[Storia e Dossier] I protagonisti dell’anarchismo in Italia – Carlo Pisacane
mercoledì 3 settembre 2008 | Scritto da Redazione - 4.548 letture |
Labouratorio è orgoglioso di presentare il lavoro di Giovanni – Gionny – D’Anna sui protagonisti dell’anarchismo in Italia. Come già avvenuto in precedenza, Labouratorio pubblica un lavoro preparato per un esame universitario. Una “tesina” di grande interesse, chiara e puntuale.
Quella che segue è solo la prima puntata, dedicata a Carlo Pisacane, del lavoro del giovane D’Anna, nelle settimane che seguiranno saranno pubblicate le parti dedicate a Michail Bakunin e Errico Malatesta.
Buona lettura
I PROTAGONISTI DELLA NASCITA E DELLO SVILUPPO DELL’ANARCHISMO IN ITALIA
di Giovanni D’Anna
Negli anni che seguirono la restaurazione l’Italia data la sua arretratezza economica e sociale fu uno dei paesi dove il Radicalismo democratico ebbe più sostenitori. Inizialmente i primi anarchici militavano insieme ai socialisti nelle file dei repubblicani. Durante il risorgimento infatti le richieste di emancipazione nazionale furono per molti socialisti il trampolino di lancio per lotte che chiedevano un radicale mutamento della società.
In seguito all’unità però le istanze radical socialiste si scontrarono con i governi moderati che si susseguirono e più volte l’estrema sinistra ,non rappresentata del tutto in parlamento dal Partito Radicale, tentò l’insurrezione uscendone sempre sconfitta, sempre presenti in tutte le rivolte contadine e urbani gli anarchici per tutto il periodo post unitario ebbero il controllo dei movimenti insurrezionali. Se il primo rivoluzionario che espresse ideali libertari fu Carlo Pisacane fu con Bakunin che l’anarchismo italiano trovò le sue basi teoriche mentre con Malatesta il suo infaticabile organizzatore. L’anarchismo in Italia non può prescindere da questi tre personaggi.
Carlo Pisacane
Pisacane era un’ex ufficiale dell’esercito borbonico che insofferente al conformismo caratteristico degli ambienti aristocratici e militari, abbandonò la carriera militare e fuggì, con la sua innamorata, Enrichetta De Lorenzo, da Napoli a Marsiglia, poi a Londra e a Parigi dove frequenta il salotto di Guglielmo Pepe entrando in contatto con personalità quali Alphonse de Lamartine, George Sand, Roben de Lamennais, se non di persona, certo attraverso gli scritti ed i dibattiti. Nell’ottobre del 1847 Carlo si arruola nella Legione Straniera e viene mandato in Algeria: esperienza deludente come membro di un esercito che reprime proprio quei moti di libertà e di indipendenza nazionale che gli stanno tanto a cuore, questa prima vera esperienza bellica fece conoscere al giovane Pisacane la tattica della guerriglia come tattica di guerra rivoluzionaria dove la conoscenza del territorio e la motivazione dei giovani insorti mettevano a dura prova le ben armate ed addestrate truppe regolari. L’anno successivo scoppiata la prima guerra d’indipendenza il giovane patriota tornò in Italia dove entrò come volontario nell’esercito piemontese. Il conflitto si risolse in una sconfitta per i patrioti, ma Pisacane non si lasciò abbattere e si trasferì a Roma dove, insieme a Mameli, Garibaldi, Saffi e Mazzini fondò la Repubblica Romana, difendendola con tenacia, ma con poca fortuna, dagli attacchi dei francesi chiamati da Papa Pio IX per reprimere la rivolta che aveva forti ispirazioni anticlericali e democratiche. In seguito alla disfatta di fronte all’esercito francese Pisacane fu arrestato nel luglio del 1849 e recluso a Castel Sant’Angelo da dove fuggì per raggiungere Mazzini in esilio al Londra.
