[PS] Tutti a Congresso, ma per fare che?
mercoledì 30 aprile 2008 | Scritto da Plex - 1.459 letture |
All’indomani della devastante catastrofe elettorale che ha fatto sprofondare quel che resta del socialismo italiano post-tangentopoli a un risultato addirittura inferiore a quelli già esigui dei micro-partiti della diaspora, la confusione, in casa PS, regna sovrana. In assenza di una linea politica precisa, i leaders della costituente procedono in ordine sparso tra dichiarazioni contradditorie e scelte poco comprensibili e condivise: c’è chi si smarca, come il disfattista Zavettieri, e chi si pannellizza, come il vivace Del Bue, e chi non sa che pesci pigliare, come il malcapitato Angius.
Le scontate dimissioni dalla carica di “segretario virtuale” di Enrico Boselli, non hanno fatto altro che accrescere il caos aprendo di fatto una lotta per la successione all’ambita carica di un partito che ha quasi più iscritti che voti!
Il mantra collettivo sembra essere dunque diventato la richiesta di un congresso che si suppone taumaturgico ma si sa già tardivo.
E’ allora interessante ascoltare le innumerevoli ipotesi, alcune mirabilmente congegnate, su quelli che saranno gli esiti, in tutti i casi inevitabilmente già scritti, del congresso di quel che resta del Partito Socialista, in quel di Giugno. L’infelice connubio dello scontato disfattismo che fa seguito alla debacle elettorale, e la cronica incapacità del derelitto gruppo dirigente di indicare una prospettiva politica praticabile, segnano irrimediabilmente il non-dibattito precongressuale.
Già perché dopo il fiume di parole spese per dimostrare l’utilità del PS nel panorama politico italiano, ora ci si accinge a sostituire il Boselli kamikaze senza una seria analisi collettiva di quel che è stato e quel che sarà.
La domanda di tutte le domande per chi ha infinite volte sottolineato i limiti della vocazione minoritaria di impronta SDI che ha sempre zavorrato il progetto PS non può che essere una: il risultato elettorale è solo il frutto del “bosellismo” imperante o ci sono ragioni più profonde?
Se e’ infatti sicuro e acclarato che i quadri locali del partito, hanno clamorosamente fatto mancare il loro apporto, resta tuttavia aperta la questione del voto d’opinione.
Io credo che vada rivisto e corretto l’assunto di partenza dell’esistenza di un grande spazio a sinistra venuto alla luce dalla nascita del PD, che è stato per certi versi la stessa ragione fondativa del PS: nel bene e nel male, ed anche facendo la tara alla sicuramente consistente frazione di voto utile, questo spazio si è rivelato fondamentalmente residuale ed insufficiente a giustificare l’esistenza di un’ulteriore forza politica.
Un po’ per la mancanza di credibilità del nostro gruppo dirigente, consunto e usurato non meno di quello Democrats, un po’ per l’inevitabile inconsistenza dei richiami alle identità politiche tradizionali nel dibattito politico odierno, un partito del socialismo europeo sembra essere utile più a chi ne dovrebbe fare parte che a chi dovrebbe sceglierlo nel segreto dell’urna.
Dunque sembrerebbe estremamente saggio e opportuno attendersi dal congresso fondativo di un partito che non si è ancora formalmente costituito la ridefinizione del propria ragion d’essere.
Se Partito Socialista deve essere ci si prenda la briga di chiedersi di quale Partito e di quale Socialismo ci sia oggi bisogno in Italia.
La prima domanda attiene alla forma organizzativa e allo statuto che il partito stesso dovrebbe assumere, mentre la seconda riguarda la scelta della segreteria e della linea politica che questa esprimerebbe.
Se vivessimo sulla luna sarebbe assai bello e proficuo impegnarsi in un primo momento nella risposta alla questione forma-partito e in un secondo alla scelta della segreteria, perché è sempre buona cosa presentarsi uniti dopo una disfatta.
Ma da quando si parla di congresso la questione statutaria non sembra essere stata minimamente sfiorata, quasi non fosse una questione cruciale da porsi e al contempo, nel vociare confuso sui vari nomi che ambiscono alla segreteria, la linea politica da perseguire pare un tabù che può essere discusso.
