Una Rosa per Israele – Intervista a Daniela Bruno
lunedì 7 gennaio 2008 | Scritto da Tommaso Ciuffoletti - 2.313 letture |
Daniela Bruno è una delle fondatrici dell’associazione Una Rosa Per Israele, “un’associazione che ha l’obiettivo di promuovere iniziative culturali e politiche a sostegno della Democrazia dello Stato d’Israele, unica in Medioriente, e contrastare l’antisemitismo e l’antisionismo nella società italiana.”
Un’associazione nata da poco e di recente (lunedì 17 dicembre) presentata in Campidoglio grazie all’impegno del Consigliere comunale, eletto con la Rosa nel Pugno, Gianluca Quadrana. Un’iniziativa interessante e che riteniamo opportuno presentarvi grazie proprio a questo scambio di battute con Daniela, che ringraziamo per la sua cortesia, con la quale abbiamo trattato anche di molto altro, compresa una piccola riflessione sulla politica mediorientale dei socialisti e di Craxi.
D- Innanzitutto, Daniela ti chiederei di illustrare meglio le ragioni ed i modi che hanno portato alla nascita dell’associazione.
R- Una Rosa per Israele è nata circa un anno fa, anche se in realtà all’inizio non si pensava ad un’associazione. Tutto è nato nell’ufficio di Gianluca Quadrana, Un comune amico, a conoscenza del mio interesse per Israele e la mia attività di volontariato per l’Ufficio per la Pace a Gerusalemme del Comune di Roma, ha pensato che, da socialista, dovevo assolutamente incontrare il compagno Quadrana per scambiare qualche idea.
Ci tengo a dire che ogni qual volta ho avuto occasione di parlare delle ragioni di Israele ho dovuto, sempre, assumere la “modalità difesa”; in quell’occasione no.
Più la conversazione si infittiva più percepivo un comune sentire. Entrambi avvertivamo la necessità di stabilire un contatto con la comunità ebraica italiana affinché non si abbandonasse a se stessa l’inesauribile risorsa, culturale e politica, di cui, i cittadini di cultura e religione ebraica, sono stati portatori da sempre. E pensavamo che fosse giunto il momento di raggruppare tutti coloro che si sentivano parte della famiglia socialista e liberale (che tanto deve al sistema di pensiero filosofico figlio del messianismo ebraico e più recentemente alla tradizione storica e politica dei fratelli Nello e Carlo Rosselli) intorno ai compagni di tradizione e cultura ebraica… per lottare contro l’antisemitismo e l’antisionismo culturali e politici in Italia.
Per fare questo, decidemmo di iniziare una serie di incontri con la Comunità Romana ed alcune associazioni, per far sì che si aprisse un nuovo ambito di discussione. Creare occasioni per manifestare la nostra presenza come socialisti e dare il nostro supporto agli ebrei ed a Israele.
Ricordo in particolare due occasioni… La prima, quando vennero in visita in Italia i genitori dei tre soldati israeliani rapiti Ehud (Udi) Goldwasser e Eldad Regev, (sequestrati da Hezbollah il 12 Luglio 2006) e Gilad Schalit, (sequestrato da Hamas il 25 Giugno 2006); Gianluca Quadrana come Consigliere del Comune di Roma, Capogruppo della Rosa nel Pugno, e come socialista, ha manifestato la sua simpatia alle famiglie e al popolo israeliano tutto, in compagnia di altri uomini politici di quasi tutto l’arco parlamentare.
Successivamente, assieme all’Associazione Romana Amici di Israele, con i giovani del Fgs e i radicali, il 25 Aprile abbiamo ricordato con una manifestazione la Brigata Ebraica che diede un considerevole apporto alla liberazione dell’Italia dal giogo nazista.
E proprio da questi primi passi si è pensato di fare qualcosa di più…
Con Adriana Martinelli, (già attiva in numerose associazioni di amicizia per Israele) e Sergio Rovasio (il suo operoso sostegno a Israele è ultradecennale come radicale e come sincero amico degli ebrei) io e Gianluca abbiamo deciso di passare all’azione. Costituirci in associazione, allargare la partecipazione a radicali e repubblicani, affinché le attività saltuarie divenissero impegno continuativo e ragionato. Abbiamo steso un Manifesto e abbiamo trovato amici e compagni che lo hanno diffuso… (Di nuovo e sempre grazie a te e all’Associazione Per la Rosa nel Pugno per il sostegno e l’amicizia si dall’inizio). Se ne è cominciato a parlare in giro e fatto riunioni, così da incontrare sempre più interessati a dare sostegno e amicizia ad Israele, anche attraverso la nostra associazione.