A Londra iniziò la sua riflessione politica ispirandosi sia a Mazzini sia ai socialisti utopisti conosciuti realizzando il primo nucleo di un pensiero socialista italiano in cui affiancava all’idea di nazione quelle di emancipazione sociale delle plebi nel mezzogiorno. Fu molto influenzato sia dalle tesi di Proudhon che da quelle di Carlo Cattaneo sintezzandole in un ibrido ideologico federalalista-socialista-libertario. Rifiutò fortemente l’idea di uno Stato autoritario, auspicando un’associazione di comuni federati libertariamente. Io credo nel socialismo – scrive Pisacane nel testamento politico scritto prima della spedizione di Sapri,” – E’ l’avvenire inevitabile e prossimo dell’Italia, e forse di tutta Europa. Ma il socialismo di cui io parlo può riassumersi con queste due parole: libertà e associazione». Un socialismo fondato sulla libertà e sulla verità, teso a «combattere l’ignoranza del volgo, sempre disposto ad applaudire i vincitori e a maledire i vinti». Questa miscela di positivismo, socialismo utopistico e populismo ricavato dal filosofo russo Aleksander Herzen lo spinge a confidare in un vago determinismo storico “scientifico” non distante dal materialismo storico marxista. Secondo Pisacane il progresso capitalistico, «che aumenta i prodotti ma li accumula in poche mani produce l’effetto di render povere le masse, finché non si operi la ripartizione dei profitti per mezzo della concorrenza». E la povertà «spingerà il popolo infallibilmente a una terribile rivoluzione che, mutando l’ordine sociale, metterà a disposizione di tutti ciò che ora serve all’utile solo d’alcuni». Idee che vanno ben oltre il pensiero democratico ma sono prime teorizazzioni del “radicalsocialismo” e marcheranno una netta frattura tra i radicali e i moderati nel Risorgimento: «Io credo – scrive Pisacane scandalizzando i liberali piemontesi – che la dominazione della Casa d’Austria e quella di Casa Savoia siano la stessa cosa».
Dal suo testamento politico che precede di poco il suo tentativo di insurrezione al sud si nota quanto il patriota sia conscio delle difficoltà dell’impresa e la sua disposizione a rendersi martire per la causa che lo anima«Non pretendo di essere il salvatore della patria, però sono convinto che nel Mezzogiorno d’Italia la rivoluzione morale esiste; che un impulso gagliardo può spingere le popolazioni a tentare un movimento decisivo; ed è appunto per questo che ho impiegato le mie forze per compiere una cospirazione che deve imprimere questo impulso. Se io giungo sul luogo dello sbarco, che sarà Sapri, credo che avrò con ciò ottenuto un grande successo personale, dovessi poi anche, dopo, morire sul patibolo». Segue poi il fulcro del messaggio ai posteri, la parte più toccante del testamento morale di uno degli ultimi rivoluzionari romantici: «Da semplice individuo qual sono, non posso fare che questo, e lo faccio. Il resto dipende dal paese, non da me. Io non ho che la mia vita da sacrificare per questo scopo, e non esito punto a farlo». Ed ancora: «Io annodo intorno al mio stendardo tutti gli affetti, tutte le speranze della rivoluzione italiana. Tutti i dolori e le miserie d’Italia combattono con me. Se non riesco, sprezzo altamente il volgo ignorante che mi condannerà; se riesco farò ben poco caso ai suoi applausi. Tutta la mia ricompensa la troverò nel fondo della mia coscienza, e nell’animo dei cari e generosi amici che mi hanno prestato il loro consenso, e che han diviso i miei palpiti e le mie speranze. Che se il nostro sacrificio non porterà alcun vantaggio all’Italia, sarà per esso almeno una gioia l’aver generato figli che volenterosi s’immolarono pel suo avvenire».
