La moratoria degli antiliberali
lunedì 7 gennaio 2008 | Scritto da Tommaso Ciuffoletti - 1.195 letture |
Riguardo alla moratoria sull’aborto di Ferrara e Ruini, ancora una volta la questione cruciale è quella della libertà. Quella stronzissima cosa che è la libertà.
Spesso la scelta di abortire è una scelta tra due soluzioni dolorose. Perdere un possibile figlio oppure trovarsi davanti una vita d’incertezza per entrambi. In quel caso uno stato rispettoso, pietoso (nel vero senso di quella pietas di cui tanto si riempie la bocca quel vecchio antiliberale di Ferrara) sa che l’ultima scelta spetta al cittadino, e si fa da parte.
La concezione di tanti antiliberali, come Ferrara o Ruini, prevede invece un’altra cosa. Prevede che sia lo Stato – o meglio, lo Stato su indicazione di una “autorità altra” deputata a decidere su queste materie, perché detentrice del monopolio delle “questioni etiche” – a decidere di questo.
E’ una follia antiliberale che, mi dispiace, non può essere tollerata. Di fronte ad una scelta difficile e tragica – ed a maggior ragione proprio perché si tratta di una scelta difficile e tragica – lo Stato deve farsi da parte e rimettere alla responsabilità del cittadino la decisione di ultima istanza. In questo caso, poi, non è nemmeno lo Stato a doversi fare da parte, ma quelle autorità spirituali che vorrebbero imporre il proprio magistero in forza della debolezza dello Stato medesimo.
Lo Stato può mettere in atto tutte le misure ritenute opportune per rendere meno tragico possibile l’esito di quella scelta. Per questo ben vengano i consultori, ma via le suore da quei consultori. Anche su questo dobbiamo chiarirci. Altrimenti perché non metterci dentro degli sciamani, delle mammane oppure dei monaci buddhisti (io gradirei quest’ultima opzione). Nei consultori ci stiano medici, infermieri, psicologi, persone qualificate, non altri.
Se poi, infine, la polemica stupida e cretina del Ferrara utilizza l’argomento strumentale del fatto (poiché è un fatto) che tanti ricorrono all’aborto in maniera eccessivamente superficiale, allora a maggior ragione lo spirito di un liberale si deve indignare; perché riconosce la puzza marcia della critica e della retorica giacobina. La retorica di coloro che sostengono che siccome il volgo non è in grado di decidere per sé, ha bisogno di qualcuno che decida per lui … e poco importa se quel qualcuno è il Papa o il podestà.
Il giacobino non chiede che il volgo sia educato, non vuole che sudditi diventino cittadini, proprio in forza della responsabilità che la libertà impone. Anzi, sogna che rimangano sudditi e sempre più obbedienti, sempre più “gregge” per pastori.
Magistrale !
Grazie Manfredi!
Però devo avvertirti, degli scagnozzi del Labouratorio sono già sulle tue tracce! Qua vogliamo pubblicare un tuo articolo, e siamo pronti a farlo con le buone o con le cattive! 😉
Uno delle più lucide ed essenziali riflessioni sull’argomento lette in questi giorni, grossi media compresi.
Ehehehehe, è vero sono in debito di un contributo 😀 per fine mese dovrei riuscire a prepararlo, dato l’esame di Diritto della UE ! Se ancora una volta manco all’appuntamento, penso meriterò l’iscrizione nell’albo dei “fannulloni” di ichiniana memoria 😀
A quel punto i nostri scagnozzi di iscriveranno d’ufficio al PD anche contro la tua volontà!! 😉
Grazie mille Riccardo, perché detto da te è un complimento che mi fa un enorme piacere.
Non lo so se sono poi tante le ragazze che prendono alla leggera l’aborto non fosse altro che x questioni di “paura”, è cmq qualcosa di fortemente emotivo, coinvolgente e fisico
X il resto sogno il giorno in cui suore e preti vari se ne stiano alla larga