[FuoriLinea] Se Davide ha paura … rivalutiamo il coraggio di Golia
lunedì 11 febbraio 2008 | Scritto da Andrea D'Uva - 1.366 letture |
Essendo che Labouratorio anarcheggia al suo interno, dibatte e si arrabatta. Ogni affinità è divergenza, purchè eLabourata a dovere. A voi, dunque, questo FuoriLinea.
Ricordiamo il mito biblico in cui il piccolo Davide sconfisse il gigante grazie ad intelligenza e coraggio? La Costituente Socialista si è arenata tra le secche dell’identità di bandiera, l’idea di essere la sezione italica del PSE non poteva essere sufficiente a suscitare l’entusiasmo dei potenziali elettori. Quello che più è mancato è stata una leadership che avanzasse con forza proposte innovative, sfruttando la congiuntura politica per acquisire visibilità in modo da essere identificati dai cittadini. Non era più tempo di “tirare a campare” serviva una politica che facesse del Partito Socialista, la punta avanzata del Riformismo in Italia, sfidando il PD a seguirlo sul piano dell’innovazione Una sfida che pare perduta, anche per il precipitare del quadro politico.
Lo spettacolo reso è stato desolante… Boselli e Villetti sono apparsi pavidi e piegati su loro stessi, alla ricerca di una strada che garantisse solo la loro riconferma in Parlamento. Essere piccoli ed essere pavidi allo stesso tempo era un lusso che non ci si poteva permettere: è stato un errore probabilmente fatale. Rispetto a questo quadro è necessario valutare l’atteggiamento assunto dal Partito Democratico. Preso atto della fine del Centrosinistra, vista tramontare quell’accozzaglia eterogenea tenuta insieme dal collante anti-berlusconiano, si sono aperti finalmente scenari nuovi in cui la sinistra italiana può evolvere verso i lidi del riformismo europeo, lontano da cui era stata condannata da una storia di insopportabili ritardi nell’evoluzione ideologica e culturale.
La presa di posizione di Walter Veltroni di far correre da solo il Partito Democratico merita più di un complimento. Che sia una decisione coraggiosa oppure come dicono i maligni un’ultima carta dettata dalla disperazione di una sconfitta che appare scontata (ricordiamoci che il risultato di una campagna elettorale non è mai scontato!) resta il dato di fatto di un’evoluzione positiva del sistema. Si rompe con quella sinistra massimalista e velleitaria guidata dal “Parolaio Rosso” – definizione di Giampaolo Pansa – e con tutta quella galassia di cespugli e nanetti politici (di cui il PS è stato degno esponente) che hanno condizionato con ricatti di stampo personalistico la stagione di governo del Centrosinistra. Una stagione marcata dall’immobilismo e dalle mediazioni estenuanti in cui aveva sistematicamente la peggio la risoluzione dei problemi reali, quali il potere d’acquisto degli stipendi, il costo della casa, il lavoro. Dove ha fallito l’ingegneria costituzionale ed i tentativi di riforma della legge elettorale, potrà essere il primato della politica, mediante una pratica coraggiosa di rifiuto delle alleanze ad ogni costo, ha garantire un’evoluzione positiva.
La battaglia che si apre sarà in primo luogo quella tra il PD ed il PDL di Berlusconi ma sarà anche una battaglia a sinistra. Comunque vada sarà il sistema ad esserne rafforzato: in primo luogo perché i processi aggregativi che si sono messi in moto semplificheranno oggettivamente la vita politica italiana e, se perseguiti con sincerità, renderanno il paese più governabile. Secondariamente perché saranno affrontati i nodi che dividono da tempo la sinistra italiana portando allo scoperto, attraverso una competizione elettorale, i punti di forza ed i limiti delle rispettive proposte politiche: progetto massimalista e prospettiva riformista si misureranno in termini di voti raccolti.