Carlo Pisacane partirà il giorno dopo aver scritto queste righe il 26 giugno con altri rivoltosi sbarca a Ponza dove assaltano il carcere liberando tutti i prigionieri anche non politici che si uniscono a loro. Sbarcati due giorni dopo al grido “Viva l’Italia Viva la Repubblica” a Sapri, dove si aspettavano di sollecitare una sommossa contadina, vista l’indifferenza della popolazione si spostano verso Padula dove hanno uno scontro a fuoco con l’esercito borbonico che gli causa alcuni morti. I superstiti giungono a Sanza dove sta volta sono proprio le plebe contadine aizzate da un arcivescovo locale ad assalire i patrioti che vengono uccisi o catturati quasi tutti, lo stesso Pisacane si ucciderà per non essere arrestato. I suoi compagni sopravvissuti verrano rinchiusi nelle galere napoletane solo per pochi anni visto che giunti a Napoli dopo averli vendicati a Sapri le camicie rosse di Garibaldi li libereranno. La sommossa fallita riuscì però a riproporre all’opinione pubblica la “questione napoletana”, cioè la liberazione del sud Italia dal regno borbonico definito dal ministro inglese Gladstone «negazione di Dio eretta a sistema di governo». L’effimero e romantico tentativo di Pisacane ripropose la possibilità di un’alternativa democratico-repubblicana come soluzione al problema italiano. E’ corretto dunque sostenere che il sacrificio di Pisacane sollecitò involontariamente i moderati piemontesi a prendere le redini del movimento di liberazione anche se certamente i suoi esiti non sarebbero mai stati apprezzati dal patriota napoletano.
Ottima prima puntata di dossier.
Solo un’osservazione: non c’è dubbio che il pensiero e l’azione di Carlo Pisacane abbiano influenzato il movimento anarchico italiano, ma non so fino a che punto Pisacane si sarebbe riconosciuto nel pensiero di Bakunin e Malatesta.
Alcuni pensatori libertari come Pisacane o Proudhon restano, infatti, di difficile collocazione politico-dottrinaria.
rientrano nel grande calderone dei socialisti etichettati come “borghesi” da Marx,perchè libertari e federalisti fondamentalmente e proprio da questo pregiudizio è iniziato il deficit ideologico della sinistra in italia illibertaria ed illiberale
D’accordissimo gionny, solo che mentre alcuni sono di più facile classificazione perché gettano le basi per una nuova scuola di pensiero come l’anarchismo (non l’unica, in verità), altri sono dei pensatori che o rimangono “a metà strada” soprattutto per ragioni anagrafiche o in virtù del loro eclettismo lasciano ai posteri il dibattito su una loro impossibile (a mio avviso) etichettatura a senso unico.
Lo stesso Mazzini, padre del repubblicanesimo italiano, oggi non sarebbe classificato da nessuno come socialista, ma come liberaldemocratico, eppure alla Prima Internazionale c’era pure lui (naturalmente in antitesi a Marx)…
Certo, a pensarci bene queste convergenze fra radicali, repubblicani, socialisti e anarchici oggi sembrerebbero quantomeno singolari…
Eppure fu proprio l’anarchico Costa a far nascere il Partito socialista non tradendo le proprie idee laiche,socialiste ed anarhciche.
Secondo me c’è un filo rosso sommerso che accomuna tutta la sinistra non marxista da quella anarchica a quella libersocialista e radicale ovvero i valori libertari,laici,democratici,repubblicani,federelastied egualitari.Solo che alcune menti riuscirono a fare il salto di qualità verso il riformismo accettando lo stato liberaldemocratico senza edulcorare i propri ideali altri invece rimasero ostili al sistema fino alla fine e x questo sparirono.
OGGI MAZZINI VEREBBE CERTAMENTE CLASSIFICATO COME UN MISTO DI FORZA ITALIA + PANNELLA. MOLTO BELLA LA TUA TESINA E APPREZZABILE IL DIBATTITO CHE CI STA NASCENDO INTORNO. E’ LINFA VITALE DI UNA SANA DEMOCRAZIA MA ATTENZIONE CON IL VOSTRO PESANTE REVISIONISMO STORICO. IL VOSTRO CONTINUO ESSERE RIPIEGATI SU UNO (STERILE) DIBATTITO INTORNO AD ARGOMENTI CERTAMENTE INTERESSANTI MA DI SCARSA ATTUALITA’ (VEDI PISACANE), RISCHIA DI FARVI PERDERE IL CONTATTO CON IL PAESE REALE. NON VOGLIO APPARIRE SUPERFICIALE E MATERIALISTA (COSA CHE IN EFFETTI STO DIVENTANDO, MIO MALGRADO), DICO SOLTANTO CHE A FORZA DI RAGIONARE E DI ELOCUBRARE SU ARGOMENTI FUORI DAL TEMPO NON SI E’ DI AIUTO NE’ ALLA STORIA (CHE VIENE IN QUALCHE MODO STRAVOLTA E BOLLATA DI SIGNIFICATI CHE NON POSSIEDE E CHE NON RIVENDICA) NE’ SOPRATUTTO ALLA SOCIETA’.
