[Leftism] Sinistra ad assetto variabile
mercoledì 7 maggio 2008 | Scritto da Plex - 1.612 letture |
Le elezioni del 14 Aprile sembravano destinate a delineare il futuro assetto del sistema politico italiano. Le alternative erano fondamentalmente due: un bipartitismo pd- pdl e un sistema multipolare alla tedesca.
Gli schieramenti in campo, SA, PS, PD+IDV, UDC, PDL+Lega, Destra, tracciavano uno scenario di competizioni infrapartitica che spingeva verso la seconda possibilità, la legge elettorale col premio di maggioranza e i molteplici sbarramenti facilitava invece un’eliminazione delle forze minori per uno sbocco di tipo bipartitico.I risultati elettorali, nella misura in cui PD e PDL avrebbero sovrastato gli altri partiti, avrebbero determinato l’esito della tenzone tra i due assetti possibili.
Il risultato si presta a molteplici interpretazioni ma un fatto resta inequivocabile: il sistema non si è stabilizzato.
Ci sono almeno quattro elementi del risultato elettorale che impediscono di parlare di bipartitismo compiuto:
1- L’enorme asimmetria tra le due microcoalizioni. Un bipartitismo può funzionare solo se ci sono concrete possibilità di alternanza fra le due parti, mentre al momento così non sembra.
2- L’ottimo risultato ottenuto dalle forze minori delle due microcoalizioni: IDV e Lega insieme raggiungno più del 12% dei consensi e non permettono di ridurre il tutto ad un dualismo PD – PDL.
3- la non irrilevanza elettorale delle forze esterne alle coalizioni che sommate raggiungono il 15% dei consensi.
4- L’ingresso in parlamento di una forza di centro organizzata, che ha di fatto ostacolato l’espansione elettorale del PD ed è un grosso impedimento ad una corretta dialettica bipartitica.
Dunque non si è ancora esaurita la spinta verso un assetto multipolare che presumibilmente troverà nuova linfa dalle europee dell’anno prossimo, che tradizionalmente, per il tipo di legge elettorale vigente ( e dunque a meno di modifiche della stessa) privilegiano le forze minori.Ovviamente il perdurare di una situazione di incertezza riguardo all’assetto rende estremamente difficile avviare il necessario processo riformatore per far ripartire il paese.
In questo contesto estremamente confuso lo schieramento di sinistra versa in condizioni disastrose. Tutti e tre i competitors, PD, SA e PS, hanno miseramente fallito i rispettivi obiettivi elettorali e in tutti e tre i casi si preannunciano dure rese dei conti all’interno.
Nel PD la linea Veltroni si è scontrata con la disfatta elettorale culminata con la sconfitta di Roma, ed inizia ad essere messa in aperta discussione.
Se il progetto PD, che nasce dichiaratamente come gamba di sinistra di un sistema bipartitico, in sé appare irreversibile e nessuno del gruppo dirigente si azzarda ad attaccarlo, rimane aperta la questione della linea. Si scontrano qui una visione “idealista” di fare “come se” il sistema fosse già bipartitico e fare sponda con Berlusconi, ed è la linea veltroniana fin qui sconfitta; e una visione “realista” che prendendo atto della peculiarità della situazione italiana, punta prima all’eliminazione dell’anomalia berlusconiana, facendo dunque sponda con l’udc, stante la rinuncia all’alleanza con la sinistra radicale. Questa è la strada che i dalemiani propongono di imboccare. Tertium non datur.
La Sinistra Arcobaleno, in quanto mero cartello elettorale, si è già scomposta nelle quattro componenti che avevano portato alla sua formazione.Il PDCI sembra puntare a un contenitore identitario di “comunisti duri e puri”, i verdi sono allo sbando e potrebbero essere risucchiati dal PD. Rifondazione è sempre combattuta tra una prospettiva massimalista e di opposizione “di pancia” (l’identità rifondarola), e lo spostarsi su posizioni riformiste e di governo, seppure da una piattaforma di forte contestazione e critica sociale.SD ha invece storia diversa, essendo nata rifiutando l’abbandono di posizioni “socialiste” della sinistra riformista che aderiva al PD. Si è poi scissa tra quelli che hanno sposato subito la causa socialista del PS, e quelli che si sono rifuggiati nella SA, pensando questa avesse le chiavi dell’accesso in parlamento (che tragico errore). Si suppone che l’unica strada possibile per questi ultimi sia la costruzione di un partito socialista dichiaratamente riformista e di governo.
Il PS, piccolo e brutto, pur non avendo spazio a sufficienza per due linee politiche diverse, potrebbe permettersene perfino tre: la linea autonomista, quella frontista (l’alleanza più o meno organica con Rifondazione e SD) e quella Piddina, di alleanza qualora la posizione democrats in tema di alleanze si ammorbidisca, di confluenza qualora rimanesse la chiusura totale.
Come andrà a finire la battaglia a sinistra, determinerà in buona misura anche l’esito della battaglia per l’assetto politico del paese. Il campo di battaglia saranno le europee, ma le armi si iniziano ad affilare fin da adesso, come dimostra l’introduzione della soglia di sbarramento paventata da Franceschini.
Si potrebbe dire, se si parlasse di notizie liete, che se ne vedranno delle belle, ma la verità è che c’è solo da mettersi le mani nei capelli…
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