Un Partito Socialista forte serve anche al PD
lunedì 10 dicembre 2007 | Scritto da Redazione - 1.446 letture |
Articolo di Vittorio Marchitti
E’ ormai palese che la nascita del Partito Democratico abbia riaperto la “questione socialista” in Italia. Gli ex-PCI hanno saltato a piè pari, per l’ennesima volta, il socialismo riformista italiano di stampo europeo, pur essendo parte, ancora oggi, di quella famiglia proprio in Europa. Lo avevano già fatto in due occasioni, nel passaggio dal PCI al PDS e da questo ai DS, dimostrando, nei fatti, di essere insofferenti all’idea di un approdo socialdemocratico, eccezion fatta per una parte di quella componente cosiddetta “migliorista” che invece l’aveva sempre auspicato, tra i cui esponenti ricordiamo, tra gli altri, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Emanuele Macaluso, Lanfranco Turci.
Oggi addirittura, con un triplo carpiato, saltano al centro, nel nome del nuovismo veltroniano, dando vita ad un nuovo soggetto politico, insieme agli ex DC, che sà molto di contenitore e poco di contenuti, se non quelli della filosofia del “ma-anchismo”, ossia del tutto e il contrario di tutto. Un’operazione molto più di facciata e di nomenclature che di sostanza, con primarie blindate. Del resto, si sà, la politica oggi è soprattutto marketing, slogan, battage mediatico, culto del leader. Come poteva farsi attendere la reazione del Cavaliere, re del settore? Ed ecco pronto (forse) il nuovissimo “Popolo delle libertà”, lanciato dal capo, in piazza, dalla sera alla mattina, con un’esaltante coinvolgimento democratico degli elettori e degli alleati. Processi ambigui, certo, ma che sarebbe un errore madornale sottovalutare, poiché rappresentano la maggioranza dell’elettorato italiano.
Ma torniamo un attimo agli ex PCI. Sotto la quercia i malumori si sono trasformati in scissioni. La componente di Mussi e Salvi insieme a quella di Angius e Spini avevano unito la seconda e la terza mozione dell’ultimo Congresso DS nel movimento di Sinistra Democratica, ponendo il Socialismo europeo come pregiudiziale, poichè assente nel cantiere del Partito Democratico. Ma i primi non hanno posto la stessa condizione a Bertinotti e Diliberto, annettendosi, in pratica, alla sinistra massimalista, convinti tatticamente che un cartello siffatto, la cosiddetta “Cosa Rossa” o “Sinistra Arcobaleno” che dir si voglia, possa conquistare un peso politico a due cifre. Questo percorso, com’è noto, non ha però soddisfatto i secondi che, coerenti con l’idea che li aveva convinti ad abbandonare la nave del PD, ossia la creazione anche in Italia come nel resto d’Europa di una grande forza socialista, riformista e democratica, hanno aderito alla Costituente Socialista lanciata dallo SDI di Boselli, dal Nuovo PSI di De Michelis e Del Bue, dal SI di Craxi e Zavettieri, dal Movimento di Bertinoro animato da Turci e altri, da “Socialismo è Libertà” di Formica, e da una vasta rete di associazioni e circoli di dichiarata fede socialista, che finalmente oggi si ritrovano in un percorso unitario dopo anni di lacerazioni. Ecco, dunque, prender forma un moderno Partito Socialista, nella speranza che si risolva l’anomalia tutta italiana di una sinistra fagocitata dai cattocomunisti al cospetto di una sinistra europea in cui la stragrande maggioranza dei progressisti si riconoscono in forze liberalsocialiste. Basti pensare al socialismo dei cittadini di Zapatero, edizione rivista e corretta della socialdemocrazia in tempi di globalizzazione, al New Labour di Blair, alla flexsecurity di Rasmussen, per citarne solo alcuni.
