[Storia e Dossier] I protagonisti dell’anarchismo in Italia – Michail Bakunin
lunedì 15 settembre 2008 | Scritto da Redazione - 11.592 letture |
Labouratorio è orgoglioso di presentare il lavoro di Giovanni – Gionny – D’Anna sui protagonisti dell’anarchismo in Italia. Come già avvenuto in precedenza, Labouratorio pubblica un lavoro preparato per un esame universitario. Una “tesina” di grande interesse, chiara e puntuale.
Quella che segue è la seconda puntata, dedicata a Michail Bakunin, dopo la prima dedicata a Carlo Pisacane. La prossima settimana sarà pubblicatà la terza e ultima parte, dedicata a Errico Malatesta.
Buona lettura
I PROTAGONISTI DELLA NASCITA E DELLO SVILUPPO DELL’ANARCHISMO IN ITALIA
di Giovanni D’Anna
Michail Bakunin
Momento di svolta del movimento libertario in Italia dopo le vicende risorgimentali fu l’arrivo in Italia di Michail Bakunin a Firenze dove venne accolto trionfalmente e dove fondò nello stesso anno il giornale “Libertà e Giustizia”; nell’’ottobre 1865 giunse a Napoli. Fuggito dalle repressione zariste grazie ad importanti conoscenze Bakunin pose le basi per la creazione di un movimento socialista rivoluzionario rivolgendosi sia agli intellettuali democratico-radicali delusi dagli esito del risorgimento sia alle plebi contadine del mezzogiorno e per questo decise di stabilirsi poi a Napoli. Nel 1866 tentò di dare una prima impronta organizzativa al movimento anarchico italiano, fondando la Fratellanza Internazionale. Nel 1867 si stabilì a Ginevra, dove assistette al Congresso inaugurale della Lega per la Pace e Libertà (a cui presero parte i democratici di tutta Europa, tra cui Victor Hugo, Stuart Mill, Giuseppe Garibaldi e Louis Blanc, ma senza alcuna finalità rivoluzionarie), con la speranza di trascinarla su posizioni più radicali, e scrisse “Libertà, Federalismo e Anti-teologismo”. Il 25 settembre del 1868, la fazione dei socialisti rivoluzionari si scisse dalla “Lega per la pace e la libertà”, e originando l’Alleanza Internazionale dei Socialisti Democratici (sciolta poi nel 1869), aggregandosi all’ Associazione Internazionale dei Lavoratori Bakunin aderì alla sezione ginevrese. In pochi anni i suoi seguaci si diffusero in tutto il territorio italiano portando le sua idee anarchiche anche in Spagna e in Francia, quando partì dall’Italia per la più libera Svizzera il rivoluzionario russo si lasciò alle spalle un numeroso movimento con militanti agguerriti e maturi per poter operare e teorizzare autonomamente.
Nella prima fase in Italia Bakunin fu in stretto contatto con Marx essendo rappresentante dell’Associazione dei Lavoratori, Bakunin era anche membro della Lega per la pace e la libertà che fu solo all’inizio appoggiata dall’associazione dei lavoratori sempre più monopolizzata dai marxisti. Seguirono alcuni anni di lotte interna all’Internaziomnale dei Lavoratori che videro la fuoriuscita degli anarchici di Bakunin nel 1872 a l’Aja ma nonostante il contrasto ideologico Marx manterrà sempre una certa simpatia per il russo non concessa a Proudhon. Con le sezioni anarchiche escluse dai Marxisti Bakunin e gli anarchici italiani Cafiero e Malatesta fondarono l’Internazionale Antiautoritaria. Nel 1873 terminò la sua unica opera completa, “Stato e Anarchia” e grazie ad un prestito dell’amico Carlo Cafiero, Bakunin poté acquistare un appezzamento nel Canton Ticino, in Svizzera, chiamato “La Baronata”, dove fece costruire una nuova abitazione e dove insieme al compagno Cafiero ospitò tutti gli esuli socialisti o anarchici italiani. Nell’estate dell’anno seguente Bakunin fu tra gli organizzatori dell’ insurrezione di Bologna, ma il fallimento dell’impresa lo costrinse a fuggire in Svizzera, a Locarno Morì il 1°luglio del 1876.
Il pensiero di Bakunin forse un po’ caotico vista la sua propensione a non portare mai a termine le sue opere ruota comunque attorno all’idea di libertà che ogni vero rivoluzionario deve prefiggersi come unico fine.” Io non sono veramente libero che quando tutti gli esseri umani che mi circondano, uomini e donne, non sono ugualmente liberi”. La libertà può essere raggiunta solo se l’individuo si ribella alla società che “domina con gli uomini, con i costumi e le usanze, con la massiccia pressione dei sentimenti, dei pregiudizi e delle abitudini…la sua azione è molto più potente di quella dell’autorità dello Stato”. Lottare contro questi “valori” imposti dalla società, significa lottare contro se stesso, poichè ogni individuo non è altro che figlio della società in cui vive. Ad allentare l’uomo dalla libertà nella società è stata preponderante l’opera delle religioni, egli ritiene che credere in Dio vorrebbe dire rinunciare sia alla giustizia che alla ragione poiché Dio rende l’uomo schiavo sia intellettualmente sia concretamente nell’obbedire alle gerarchia ecclesiastiche. La religione, ed in particolare il cristianesimo, hanno prodotto “l’annientamento dell’umanità a profitto della divinità”, quindi “se Dio esiste, l’uomo è uno schiavo. Ora l’uomo può, deve essere libero: dunque Dio non esiste” . (Bakunin in “Dio e lo Stato”) L’ateo comunque rimane solo parzialmente libero poiché vive comunque schiavo delle convenzioni sociali a cui è sottoposto dalla società.