In occasione della presentazione ufficiale del 17 dicembre scorso, abbiamo ricevuto una telefonata di Nerio Nesi che ci voleva far sapere che essendo a Roma nei giorni della presentazione pubblica ci teneva moltissimo a partecipare alla nascita dell’Associazione di cui condivideva intenti e obiettivi.
Potrai immaginare la soddisfazione di tutti! Nesi è’ riuscito a venire nonostante tutto. Quel pomeriggio Roma era attanagliata da un freddo glaciale e una pioggia fastidiosissima. Per non parlare del clima rovente in Campidoglio a causa dello scontro sul Registro delle unioni civili!
E’ stato molto emozionante per me, da segretario dell’Associazione avere l’onore di presentare al pubblico la “nostra creatura” con il supporto al tavolo dei relatori del Ministro Consigliere dell’Ambasciata di Israele Elazar Cohen, Nerio Nesi e Alberto Benzoni. Ecco in quel momento ho pensato: “Adesso si fa sul serio!”.
D – Qual è oggi, secondo te, la più grande minaccia per lo Stato d’Israele?
R – La risposta forse è scontata: Ahmadinejad, l’Iran… semplicemente perché più volte il presidente iraniano ha manifestato la volontà di distruggere Israele. E non è poco! Ma può essere un po’ più articolata questa minaccia… L’Iran da solo e accompagnato all’uso strumentale di Hetzbollah e Hamas.
Per me, comunque, rimane una minaccia continua e temibile quella causata dall’antisemitismo combinato/confuso con l’antisionismo. Perché a causa di questi fattori si scatenano ciclicamente contro gli ebrei ed Israele campagne diffamatorie, boicottaggi, e nei casi peggiori persecuzioni… La causa principale di queste ultime minacce è quella stabilita dalla sorta di equazione tra Israele e le comunità ebraiche nel mondo. E’ facile quindi che dilaghi il teorema della “lobby ebraica”… il revisionismo e il negazionismo storico… i convegni pseudo-scientifici nelle università pubbliche, le liste dei sionisti e dei neosionisti in possesso dei media… la “Israel Lobby” etc, etc,
D – Di recente a sinistra sono state avviate iniziative volte proprio a marcare una distanza con le troppe cedevolezze che la sinistra italiana (e non solo) ha avuto nei confronti di posizioni che non è esagerato definire strumentalmente o pregiudizialmente ostili proprio allo Stato d’Israele. Ricordo Sinistra per Israele (la cui attività però sembra essersi presto arenata, almeno a giudicare dagli ultimi aggiornamenti sul sito di SXI) o l’impegno di Furio Colombo.
Come s’inserisce Una Rosa per Israele in questo contesto? Cosa la caratterizza in particolare e che rapporti ci sono con questa area culturale che pure a sinistra ha dato prova di esistere?
R – Fermo restando che ogni gesto, ogni azione a sostegno di Israele e gli ebrei noi la consideriamo in maniera estremamente favorevole… Perché non si fa mai abbastanza, o meglio il lavoro non finisce mai. Per tale ragione Una Rosa per Israele non si pone in termini competitivi con tutti quegli individui o associazioni che operano per Israele, la pace in Medio Oriente, per sostenere e dare amicizia agli ebrei in Italia e nel mondo. Al contrario ci poniamo in termini collaborativi, come ci è capitato con le altre associazioni con cui abbiamo fatto iniziative in precedenza.
Ma posso dirti le stesse cose che ho detto a Lanfranco Turci quando qualche tempo mi ha posto la stessa domanda.
Una Rosa per Israele ha alla base della sua azione politica e culturale una visione laica della vita, del mondo, della politica. L’individuo ha dei diritti e dei doveri a prescindere dalla religione, qualunque essa sia. Abbiamo il massimo rispetto per la religione come dimensione della vita intima di un uomo ma non consideriamo funzionale il discorso religioso a quello politico. Anzi spesse volte ha sortito l’effetto contrario; ha creato equivoco ed incomprensione.