In Italia il percorso intrapreso con il lancio della Costituente Socialista prima e con la nascita del PS poi, si potrebbe riassumere nell’accezione di “socialismo largo”, tanto cara a Formica. Vale a dire un socialismo fortemente riformista e aperto a istanze laiche, libertarie, repubblicane e soprattutto liberali, pronto a dare un sicuro approdo a quella vasta platea di cittadini che da tempo ha smarrito un punto di riferimento ideale. In questo senso possiamo parlare di “liberalsocialismo”, e del resto sono molteplici le contaminazioni tra queste filosofie. Occorre qui ricordare, per sommi capi, il lavoro dei fratelli Rosselli, da cui il volume “Socialismo liberale”, il movimento di “Giustizia e Libertà”, il Partito d’Azione (che vide, nel dopoguerra, socialisti come De Martino e Lombardi, al fianco di liberaldemocratici come La Malfa), la collaborazione tra liberalismo di Giolitti e il socialismo riformista di Turati, il nuovo corso liberalsocialista del PSI col saggio su Proudhon del 1978 di Craxi e Pellicani, da cui prese corpo il “Lib-Lab” di Intini e Bettiza. Operazioni ardite, se andiamo a rianalizzare i momenti storici in cui furono concepite. Quella sul finire degli anni ’70, ad esempio, incontrò forti resistenze sia all’interno dello stesso PSI che più in generale in tutta la Sinistra italiana, egemonizzata, manco a dirlo, dall’idea comunista, e oltretutto in pieno compromesso storico DC-PCI. In questo senso, si intravede, volendo azzardare, una qualche analogia con l’attuale “fusione fredda” DS-Margherita, che, sull’onda dell’oscurantismo mediatico, tende a marginalizzare il PS. Che sia di buon auspicio questa similitudine, visti gli eccellenti risultati che raggiunse il PSI dell’epoca?
Al di là della speranza, comunque, questi esempi dimostrano quanto il socialismo, esautorato della sua matrice marxista-massimalista, abbia contribuito a “socializzare” i valori liberali, per dirla con Proudhon. Un socialismo che riconosce l’economia di mercato, quale portatrice di ricchezza e sviluppo, ma non una società di mercato, perché questa è animata da donne e uomini che hanno dei diritti inalienabili, dalla salute all’istruzione ad esempio, che vanno al di là delle regole di mercato. Insomma, l’esatta coniugazione di sviluppo e giustizia sociale.
Concetti sempre attualissimi, nonostante molti si rincorrano nel suonare le campane a morto del socialismo, o immaginando una sua diversa lettura. A cominciare dal funerale di Giddens apparso su “Repubblica” nell’agosto dello scorso anno, passando per il volume di Polito “Oltre il Socialismo”, fino alla rivisitazione odierna di Bertinotti. Per non parlare di quanti, ex-socialisti, credono di poterlo salvare, chiedendo asilo nel PD. Prendendo spunto da questi assunti, non ci sarebbe spazio per una nuova e moderna forza socialista in Italia, e chi oggi insegue la sua costruzione sarebbe un povero illuso, che attraverso una battaglia di testimonianza cerca di mantenere una rendita di posizione, fuori tempo massimo. Un’operazione di nostalgici, destinata ad avere fiato corto.
Ebbene no, non è così, o per lo meno non deve correre il rischio di diventarlo. Anche perché i segnali che arrivano, dicono l’esatto contrario. Si susseguono, infatti, le iniziative di Costituenti Socialiste su tutto il territorio nazionale; numerose sigle, associazioni, circoli, liste civiche, oltre quelle politiche che riuniscono la diaspora, stanno manifestando in questi mesi la volontà di aderire a questo processo; tanti i giovani che in questo percorso stanno investendo sogni e passione. E’ un fermento di cui non di ha memoria negli ultimi 15 anni, nonostante tutto stia avvenendo nel più assoluto silenzio dei media. Certo, problemi organizzativi sono innegabili, ma se sapremo superarli di slancio, se davvero si apriranno le porte all’ingresso per una vera contaminazione con forze e filosofie cui accennavamo, se sapremo rispondere ai bisogni reali della gente, sempre meno legata ai vecchi schemi della politica, interpretando quella “politica di prossimità” che ci permetterebbe di radicarci sul territorio, se avverrà, insomma, un vero “big bang socialista”, allora potremo recuperare margini di consenso impensabili. Un Partito Socialista siffatto diventerebbe la prima alternativa per una parte di quell’elettorato di FI che un tempo votava PSI, per i laici che non vogliono votare PD, per gli ex elettori DS che non vogliono rassegnarsi alla scomparsa di una sinistra riformista in Italia, per i radicali non “pannellizzati” e anche per qualche scontento che non ne può più della vocazione autolesionista della sinistra antagonista. Fantascienza? No, conquiste possibili con una buona proposta politica.
