[Papa a La Sapienza]Il Papa, l’Università e l’amarezza che ci portiamo dentro
lunedì 21 gennaio 2008 | Scritto da Plex - 2.215 letture |
di Andrea Pisauro e Daniele Granata
Avete presente la frustrazione che ti prende quando ti accorgi che le cose non sono andate per niente come dovevano andare?
Immaginate di essere due studenti di fisica dell’Università la Sapienza, entrambi laici, uno credente e l’altro un po’ meno, all’indomani della mancata partecipazione del papa alla cerimonia inaugurale dell’anno accademico del nostro ateneo, col conseguente coro di critiche che si sono levate contro studenti e professori della nostra facoltà.
Questa vicenda e il dibattito tra opposti estremismi che l’ha accompagnata ci ricordano da vicino le vicissitudini di un paese capace solo di dividersi in fazioni senza riuscire a ragionare sui problemi.
Da qui nasce l’amarezza che ci spinge a raccontare il nostro punto di vista sull’argomento.
La nostra è l’amarezza di chi vede un rettore debole e sotto inchiesta cercare di ridare linfa alla propria immagine sfruttando un’autorità morale (il papa) e istituzionale (il sindaco) che la sua guida e l’istituzione che rappresenta sembrano non avere più. Un rettore che, forse per incuranza, non riesce a vedere che il suo personale interesse non coincide con quello dell’università che dirige così come con quello del paese. Che non coglie le ragioni di inopportunità politica nell’invitare la massima autorità religiosa all’inaugurazione di un’istituzione laica in un determinato momento storico, nel quale è sempre più evidente una contrapposizione frontale tra la Chiesa cattolica e parte dell’opinione pubblica insofferente alle sue ingerenze nel dibattito pubblico.
Se è vero però che noi il papa in quest’occasione non l’avremmo invitato, è vero pure che ci sembra ci siano altre e più importanti questioni in cui difendere il diritto a vivere in uno Stato laico.
Noi, oltretutto, questa storia della laicità, non ci sentiamo di banalizzarla a una questione formale, tanto più che un luogo come l’università dovrebbe avere come vocazione la massima apertura culturale oltre che l’amore per la scienza. E dunque una volta invitato, il papa l’avremmo fatto entrare.
Perché per noi la laicità è sostanza e metodo, è la libertà di guardarsi in faccia ed ascoltare ogni punto di vista da una parte come dall’altra. E’ l’apertura mentale di ospitare un papa, che sia conservatore e “nazista” oppure buono e “di sinistra”. E’ allo stesso modo il coraggio di accettare, ascoltare e cercare di capire i fischi e le critiche. Tanto più perché, come giovani innamorati della scienza, intuiamo una sensibilità molto diversa dalla nostra nel pensiero di Benedetto XVI, ma non per questo rifiutabile a prescindere.
E quindi l’amarezza ci viene anche dalle parole di chi, in nome proprio di una laicità che non definiremmo tale, rifiuta la presenza del papa “nemico” tanto all’inaugurazione dell’anno accademico quanto in qualunque altra occasione. Ci amareggia anche l’inconsistenza di certe posizione di contestazione a prescindere che crediamo non consone alla vocazione di verità che ci deriva dal nostro voler essere scienziati.
Allo stesso modo, pur condividendo le ragioni della lettera dei professori, giustificata per denunciare le ragioni di inopportunità di un visita, ci sembrano erronei taluni riferimenti a discorsi pronunciati dal papa quasi venti anni fa; riferimenti che oltretutto confondono la meritoria battaglia di principio per la laicità dell’istituzione Università col risibile tentativo di non avere nulla a che fare con chi la pensa diversamente.
E il dispiacere per il discredito che questa lettera ha portato a persone verso le quali nutriamo profonda stima, è stato tanto più amplificato dall’improvvida decisione di diffonderla ai giornali, quando era nata per una comunicazione interna all’università; giornali e televisioni che ne hanno ovviamente fatto una roboante quanto superficiale campagna mediatica e che troppo spesso fanno della criminalizzazione del dissenso la loro ragione di vita.