Ecco, penso che uno dei limiti di Sinistra per Israele, a maggior ragione dopo la nascita del PD, sia l’approccio confessionale alla questione Mediorientale e in particolare ai rapporti con Israele.
In realtà bisogna riconoscere che Sinistra per Israele a Milano è stata molto attiva e ha realizzato iniziative di grande interesse riuscendo a mettere assieme un po’ tutte le anime della sinistra. A Roma per una serie di motivi che non conosco, non è riuscita ad essere quella forza culturale aggregante che in questi anni tanto di positivo ha realizzato.
Facendo la volontaria per L’Ufficio per la Pace a Gerusalemme del Comune di Roma ho incontrato Emanuele Fiano, Fabio Nicolucci che più o meno sono Sinistra per Israele a Roma; parlando con loro ho constatato che non riuscivano ad essere propulsivi come a Milano. Ma come ti dicevo noi siamo aperti a quelle collaborazioni che possano essere funzionali e utili alla promozione di un dialogo schietto e genuino tra israeliani e palestinesi; alla promozione di attività di sostegno a Israele. Tutti coloro che vorranno collaborare con noi saranno i benvenuti. Enrico Modigliani, per esempio, è stato invitato ad una delle prime riunioni allargate di Una Rosa per Israele e sarà per noi un piacere se vorrà partecipare alle nostre iniziative. Così come tanti altri amici che già sono parte di SXI e che ci vedono con simpatia…
Però non bisogna trascurare il fatto che il PD ha una capacità quasi eccezionale a non aprire il file della laicità… E vedremo come si comporterà nel futuro Sinistra per Israele all’interno del PD!
E’ di questi giorni l’ultima asprissima polemica tutta interna al PD tra Binetti e Odifreddi sui temi della laicità a ridosso della chiusura, a fine gennaio, dei lavori della commissione per la stesura del Manifesto dei valori del PD. Tutto questo ha un aspetto piuttosto preoccupante per quello che sarà il futuro del partito che si pone come il riferimento democratico dell’avvenire politico italiano.
D – Qual è l’argomento che trovi più odioso tra quelli dell’armamentario retorico degli antisraeliani?
R – Il fastidio maggiore mi viene da certe affermazioni che tendono a dare di Israele un’immagine falsa e negativa: una nazione, un popolo, che da vittima è diventata carnefice. Far passare la società israeliana come una società senza valori democratici dalle velleità imperialistiche è oltremodo ingiusto e inaccettabile. Ritengo sia giusto combattere quell’informazione che preferisce dipingere una società intera dalla realtà composita e variegata, come una società militarizzata e votata alla conquista e alla sopraffazione dei deboli; piuttosto che mettere in evidenza che proprio lì, in quel fazzoletto di terra tra il mare ed il deserto, si è riusciti nonostante le difficoltà, che noi neanche riusciamo ad immaginare, a creare un’entità statuale ex novo in un tempo relativamente breve, fare di questo Stato una democrazia compiuta, viva ed in movimento.
D – La Federazione dei Giovani Socialisti, insieme ai Radicali, è l’organizzazione politica più vicina, almeno in questa fase iniziale, all’iniziativa di Una Rosa per Israele. Secondo te però, lodevole eccezione fatta per la Fgs, tra i socialisti italiani che lettura prevale in merito ai fatti del Medio Oriente?
R – Dal 1967 in poi la sinistra italiana ed i socialisti, in particolare, si sono schierati perlopiù con i palestinesi. E’ vero. Ma negli ultimi tempi è innegabile che i fatti del Medio Oriente hanno fatto fare una riflessione un po’ a tutti. Anche ai socialisti. Con la fine dell’era Arafat sono state viste, finalmente, luci ed ombre di una gestione dell’esistenza dei palestinesi sbagliata e in generale corrotta che ha avuto come naturale conseguenza la guerra civile tra Hamas e Fatah. Queste ombre, spesse volte, sono state evidenziate dalle più brillanti menti della stessa intelligentja palestinese in esilio, si citi per tutti il buonanima del prof. Edward Said che non ha mai risparmiato le sue critiche alla strategia politica e alla leadership dell’OLP. Da anni nell’area del Socialismo riformista, però, si è avuto il coraggio di difendere Israele ed il diritto dell’unica democrazia dell’area all’esistenza in confini sicuri.