SE CONTINUATE A RAGIONARE SE ANDREA (ERA QUESTO IL NOME DI BATTESIMO?)COSTA ERA PIU ANARCHICO O MENO ANARCHICO DI BAKUNIN E VIA DICENDO ALLA FINE FARETE DIVENTARE GESU CRISTO IL PRIMO DEI SOCIALISTI (COME ERA NELLE INTENZIONI DI BOSELLI). SCENDIAMO UN PO PIU IN PIAZZA, ASCOLTIAMO CIO’ CHE VUOLE LA GENTE, INTERVENIAMO FATTIVAMENTE. (MINCHIA QUANTO STO DIVENTANDO POPULISTA, MI FACCIO QUASI SCHIFO).
COMUNQUE GIOVANNI, MOLTO BELLA LA TUA TESINA.
NE HO FATTA UNA MOLTO SIMILE PER LA MATURITA’ MA I PROFESSORI ME L’HANNO SMINKIATA E MI HANNO DATO UN VOTO BASSO. MA ERA INCREDIBILMENTE INTERESSATE E DI GRANDE PORTATA INNOVATIVA E RIVOLUZIONARIA (QUASI DEVASTANTE, AZZARDEREI) PER LA SOCIETA’ INTESA NELLA SUA INTEREZZA (VA BE, ORA STO UN PO’ ESAGERANDO. IN EFFETTI QUELLA TESINA PIACEVA SOLO A ME). SALUTI.
i cugini minori e disgraziati di marx , nati e cresciuti nel periodo piu felice e fecondo della storia italica , il risorgimento.
libertari , repubblicani , federalisti.
ma in origine anarco libertari , seguaci del prohudon e dei socailisti utopisti, laici e tolleranti .
il salto di qualità verso il riformismo sei sicuro sia avvenuto caro gionny? forse a livello di cerchia intellettuale , ma quale forza riformista ha profondamnete inciso sulla società italiana negli ultimi 150 anni?
il psi di craxi…
venne la rivoluzione quindi la reazione totalitaria e clericale , i riformisti scapparono , i libertari ( vedi berneri) martirizzati dagli stalinisti in spagna.
il salto nel baratro , i listoni garibaldi , il pre,mio stalin..
e poi bettino ritrovò prohudon in biblioteca..
che voglio dire con tutto questo?
dico che questi articoli sono indispensabili , non solo necessari.
dobbiamo incessantemente , ostinatamente insistere sulla nostra cultura che ha radici LIBERTARIE e quindi futuro LIBERTARIO, REPUBBLICANO , RADICALE federalista E ALLORA SOCIALISTA.
la reazione , la paura fasciocomunistaclericale ci ha sempre sconfitti..
ma questa non è una buona ragione per insistere.
il laico sperimenta , l incontro tra i due filoni dell illuminismo , liberalismo e socialismo è il nostro campo di ricerca.
Per Laura: la tua critica avrebbe senso se Labouratorio proponesse cinque articoli su cinque di taglio prettamente culturale e non è così (e poi il dibattito su queste pagine verte anche su altri temi…).
E per quanto riguarda Gesù non saremo mica noi o Boselli a farlo diventare il primo socialista della storia….
Si può essere d’accordo o meno, ma furono proprio i primi socialisti italiani (Prampolini in testa) a definirlo così…. E lo slogan ebbe fortuna per quasi un secolo…
Poi Boselli lo rispolvera, ci fa uno spot un po’ modernista e tutti a gridare allo scandalo…. Ignoranti, cialtroni o entrambi?