Come ha riconosciuto con rara onestà intellettuale l’editorialista de La Stampa, Andrea Romano, storicamente non proprio benevolo con Walter Veltroni, la mossa del Partito Democratico accompagnata da un programma economico chiaro ed imperniato su solide basi riformiste e liberali potrà portare delle sorprese positive anche in termini elettorali. Stante l’attuale priorità dei temi economici, imposti da una prospettiva di recessione internazionale e dalla situazione penosa dei salari di troppi lavoratori italiani, ci piacerebbe vedere il PD sfidare una sinistra ferocemente conservatrice sul piano economico e sociale nel campo dei diritti civili. Se verranno risposte convincenti sul piano della laicità dello Stato, una laicità intesa come metodo del confronto politico in cui la politica è capace di prese di posizioni in linea con la società, che sfidino l’attuale sudditanza alle gerarchie vaticane. Se si avrà il coraggio di dire no ai privilegi economici della Chiesa in omaggio al principio liberale dell’uguaglianza di fronte alla legge. Se si appoggeranno i diritti civile ed individuali quali il riconoscimento delle unioni omosessuali, il testamento biologico, la difesa della legge sull’aborto, la sfida di Veltroni sarà vinta in pieno e sarà il Partito Democratico ad incarnare l’idea di sinistra europea e riformista di cui crediamo abbia bisogno l’Italia.
a parte il fatto che tutte le belle speranze sulla laicità naufragheranno presto e a parte l’altro fatto che la mossa di Walter di correre da solo è ben descritta da “un’ultima carta dettata dalla disperazione di una sconfitta che appare scontata” e a parte il fatto che tutto sto riformismo liberale è ancora tutto ma proprio tutto da verificare e a parte il fatto che l’unico messaggio sensato arrivato dal Loft era la stronzata che i problemi dell’Italia nascono dalla frammentazione dei partiti e a parte il fatto che andare da soli va bene perchè aumenta la competizione ma affossare riforme proporzionali tedesche per perseguire il bipartitismo è criminale e criminogeno (nel senso che mi spinge al crimine)…beh a parte tutti questi fatti direi che non ne rimane nessun’altro, ergo, Veltroni è un venditore di fumo, e nemmeno tanto bravo
come sei cattivo Plex!
Ci pensa Di Pietro a fargli un’iniezione di liberalismo ….
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…. ok vado a letto
Prima di tutto complimenti Andrea per l’articolo. Lucido e tagliente.
Leggendolo ho provato non pochi déjà vu guerrineschi ma non aggiungo altro che se no Tommaso mi urla “non c’e provaa”
Piccolo appunto in stile Veltroniano.
“Non potevamo lasciare tonino a tonino”
E le ragioni individuabili a caldo (è di poche ore la notizia ufficiale) le individuo in due punti principali.
1) Tonino ha un non risibile 3,8% in probabile ascesa.Se come temo, Walter non ha ancora definitivamente deciso di perdere, è una percentuale molto utile.
2)Il Partito Democratico non può permettersi un agglomerato al centro e fra tabacci e rose bianche tonino costiuiva un pericolo imminente e serio. Fra Dini, Tabacci, Di Pietro e UdC si avvicinavano troppo all’ottenimento di un centro. Questo non vogliamo permetterlo. Altrimenti che bipartitismo coatto sarebbe?
non mi difendere il PD che imbarca Di Pietro. Perchè se il problema erano i voti, mi sembra che PS e RI qualcuno lo portavano pure loro. Qui il problema è un altro, ovvero pararsi il culo dall’antipolitica montante, con le menate sui politici non condannati etc etc. Voi non volete permettere un centro?però continuate a permettere a Berlusconi di decidere delle sorti di questo paese, come è stato in questi ultimi 15 anni. Questo bipartitismo mi sembra tanto la continuazione della seconda repubblica con altri mezzi. Si chiama accanimento terapeutico su un sistema politico in rianimazione. Faceste almeno la legge sull’eutanasia capirei…