E cito una lista di nomi, senza seguire un ordine d’importanza… così come mi vengono in mente: Antonio Landolfi, Alberto Benzoni, Lanfranco Turci, Cinzia Dato, Emanuele Macaluso. A loro modo, con le loro storie, con i loro tempi, hanno dato un contributo a parlare di Israele come di una democrazia moderna e liberale, in tempi nei quali i più, a sinistra, ne parlavano esclusivamente in termini denigratori.
E il fatto che hai messo in evidenza tu, l’importante apporto dei giovani del Fgs a sostegno di Una Rosa per Israele, non è da trascurare, perché sono loro la prossima classe dirigente. Ho apprezzato moltissimo il discorso di Francesco Mosca a cui riconosco una lucidità nei giudizi ed una pacatezza nei toni che sono davvero rimarchevoli.
D – Anche a me piace .. quando è lucido e pacato … comunque … quella che sto per farti è una domanda antipatica. Ti sentiresti di sottoscrivere la frase di Stefania Craxi che, parlando del padre in un’intervista con noi, ha detto: “Craxi da presidente del Consiglio ha sempre subordinato i rapporti politici e commerciali dell’Italia con quei paesi al rispetto al loro interno della libertà e dei diritti umani”?
R – Vedi, Craxi per me è un argomento per certi versi controverso… Da un lato è stato colui che fatto accendere la scintilla della mia passione politica da bambina, dall’altro l’esempio di una generazione di socialisti che ha fatto diventare il partito socialista il più distante delle organizzazioni partitiche dalle istanze dei lavoratori.
Dal congresso di Palermo dell’81 sono rimasta suggestionata da quell’enorme garofano rosso a Castel Utveggio, sede del congresso. Successivamente sono stata fortunata perché a scuola ho incontrato, dalle suore prima e al liceo artistico dopo, degli insegnanti che mi hanno trasmesso l’impegno civico prima, politico poi. Il gesto politico è nel quotidiano, si diceva all’epoca. E chi se lo dimentica! E io vedevo il mio impegno politico all’interno del partito socialista italiano.
Poi, dopo il liceo sono andata a studiare a New York ed era il periodo della grandeur craxiana… Dall’estero si aveva la forte impressione che anche in Italia ci fosse un leader del Socialismo moderno che portasse alta la bandiera patria. questo dava grande orgoglio.
Poi venne il’92 con il carico di miseria e povertà politica che ci trasciniamo fino ai nostri giorni che ha sconvolto la politica italiana.
Oggi, amo ripensare al Craxi del 41° Congresso di Torino del marzo ‘78 del suo incitamento al “Serrare le fila” al partito e ai militanti, di “La pace è il problema dei problemi” in cui afferma con forza l’appartenenza dei socialisti al partito della pace… “l’imperativo di una difesa intransigente – da parte del movimento socialista internazionale – delle ragioni e delle condizioni di pace”. Ma non dimentico la severa critica che più avanti rivolge a Israele per “l’incancrenirsi della questione arabo-israelo-palestinese” – a torto a parer mio – preferendo l’iniziativa generosa di Sadat e stigmatizzando “la posizione di miope intransigenza del governo israeliano”. Ovviamente è un ricordo di un epoca che per me ha una valenza epica… Chissà se fossi stata adulta in quel periodo avrei avuto la stessa ammirazione, un po’ romantica forse, che conservo tutt’ora nei suoi confronti.
Però sono fermamente convinta che su Israele Craxi abbia sbagliato, così pure sul privilegiare Arafat rispetto ad altri esponenti palestinesi della società civile.
D – Tra le foto dei personaggi rappresentati nella testata grafica del sito, figura quella di Simon Wiesenthal, l’uomo che ha speso un’intera vita per pretendere giustizia dei crimini nazisti contro gli ebrei. Cosa rappresenta la sua immagine?
R- L’immagine di Simon Wiesenthal rappresenta il desiderio di giustizia di un popolo e assieme ad esso di tutti coloro che non accettano che l’ingiustizia vinca sempre e comunque. L’impegno dell’uomo prima e del Centro, dopo, testimoniano che il desiderio di giustizia e la giustizia in sé sono più potenti di tutti i potenti malvagi e le loro potenti coperture che della Shoah sono stati artefici dell’abominio, carnefici, collaborazionisti e protettori. Bisogna ricordare che il Centro Wiesenthal svolge un’importantissima funzione di controllo dei gruppi neonazisti, gestisce i musei della tolleranza, e diffonde la conoscenza sull’antisemitismo. Quindi l’immagine di Wiesenthal, nonostante sia stato spesso criticato, vuole rappresentare una sorta di ideale vicinanza a tutti coloro che hanno pagato con la loro vita e a tutti coloro che credono nella giustizia degli uomini.