Amarezza che non può che crescere a sentire il fuoco di fila delle dichiarazioni di esponenti politici spesso disinformati ma sempre pronti a stravolgere la realtà ribattezzando in modo incivile e rozzo “cattivi maestri” i professori che tutti i giorni ci spiegano i misteri profondi della natura: si tranquillizzino tutti, mai li abbiamo sentiti parlare di politica in aula! Ci indigna vedere il circo mediatico insorgere ed arrivare a mettere in dubbio la nomina alla presidenza del CNR di uno scienziato del valore di Luciano Maiani.
Constatiamo che la decisione di papa Ratzinger di non venire ne determina di fatto una vittoria morale, quasi a voler zittire il clamore di tante inutili polemiche e parole vuote, a maggior ragione perché non sussisteva ragione alcuna di ordine pubblico per impedirne l’arrivo.
In definitiva troviamo questa vicenda emblematica dei tanti vizi che affliggono il nostro paese: dall’inefficienza ed irresponsabilità di un dirigente pubblico all’appello militante degli intellettuali che ingenuamente si prestano al massacro, passando per la protesta dei puri e duri, fino alla montatura dell’immancabile caso mediatico e il successivo balletto di inutili dichiarazioni di politici altrettanto inutili.
Ma meglio riderci sopra…
Anche se non sono uno studente della Sapienza anch’io in questi giorni ho provato una profonda amarezza e sono felice del fatto che i nostri punti di vista siano abbastanza convergenti…
Però la spiegazione di tutto che ci dà Don Livio Fanzaga solo un attento ascoltatore di Stampa e Regime poteva inserirla: grazie Bordin!
Si beh ridere è sempre meglio che piangere anche se Don Livio Franzaga è maestro nel suscitare entrambe le reazioni, a seconda se siamo seri o faceti…
Penso che il Papa si sia comportato come politico piuttosto che come pontefice;è chiaro che il Papa come chiunque può e deve parlare quanto,dove e come gli pare ma è assurdo pensare che gli sia stato veramente vietato di farlo.La sua è stata una provocazione subdola degna del peggior Calderoli.é stato lui a rifiutare di andare alla Sapienza nessun collettivo universatario avrebbe potuto impedirglielo…è stato lui a sfuggire al dibattito vittimizzandosi di fronte all’opinione pubblico di questo beciero paese di prvincia.
beh fondamentalmente, anche se non la reputo una provocazione ma una mossa intelligente dal suo punto di vista, sono d’accordo, la decisione del papa di non venire è stata da lui liberamente presa, ma ancora una volta per me il problema principale non è la Chiesa ma la classe politica e i media che gli vanno appresso. Il vittimismo ci è propinato a palate dagli organi di informazione. E’ di ieri la notizia che Mastella, richiamato anche lui in piazza dalla vera mente politica vaticana che è Camillo Ruini, ha dichiarato che secondo lui Prodi e D’alema dovevano scusarsi visto che il papa era stato COSTRETTO a rinunciare a venire.
Ho apprezzato molto l’articolo.
La chiarezza è quanto mai necessaria di questi tempi. Dunque avrei aggiunto al penultimo paragrafo che”la vittoria morale di papa Ratzinger”, conseguente alla decisione di non venire, in realtà di morale ha ben poco. E che in realtà non ha voluto affatto zittire i clamori. Il Vaticano ha voluto, all’opposto, rinforzare e raccordare le voci, o le urla, dell’intero mondo politico dalla parte del papa, in sua difesa in qualità di oltraggiato. Insieme al mondo politico, purtroppo, l’intero -interissimo- mondo mediatico e giornalistico.
Siamo rimasti in mutande. Come voi dite, intellettuali ingenuamente prestati al massacro.
Le ragioni della mossa del Vaticano mi sembrano confermate dall’appello di Ruini all’adunata di ieri.
L’opinione pubblica percepisce chiaramente una vittoria morale di papa Benedetto XVI, e in questa percezione diffusa sta tutta la sua (vera!) vittoria politica e di immagine.
Amareggiato con voi.
Ritengo indegna, e su questo sono d’accordo con voi, la strumentalizzazione che dell’accaduto hanno fatto giornali e politici. Ritengo inoltre che il rettore abbia fatto una mossa poco astuta invitando il papa all’inaugurazione dell’anno accademico di una istituzione laica, nella misura in cui l’invito a tenere una lectio magistralis sulla moratoria per la pena di morte avrebbe coinvolto sfere teologiche “scomode”. Tutti conosciamo le idee alquanto estreme di papa Benedetto XVI sull’aborto, no?