-Stato e Capitale
Ma il punto cardine del suo ideale che riassume poi il fulcro dell’ideologia Anarchica è l’opposizione a qualunque tipo di gerarchia all’interno della società e dei suoi apparati. La grande disputa fra anarchici e marxisti verte proprio sul concetto di Stato infatti se per i marxisti lo stato borghese deve essere sostituito dalla dittatura del proletariato che guiderà la società verso una nuova umanità libera e senza classi, per gli anarchici lo Stato borghese deve essere annientato e non sostituito da un’altra forma di governo gerarchica e liberticida. Bakunin infatti sosteneva, e i fatti storici gli daranno ragione, che la rivoluzione comunista porterà all’instaurazione di una burocrazia di funzionari che reggeranno lo Stato e che quindi impediranno l’eguaglianza e la dissoluzioni delle classi sociali, il proletariato deve quindi abbattere ed eliminare lo Stato. Se lo Stato è l’aspetto politico dello sfruttamento della borghesia, il Capitale ne è quello economico. Qui le differenze del marxismo sono inesistenti (basti pensare che il primo libro de Il Capitale fu tradotto in Russo proprio da Bakunin). Marx e Bakunin divergono invece sulla concezione del Capitale visto dal primo come elemento fondante dello sfruttamento fra gli uomini mentre invece Bakunin sosteneva che l’uomo fosse vittima anche di uno sfruttamento morale e spirituale attuato da altri apparati della società borghese primo fra tutti la religione infatti nei suoi scritti non è fatto alcun riferimento alla concezione materialistica della storia che prevede appunto l’aspetto economico della società come basilare per l’analisi della stessa.
-La Rivoluzione
Da convinto rivoluzionario Bakunin pone al centro del suo pensiero l’azione rivoluzionaria. L’anarchico russo perseguì per tutta la vita questo scopo e nelle sue opere esplica le linee guida della sua concezione rivoluzionaria. La sua concezione rivoluzionaria è in profondo contrasto con le tesi marxiste, da convinto antiautoritaria Bakunin si oppose sempre all’idea di avanguardia che guidasse dall’alto la rivoluzione che doveva sì essere sobillata da un’elitè intellettuale ma il suo apice si sarebbe raggiunto tramite le rivolta spontanea di tutte le fasce popolari auto-organizzate spontaneamente senza alcuna gerarchia, oltre agli operai i protagonisti delle sommossa sono anche i braccianti agricoli e il sottoproletariato. Nella visione anarchica della rivoluzione l’avanguardia operaia e la dittatura del proletariato avrebbero riportato la società ad una nuova fase di sfruttamento e di sottomissione di una classe su un’altra e non si sarebbero quindi annullate le classi sociali poiché a quelle dominante borghese se ne sarebbe sostituita un’altra, quella operaia. Le divergenze ideologiche sulla concezione rivoluzionaria esplicitano le divergenti idee di fondo dei due pensatori, nell’idea di rivoluzione spontanea e popolare è presente la vera identità dell’anarchia ovvero ricerca perenne di libertà sia nei mezzi per raggiungerla sia in quelli per mantenerla, una libertà forse utopica ma che certamente investe tutti i campi dell’agire umano e vede nello sfruttamento economico solo uno dei tanti sfruttamenti dell’uomo sull’uomo. La libertà e l’eguaglianza non potevano certo dipendere da un semplice modo di produzione ma da un insieme di dogmi,norme,leggi e regole di natura assolutistica che non tutelano l’individuo ne’ tollerano il pluralismo morale e etico. Libertà e uguaglianza si concretizzano quando il singolo individuo sarà libero di realizzarsi all’interno di una società che basa il suo avvenire sull’apporto delle diversità individuali viste come fonte di progresso e non come fonte di corruzione o di vilipendio ai valori e ai dogmi vigenti.