D – Israele nell’Unione Europea?
R – Dell’ingresso di Israele nella UE se ne parla dal almeno vent’anni. I primi a manifestare questa ipotesi sono stai i radicali. E mi pare convincente la teoria delle tre ragioni dell’ingresso di Israele nella UE che Emma Bonino ha più volte espresso. La prima ragione è a un livello internazionale: servirebbe a risolvere l’instabilità dell’area perché l’adesione all’UE sarebbe ancorata al perseguimento di accordi di pace con i vicini (palestinesi, siriani e libanesi). La seconda ragione riguarda il livello interno: l’adesione all’Unione farebbe intraprendere tutta quella serie di riforme per il rafforzamento dei principi di uguaglianza, e per il pieno riconoscimento delle minoranze all’interno di una società, democratica e intimamente liberale, in cui sono considerati imprescindibili i diritti individuali. La terza ragione ci riguarda più da vicino come Europa e cittadini europei… Israele all’interno dell’UE ci consentirebbe un ruolo di primo piano nella gestione delle dinamiche internazionali ed in particolare nella gestione delle questioni in Medio Oriente. Sì penso sia cosa buona e giusta lavorare affinché lo Stato d’Israele entri nell’Unione Europea, e potrà sembrare banale, penso che possa essere anche un antidoto contro tutti i sentimenti di antisemitismo e di antisionismo, sfortunatamente, mai sopiti in Europa, nonostante la Storia.
che si vada a parlare “dall’antisemitismo combinato/confuso con l’antisionismo” alla popolazione del Libano che è stata martoriata da un’aggressione largamente ingiustificata per metodi ed ampiezza, e forse anche per motivazioni. io a questa visione “laica della vita, del mondo, della politica” non ci credo, perchè se fosse davvero “laica” (e che palle sta parola ormai) sarebbe pronta a riconoscere errori da una parte e dall’altra, nei processi mediorientali, e non ripetere la solita moina del popolo di vittime a cui sembra sia dovuta compassione in eterno, con la immancabile chiosa di israele nell’unione europea. alla voce “mancanza di laicità” – intesa come mancanza obiettività di giudizio – basti notare come in tutta l’intervista il fatto di parteggiare da parte di qualcuno a favore di israele sia dato come un dato di lode in maniera totalmente acritica, senza indagare cause, motivazioni, perchè. e non lo scrive un antisemita filopalestinese che gira con la kefiah, ma una persona che rivendica la necessità di smettere di confondere l’analisi di geopolitica con la politichetta cui siamo abituati e ci hanno abitutato. e che ha il coraggio di dire che se l’attuale fgs (di cui non faccio ne farò più parte) è la prossima classe dirigente..beh, dio ce ne scampi, dio ce ne scampi.
Beh … il parteggiare per Israele tra le fila della sinistraccia italica è cosa da eretici e per me già degna, se non di stima e rispetto, di grandissima attenzione.
Il caso Libano è caso ben delicato, non lo si può riassumere nella frase “gli israeliani hanno sbagliato”. Gli israeliani chi poi? I servizi segreti che hanno sottovalutato la capacità di tenuta difensiva dei miliziani Hezbollah? Beh .. su quello troveresti d’accordo anche (direi soprattutto) il governo israeliano. Ma basta per leggere la situazione? Direi proprio di no.
Intanto guardiamo a cosa significa Hezbollah:
http://www.liberalcafe.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1236
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=14458&Itemid=28
Questi pezzi vennero scritte con circa un anno di anticipo su ciò che poi è successo. Oltretutto nel ricordare di quell’episodio non sarebbe male ricordare anche queste righe
“Tutto è cominciato con un’operazione fulminea degli Hezbollah che hanno colpito a sorpresa lungo la ‘linea blu’ tra Libano e Israele, dove i guerriglieri del movimento sciita libanese hanno catturato due soldati israeliani e ne hanno uccisi altri otto, con l’obiettivo d’imporre uno scambio di prigionieri allo Stato ebraico.”
Insomma come acritico sostenitore d’Israele non mi ci vedo … più che altro perché fatico a vedermi nelle vesti dell’acritico.