“La parola laicità, in senso politico e sociale, denota la rivendicazione, da parte di un individuo o di una entità collettiva, dell’autonomia decisionale rispetto a ogni condizionamento ideologico, morale o religioso altrui.” , come dice l’enciclopedia. E quindi è giusto manifestare il proprio dissenso al rettore. Non perché in generale non siamo pronti ad ascoltare le parole di chi non la pensa come noi, ma perché la sua non è stata una decisione laica, dove la laicità non va intesa nel suo significato più ampio, come dite voi, la laicità è poter parlare liberamente di qualsiasi tema, (questo non è stato messo in dubbio da nessuno!), ma va intesa all’interno di questo contesto. Contesto nel quale la visita del papa era inadeguata.
Credo che la continua intromissione del papa come “massima autorità religiosa” nella vita sociale e politica abbia fatto la sua parte nella faccenda. Per cui molti si sono sentiti in dovere di citare argomenti fuori luogo estrapolandoli da discorsi più generali. Forse i fisici potevano risparmiarsi l’accenno a Galileo (e perché non parlare di Giordano Bruno che era molto più in tema, allora???), non era quello il nocciolo della questione. Mi è parsa una mossa un po’ ingenua. Nonostante ciò, tutti i firmatari della lettera godono della mia più sincera stima.
Per questo motivo non mi sento in alcun modo amareggiata come studentessa di fisica. L’amarezza deriva semmai dalla constatazione che il mondo politico è riuscito a stravolgere la verità mettendo in cattiva luce chi ha esternato il proprio dissenso su una questione così delicata rifiutando per la prima volta l’intromissione quanto mai inopportuna del papa (e non di uno qualunque). Questo è il vero fatto di inciviltà. Un manipolo di politici in giacca e cravatta che si permette di gettare fango sulle più brillanti menti scientifiche e che arriva addirittura al punto di mettere in discussione la nomina del prof. Maiani come presidente del CNR. Lo sdegno ci unisce.
Ecco perché mi sento amareggiata.
Ciao Sergio, sono contento tu abbia apprezzato. In effetti hai ragione, la “vittoria morale di fatto”del papa è per l’appunto nella percezione della gente, una vittoria di immagine. Suppongo ci sia stata una strategia dietro, ma l’impressione ricevuta è proprio quella di chi per zittire il clamore non viene. E devo dire che gli è riuscita bene…
ciao Elena, sulla critica al rettore ai giornali e alla classe politica di infimo livello di questo paese mi sembra siamo d’accordo. E direi anche sul fatto che a fronte degli attacchi che i professori firmatari dell’appello hanno subito, non possiamo esimerci dall’esprimergli tutta la nostra solidarietà e stima. Su una cosa forse non siamo d’accordo, quando tu dici che la decisione del rettore non è stata una decisione laica. Sinceramente se la sua decisione sia stata presa liberamente o meno non lo so, sicuramente come dici tu era una decisione inopportuna in questo contesto storico. So che molto probabilmente voleva rifarsi un’immagine nuova in un periodo in cui è molto indebolito da alcuni scandali che lo hanno coinvolto, ed è grave che per fare questo coinvolga l’università che rappresenta. Poi per il resto nell’articolo noi diciamo di condividere le ragioni della lettera dei prof anche se non l’avremmo diffusa ai giornali e non avremmo fatto barricate i giorni dell’arrivo del papa. Anche se secondo me sarebbe ora di chiudere questa vicenda ed iniziare a interrogarsi più in generale sul tema dei rapporti tra scienza e fede cercando di rispondere ad alcune delle obiezioni che il mondo cattolico pone…
Ciao a tutti!
Vorrei solo farvi riflettere sull’immenso potere che hanno i mezzi di informazione convenzionali (internet escluso).