-L ’Anarchia
Bakunin non affrontò mai nei suoi scritti il problema del dopo rivoluzione. Se si fosse espresso su come strutturare le futura società l’avrebbe basata sull’assenza dello sfruttamento e del governo dell’uomo sull’uomo. La produzione è fondata non più sull’azienda, ma sulle libere associazioni, composte, amministrate ed autogestite dai lavoratori stessi attraverso le assemblee. L’aspetto della partecipazione diretta del popolo alla politica, ripresa dal pensiero di Proudhon, è fondata sul cosiddetto federalismo libertario, teoria che prevede una scala di assemblee organizzate dal basso verso l’alto, dalla periferia al centro. La differenza fondamentale tra l’organizzazione anarchica voluta da Bakunin e una concezione autoritaria della società consiste nella direzione delle decisioni. Sono i membri delle associazioni più piccole che, riunendosi assieme, possono decidere forme di collaborazione e di reciproco aiuto, quindi il processo decisionale va dal basso all’alto. Naturalmente Bakunin non è contrario in senso assoluto alla delega, perciò le assemblee delle federazioni non devono necessariamente essere plenarie; ma il mandato è sempre revocabile e il mandatario deve obbedire all’assemblea che lo ha nominato. Anarchia non è quindi assenza di leggi ma essenza di imposizioni. Essa per u suoi presupposti federalisti libertari e socialisti si annovera a pieno titolo nella famiglia delle ideologie democratiche che nella fase centrale dell’ottocento trovano il loro crogiulo teorico. Per molti anni soprattutto in Italia socialisti, democratici radicali e anarchici (questi ultimi forse antelitteram) lottarono fianco a fianco nelle battaglia di emancipazione sociale nell’Italia postunitaria ma se le prime due “fazioni” compresero l’importanza della rappresentanza parlamentare anche in un democrazia borghese e in una monarchia gli anarchici non riconobbero mai il parlamento come istituzione democratica e capace di risolvere la questione sociale.
Come abbiamo visto l’arrivo di Bakunin in Italia trovò un terreno assai fertile per i suoi nuovi ideali anarchici tra le file dei democratici radicali che non avevano ancora trovato una collocazione ben definita nella galassia di nuove tendenze radical socialiste a sinistra dei repubblicani. Inizialmente il neonato movimento anarchico italiano ebbe un seguito non costante e, soprattutto, non sembrò incidere più di tanto tra le masse. Successivamente, nonostante le difficoltà, la sezione napoletana riuscì a fondare il primo giornale anarchico italiano, “Eguaglianza”, che però fu soppresso dopo soli tre mesi. Le prime organizzazioni anarchiche si coagularono (soprattutto in Umbria, Puglia e Emilia Romagna) intorno a personalità di spicco come Errico Malatesta, Carlo Cafiero e Andrea Costa. Mentre in Europa l’Internazionale dei Lavoratori era sempre più monopolizzata dai marxisti in Italia furono gli anarchici a prendere le redini dei movimenti insurrezionali più importanti infatti la sezione italiana dell’Internazionale socialista, durante il congresso di Rimini del 1872, stabilì il predominio, in Italia, degli anarchici rispetto ai marxisti. Tuttavia la storia del movimento anarchico in Italia è imprescindibile dalla personalità di Errico Malatesta che lo animò nel corso di tutto la seconda parte dell’800 fino al 1932 anno della sua scomparsa.
________________________________
I PROTAGONISTI DELLA NASCITA E DELLO SVILUPPO DELL’ANARCHISMO IN ITALIA
Prima parte: Carlo Pisacane
Tag: anarchia, anarchismo, anti-teologismo, cafiero, carlo pisacane, errico malatesta, giovanni d'anna, giuseppe garibaldi, la baronata, lega per la pace e libertà, locarno, louis blanc, marx, marxismo, michail bakunin, movimento libertario, storia dell'anarchismo in italia, stuart mill, tesina universitaria, victor hugo
”Le prime organizzazioni anarchiche si coagularono (soprattutto in Umbria, Puglia e Emilia Romagna)”
no è per fare il campanilista , ma nella mia piccola città nel nord est della toscana ai confini con la liguria qualcosina accadeva.
non ho altro da eccepire , complimenti!
In effetti il Maggia tiene raggione! Gionny, qua occorre tappare la falla carrarese!
Bò sul libro monolitico che mi ha prestato Zeffiro Carrara compare solo nei primi del’900.
le consiglio o le farò avere ”Capitalismo e classe operaia in provincia di Massa Carrara” , del socialista Lorenzo Gestri , Olshcki Editore-Firenze 1977
i moti piu corposi in lunigiana sono del 1896 duramente repressi, ma gia prima ci sono ”movimenti”
Contrordine Maggiani! Quel che dice Zeffiro è legge, quindi ha ragione Gionny!
visto che si è su un sito socialista, scrivi anche qualcosa di Francesco Saverio Merlino
Vorrei il recapito di qualcuno a Genova, per favore
GRAZIE
Vorrei il recapito di qualcuno a Genova, per favore
Grazie
( è la prima volta mi racommando )
a Genova c’è Matteo Pugliese,http://atlantide.ilcannocchiale.it/
Matteo palesati
[…] interessato. Geografo francese, visita l’Italia nel 1864, a Firenze conosce il filosofo Michail Bakunin, in un incontro che sarà determinante per le sue idee anarchiche e progressiste, quindi scala […]