Se vuoi però ti lancio una provocazione interessante: ma siamo sicuri che i palestinesi esistano ancora? E se esistono li trovi in Palestina?
Io non capisco questa moda del “parteggiare per qualcuno”: trovavo assurdi i miei amici comunisti che inneggiavano ad Hamas e alla seconda Intifada, come trovo ingiusto dare ragione a prescindere ad Israele. Discutendo con il compagno Maggiani, mi disse che lo Stato Nazionale era la fonte di tutte le guerre del XX secolo, e che sarebbe stato un errore darne uno ai palestinesi, meglio la formula pannelliana della federazione. Ma riflettiamoci bene…Israele ha avuto per decenni un gran numero di arabi con cittadinanza dello Stato di Tel Aviv…tenendoli per moltissimo tempo in uno stato discriminatorio, temendone la fertilità. Non sarà che, per far avverare una simile auspicabile prospettiva di integrazione, qualche passo dovrebbero farlo anche gli Israeliani (ad esempio evitando di usare le ruspe sulle case dei palestinesi, o non punendo l’intera popolazione libanese per le colpe degli Hezbollah ) ??
Manfredi, non credo che la popolazione libanese sia stata “punita” da Israele. Quanto agli arabi che vivono in Israele è curioso che li si usi come argomento contro Israele. Un retore astuto avrebbe gioco troppo facile a rilevare che le comunità ebraiche nei territori sotto amministrazione palestinese hanno avuto vita ben più difficile finché hanno avuto la cocciutaggine di rimanervi.
Quanto al Maggiani che mi usa gli strumenti antinazionalisti del Pannellaccio … beh … provvederò personalmente a mazzuolarli entrambi … forse già al prossimo comitato di RI …
P.S _ Un retore ancora più vispo farebbe notare anche che nemmeno i cittadini (ripeto CITTADINI) israeliani sono al sicuro dall’odio dei compagni terroristi quando sono nelle loro case.
… se poi vogliamo attestarci sulla linea andreottiana del “se fossi palestinese mi farei saltare in aria anche io” … allora … che dire … in bocca al lupo!
Io resto tutt’ora convinto che sia necessario disarmare le fazioni estremiste palestinesi, far sgombrare i territori occupati e Gerusalemme Est da Israele, dare ai palestinesi un proprio Stato e poi europeizzarli tutti e due (e magari pure il Libano)… l’ultimo passaggio però solo dopo che avremo una UE meno schizoide, o almeno un embrione di Stato Federale Europeo.
tommaso, non è che io non condivida la tua tensione e partecipazione al dramma della sicurezza dello stato israeliano, però partiamo da una considerazione di metodo. ad esempio sulla guerra in libano. tu sai molto meglio di me che le responsabilità internazionali di uno stato non si valutano sulla base delle questioni interne. se il servizio segreto ha sbagliato è un problema del governo israeliano, che poi però è il responsabile delle azioni dell’esercito israeliano. e anche se in israele si intravede spesso il rischio di una sorta di corto circuito tra istituzioni civili e militari, la sovranità in una democrazia è tutta delle prime, no? e quindi anche la responsabilità. dunque, in definitiva e senza esitare, se c’è qualcuno che ha sbagliato in libano, è stata la gestione politica di israele. sempre ammesso che qualcuno, lì, abbia sbagliato. perchè cos’era (e ahimé cos’è) hezbollah lo sappiamo tutti, ma come ho scritto io ritengo ingiustificata la portata dell’aggressione che israele ha dispiegato nei confronti del libano, anche se un attacco era probabilmente nelle cose del ragionevole. infine, avevo scritto che non ero un “kefiato” filo-palestinese proprio perchè sapevo che quello che avrei scritto avrebbe addensato sicuramente su di me sospetti di tal genere. ci tengo a sottolineare invece che la mia prospettiva è proprio quella opposta, e cioè essere al di là di ogni radicalismo e alla ricerca di un dibattito volto ad una soluzione concreta dei processi di tensione medio-orientali, che non si riducono e non nascono affatto alla e dalla questione israelo-palestinese. non mi interessa aderire nè alla posizione di andreotti nè a quella di daniela bruno e gianluca quadrana, perchè sono entrambe figlie di un dibattito stanco e polarizzato che mi sembra non abbia nulla a che vedere con la volontà di risolvere problemi generali e non particolari. per questo, rigiro la tua domanda, perchè, proprio visto che i palestinesi “non esistono più”, continuare a fomentare questa concezione dicotomica e fuorviante? perchè, come propose giustamente il buon mario francese in tempi non sospetti, non si è pensato di costituire un’associazione che si chiamasse “una rosa per il medio-oriente”? solo per il gusto di ricercare l’eresia, la nicchia, il piacere del piccolo scandalo? ma questo ormai non fa piu clamore, è anzi diventato ormai banale..come dimostra giuliano ferrara! 😉
Uno stato ai palestinesi lo aveva dato l’Onu più di 60 anni fa …
Dunque se vogliamo affrontare il discorso della guerra in Libano sulla base delle responsabilità dell’autorità degli stati, mi si deve spiegare il ruolo di Hezbollah in tutto questo.