Senza quote rosa, è pura utopia avere delle Labouratorines?
PER FILIPPO : NON “CONTESTO” I TEMI QUANTO PIUTTOSTO IL TAGLIO, L’APPROCCIO. NEGLI ARTICOLI STORICI TROPPO REVISIONISMO FINE A SE MEDESIMO, IN QUELLI LEGATI ALL’ATTUALITA’ DUEMILA CONCETTI ANCHE MOLTO INTERESSANI OK MA POI ? POI VI FERMARTE LI. SCENDETE IN PIAZZA. COME POTETE ALTRIMENTI TENERE IL CONTATTO CON LA REALTA’, CON IL MONDO DEI LAVORATORI E CON LA SOCIETA’ IN GENERALE? SE NON C’E’ QUESTO CONTATTO TUTTI GLI ARTICOLI BELLI E FASCINOSI CHE POTETE SCRIVERE PERDONO UN PO’ DI SIGNIFICATO. COME DICE DI CARLO TUTTO IL RESTO E’ NOIA. NON VORREI ESSERE TACCIATA DI GRETTEZZA E BIECO MATERIALISMO MA CREDO SIA REALMENTE IMPORTANTE ASCOLTARE CIO’ CHE LA GENTE VUOLE.
DETTO QUESTO NON COVENGO AFFATTO SUL CRISTO SOCIALISTA. A QUESTO PUNTO ERA MOLTO PIU’ MASSONE CHE SOCIALISTA.
SE QUESTO SLOGAN HA AVUTO FORTUNA E’ PER IL SEMPLICE FATTO CHE OFFENDEVA LA STUPIDA E TARATA MORALE CATTOLICA CREANDONE UN NUOVO TERRENO DI LOTA E DI CONTRASTO SU UN PIANO PER COSI’ DIRE ALTERNATIVO RISPETTO AI TRADIZIONALI LIVELLI DI SCONTRO.
MOLTO SEMPLICE : CRISTO NON VOLEVA ESSERE SOCIALISTA. NON CONOSCEVA IL SOCIALISMO, NON AVEVA LA PIU’ PALLIDA IDEA DI COSA FOSSE PERTANTO PRAMPOLINI NON AVEVA ALCUN DIRITTO DI BOLLARE QUEL POVERO CRISTO (E’ PROPRIO IL CASO DI DIRLO) DI SOCIALISMO : ERANO DUE CONCETTI (CRISTO E IL SOCIALIAMO, DICO) COMPLETAMENTE FUORI DAL RISPATTIVO TEMPO. NON PUO’ IL PRAMPOLINI DECONTESTUALIZZARE IL SOCIALISMO E PIANTARLO NELL’ANTICA ROMA.
SAREBBE COME DIRE CHE LUCREZIO AVEVA IN SE’ FONDAMENTI BUDDISTI O CHE IN REALTA’ LE IDEE PLATONICHE SI RIFANNO A KENAU REVES IN MATRIX.
SALUTI.
Non mi addentro sul Gesù socialista ché c’è da perderci le meningi…
Due inviti per Laura: leggiti il mio articolo (scusa l’autopromozione) e scrivi qualcosa per Labouratorio!!!
X Ale Maggiani:Il salto di qualità di Costa lo intendo riformista poichè all’epoca entrare in parlamento(ricordaimci che c’era il re e votava meno della metà degli individui) per un rivoluzionario anarchico e socialista era quasi una bestemmia Costa capì invece che per mutare le cose era necessario confronto con altre forza polithce e mediare una soluzione accettabile per entrambi.
Insomma per me questo è riformismo.
Cmq Costa fu eletto in una lista del Partito Radicale di Felice Cavallotti altro personaggio molto molto interessante del periodo il quale soleva,oltre a comporre poesie anche raccattare nelle proprie liste alla solita maniere radicale tutti i personaggi sinistrorsi laici e democratici che altrimenti sarebbero finite nelle regie galere.Un’ottima usanza radicale che è sopravvisuta nel tempo sintomo di un autentico quanto raro
sentimento democratico.