Travisando completamente il contenuto e la data di pubblicazione della famosa lettera, nonché descrivendo l’università come fosse in stato di assedio, hanno fatto credere a tutti che fosse opportuno “soprassedere”. Se i fatti fossero stati esposti con chiarezza e semplicità, l’opinione pubblica non avrebbe compreso la rinuncia del papa che, quindi, non ci sarebbe mai stata. Sarebbe andato alla Sapienza, avrebbe pronunciato il discorso forse diverso da quello diffuso, sarebbe stato criticato e sarebbe finita lì; con buona pace degli atei devoti andati ad affollare piazza S. Pietro nella giornata diocesana della scuola cattolica!
E la questione dei finanziamenti?
Amen
Per
quanto hai ragione Alessandro!ormai giornali e televisioni sono tutti omologati. Il riformista è rimasta una delle poche oasi di informazione libera insieme a pochi altri (il foglio il manifesto, in parte il tg di la7).
)
L’altro giorno parlavamo con l’amico Labate del ruolo degli intellettuali nell’Italia di oggi.
Gli avevo buttato là uno spunto su un convegno che mi piacerebbe organizzare a Firenze …
Beh … secondo me c’è una “crisi” degli intellettuali.
Al riguardo credo che potremmo far partire un gioco, molto semplice:
Una lista di personalità “potenziali intellettuali” moderni. Una scelta secca: sì o no. Alla fine tiriamo le somme.
Ad esempio: Mughini è un intellettuale, Ezio Mauro no. Ferrara è un intellettuale? Secondo me sì. Mieli è un intellettuale? Secondo me no.
Che ne dite, lo lanciamo sul numero 7?
ma una rubrica sull’intellettuale della settimana?o un sondaggio?crucio li possiamo mettere i sondaggi?Comunque condivido le tue patenti di intellettualità, come il fatto che c’è una crisi di vocazione della categoria.
PS Ricolfi è un intellettuale mentre Odifreddi proprio no
si, li possiamo mettere i sondaggi 😉
Andre, ti giuro che mentre ne chiacchieravamo l’altro giorno con Labate son venuti fuori proprio questi due nomi: Ricolfi e Odifreddi. E di giudizi erano gli stessi che hai dato te!
si vede che vi eravate ubriacati col mio stesso vino…allora lanciamo il sondaggio settimanale dalla prossima settimana: vota i veri intellettuali con una rosa di nomi?potremmo fare pure la rubrica “il personaggio della settimana”…
Intanto iniziamo a collezionare nomi per il sondaggio sugli intellettuali.
Che ne dici Andre se ce ne occupiamo io, te e un altro amigo?
“Intanto iniziamo a collezionare nomi per il sondaggio sugli intellettuali.
Che ne dici Andrea se ce ne occupiamo io, te e un altro amigo?”
Tommaso ma cosa intendiamo per “intellettuale”? ho letto Odifreddi, che è un filosofo-logico matematico. Allora, se è così, dobbiamo parlare di “maitre à penser”? Cioè quella categoria di persone che racchiudono MAGISTRALMENTE tre caratteristiche o saperi cultural/professionali: saper divulgare, saper analizzare, saper approfondire. Il tutto immerso in grande semplicità di linguaggio e di originalità interpretativa.
ci lavoriamo sù
Odifreddi nel suo campo è persona molto colta e intelligente, i problemi ci sono quando scrive libri per dimostrare scientificamente che Dio non esiste e quando entra nel PD 😀 Ricolfi a me, più che un intellettuale, sembra il classico “bilioso di sinistra” che deve scavalcare tutti i “compagni” da destra per dimostrare che è indipendente 😀
Se intellettuale lo vogliamo definire secondo la Triplice Capriatiana ^^ mi permetto di suggerire il nome di Luciano De Crescenzo, uno dei migliori professori di Religione e Filosofia che riesca a immaginare !
Bilioso direi proprio di no. “Lucido” mi sembra molto più calzante. Leggetevi l’ultimo rapporto sull’Italia del suo Osservatorio del nordovest.
Quanto agli scavalcamenti a destra o a sinistra … non lo so, ma per è un’immagine priva di senso.
regà, nun mettiamoci anche noi a dare le etichette dai!
Il Cavalli ci scavalca al centro! 😉
guidati dalla triade di Elio “saper divulgare, saper analizzare, saper approfondire” non possiamo non lanciare il sondaggio!Tommaso dedicherò il mio sabato alla ricerca degli intellettuali!Nicolò io lunedì sono a Bologna, ti trovo in zona?