Se facciamo i maestrini con la penna rossa in una situazione dove gli errori da sottolineare sono quelli dell’unico iscritto a scuola, perché gli altri fanno quel che cazzo che gli pare capisci da te che non solo non risolveremo molto, ma le nostre sottolineature non ci serviranno nemmeno a capire la situazione.
Infine un’altra cosa, quando parliamo di Palestina, per favore, teniamo sempre presente il ruolo delle altre autocrazie arabe e della teocrazia iraniana.
Nicò, nessuno qua t’immagina kefiato, anche perchè t’immaginassi in quel modo perderei non tanto la stima nei tuoi confronti, quanto la fiducia nella mia capacità di giudicare le persone!
Il fatto è che manchiamo del punto di partenza comune del dibattere: come considerare l’attore Hezbollah, e più in generale le organizzazioni terroristiche, in tutta le vicende di conflitto armato in cui è coinvolta Israele.
Ricordo che c’è anche una risoluzione Onu (che spesso gli amanti delle risoluzioni Onu contro Israele mancano di citare) che “imponeva” il disarmo di un Hezbollah che invece ha dimostrato di essere ben armato eccome! grazie ai regalini dello zio Assad e del paparino Mahmoud.
infatti tommi sono io per primo che dico che i problemi del medio-oriente non si risolvono focalizzandosi sulla questione israelo-palestinese ma ampliando il nostro sguardo su tutta l’area, questo mi pare di averlo scandito abbastanza chiaramente!
analizzare il ruolo di hezbollah è ovviamente fondamentale. un’organizzazione terroristica armata con una rappresentanza in parlamento e una delegazione al governo. è quantomeno anomalo. tuttavia nelle democrazie in vie di sviluppo (o per così dire embrionali) com’è quella libanese possono crearsi anche situazioni del genere, soprattutto quando la tensione politica della forza deputata (hezbollah in questo caso) non si rivolge all’interno ma verso l’esterno. tuttavia in questi casi è sempre difficile risolvere la situazione con la forza, com infatti dimostra il fatto che l’azione israeliana non ha avuto altro effetto se non quello di indebolire la democrazia libaese e rinforzato il fondamentalismo di hezbollah.
A parte le lodi a Said e un’eccessiva pacatezza di giudizio nei confronti di Craxi (che, tra l’altro fece scappare sotto la sua protezione, i terroristi dell’Achille Lauro, cosa che non viene ricordata quasi mai!), mi sembra molto equilibrata.
Complimenti all’intervistatore, in bocca al lupo all’intervistata e soprattutto all’associazione (potrebbe capitare che ci si incontri presto).
P.s. veramente a rafforzare Hezbollah, c’hanno pensato D’Alema e la missione Unifil da lui promossa, con i vari sostegni sia attivi (difesa del gruppo terroristico, passeggiate con i suoi rappresentanti, ecc.) sia passivi, permettendo loro di riarmarsi e ricevere cospicui finanziamenti dall’estero.
e quand’è che erano stati disarmati?
In medioriente siamo un pò come in Italia negli anni 70, uno scontro tra opposti estremismi.
E’ difficile capire dove cominciano i torti di uno e le ragioni di un altro soprattutto perchè ognuno ha pianto sulla una bara di un proprio caro.
Comunque i peggiori nemici dei israeliani e dei palestinesi sono i loro alleati che soffiano sul fuoco del conflitto per raggiungere i loro obiettivi, controllo del medioriente gli Usa, indispensabile mezzo di propaganda per i paesi arabi.