Trovo allora auspicabile arrivare ad un confronto, anche acceso, su questi due punti spinosi, perché morti per morti, tanto vale fare chiarezza subito su quello che dovremmo essere, invece che non decidere su nulla e rimandare a data da destinarsi il confronto politico da tempo immemore imprescindibile.
Se poi confronto deve essere, si vada al nocciolo della questione che ci portiamo avanti dalle primarie delle idee di ottobre: quale senso ha il PS nello scenario politico italiano? La scelta è tra una fin qui preponderante “vocazione minoritaria” e una “vocazione maggioritaria”.
La prima è quella di chi crede che il Partito Socialista nelle condizioni date non possa ambire ad altro che al mantenimento di una nicchia di consenso, arroccata su alcuni temi chiave, su tutti la laicità, che faccia organicamente parte di una coalizione di centrosinistra.
Questa concezione “realista”, fatta propria dallo SDI in questi anni, si tramuta nei fatti nel far diventare il partito null’altro che una piccola appendice della casta, che vive della sua, peraltro esiziale, rendita di posizione, strappando quelle quattro poltroncine che permettono al suo ceto politico di terz’ordine di tirare a campare.
La vocazione maggioritaria invece impone al PS di puntare ad espandere il proprio consenso e la propria area di influenza, elaborando posizioni politiche su tutti i temi in agenda e ponendosi come alternativo alle altre forze della sinistra. Si tratta di riconoscere che la sinistra italiana va in qualche modo rifondata risolvendo la questione socialista, e di condurre questa battaglia politica a costo di conquistarsi con la propria autonoma forza elettorale le quattro poltroncine di cui sopra.
La praticabilità politica della prima visione di vocazione minoritaria è legata alle scelte future del PD: se rimarrà immutato, come io credo, l’atteggiamento di chiusura nei confronti di alleanze con i partitini, della cui schiera siamo attualmente autorevoli esponenti, allora l’unica prospettiva credibile per mantenere l’attuale rendita di posizione e i relativi privilegi, è trasferirsi armi e bagagli nel PD questuando così in qualche modo dall’interno, ed eliminando di fatto qualunque presenza socialista organizzata. Sarebbe cosa gradita da parte di chi si fa portatore di questa posizione l’esplicitazione della suddetta prospettiva.
Al contrario i fautori della vocazione maggioritaria, per evitare di sembra velleitari nelle condizioni di estrema debolezza che ci caratterizzano, dovrebbero premurarsi di specificare da cosa trarre quei connotati alternativi al PD che ci permetterebbero di espanderci elettoralmente.
Constatato che lo spazio politico che vorremmo conquistare è già proficuamente occupato dal PD, e che dell’identità culturale non importa più molto a nessuno, credo sia inevitabile porre come dirimente per essere davvero “diversi”, la questione della forma organizzativa.
Un partito Low Cost, federale e autonomo tra i vari livelli, che preveda l’associazione non solo per via territoriale tramite le sezioni, ma anche per via tematica sfruttando al meglio le potenzialità di internet (Grillo vi dice niente?) con forme di partecipazione dal basso particolarmente spinte, come primarie per la selezione delle candidature e referendum tra gli iscritti, che incentivi in tutti i modi la partecipazione dei cittadini, penso possa essere l’unica via possibile per ridare un senso a una presenza socialista in questo paese.
E’ ovvio che una prospettiva di questo tipo impone una discussione specifica sulla questione statutaria. E’ altrettanto ovvio che è necessario arrivare ad un chiarimento su quale delle due concezioni sia maggioritaria nel partito.
E’ del resto evidente che nulla di tutto ciò è fin qui avvenuto. Attendiamo con ansia i futuri sviluppi…
Le esigenze espresse da Andrea Pisauro appartengono anche a me e ad altri.
Troveranno uno sbocco al congresso?
speriamo Stefano, o prevedo una fine rapida e ingloriosa…
Meglio una fine rapida e ingloriosa che una lunga agonia con annessa presa per i fondelli.
la lunga agonia non sarà accompagnata da mia ulteriore presa per i fondelli, ma per fasciarci la testa, aspettiamo il congresso no?
Sono mesi che ci stiamo autoconvincendo della bontà di un progetto che, come lo giri lo giri (rinnovo generazionale o meno), verrà sempre visto come un pezzo di antiquariato…