non dimenticare le considerazioni di Nenni riguardo ai
compromessi da fare per entrare nella stanza dei bottoni.
Per chi fosse interessato, ho approfondito questo argomento in un articolo pubblicato su la mosca sul cappello col
nome di Rappresentanza: l’idea doppia.
Attuali e illuminanti le “Considerazioni sul governo rappresentativo” di J.S. Mill.
http://moscasulcappello.com/rappresentanza-lidea-doppia-di-tomaso-boyer/15/
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