Tutto questo avviene in un clima di notevole incertezza politica, con la CDL in avanzato stato di decomposizione, e la perenne fibrillazione dell’Unione, con la corrispondenza d’amorosi sensi tra PD e PdL, con la Cosa Bianca e quella Rossa all’orizzonte. Sembra ormai scontato il ritorno al proporzionale puro, con preferenze e sbarramento alla tedesca, per tentare di passare dal bipolarismo al bipartitismo. Certamente meglio sarebbe stato un modello elettorale sulla scorta di quello che garantisce da anni governi e stabilità negli enti locali, ma se tedesco sarà, allora che il PS pretenda la soglia di sbarramento al 4-5%, a dimostrazione che non siamo nanetti, come dice Turci, a difesa di quella rendita dell’1-2 %, come qualcuno ci accusa, ma abbiamo una progettualità politica di più ampio respiro. Non si potrebbe lanciare con presupposti “altri” un nuovo corso, e in questo senso un Partito Socialista forte, con percentuali degne, serve anche al PD, perchè lo incalzi sul terreno riformista e faccia da contrappeso ai veti della Sinistra Arcobaleno, a meno che i neo-democrat italiani non siano attratti dall’idea dell’uno contro tutti, o dall’inciucio neo-centrista con una futura Cosa Bianca (attenta anche alle sirene di Fini e Casini, in perfetto stile democristiano), o dalla trasformazione dell’intesa sulla legge elettorale con il Cavaliere in qualcosa di più ardito
Ho lasciato un commento ma non ce l’ho fatta ad inserirlo; che succede?
mhhm non so Fabio … dopo vediamo che ci risponde il master Crucio. Appena si collega glielo segnalo.
mi sembra molto triste cucirvi addosso il ruolo di “consiglieri del principe (PD)” o di contraltare della Sinistra Arcobaleno (tra l’altro credo che il PS abbia più cose in comune con i sinistri-arcobaleni che con i piddini)…
al contrario, noi non vogliamo nessun ruolo cucito addosso! il nostro intento è quello di raggiungere la massima apertura nei confronti di tutti i contributi. anche per questo la formula “liquida” di questo magazine (senza collaboratori, redattori, scrivani e scribacchini fissi) ci è sembrata – per ora – la scelta migliore da portare avanti. anzi, santorre, visto che tu sei preparato e capace, mi piacerebbe vedere un tuo articolo sul prossimo numero!
Caro Santorre,
lungi da me il voler lanciare un messaggio per cucirci addosso ciò che tu dici…al contrario, come dice anche Nicolò, si tratta di ritagliarci quello spazio che la sinistra italiana rischia di non avere più: una prospettiva liberalsocialista!
In questo senso ho parlato di incalzare il PD sull’aspetto riformista e la Sinistra Arcobaleno sul terreno dei no e dello sviluppo…poi, che sui diritti civili e la laicità ci sia maggiore convergenza con quest’ultima, non c’è alcun dubbio. Ed ecco perchè spero ancora che buona parte di SD, come già Angius, Spini, Nigra, Grillini, Montalbano, Baratella, vogliano ripensare all’idea di creare anche in Italia come in Europa, un forte Partito Socialista non massimalista, che non sia solo una battaglia di testimonianza!
Grazie comunque per la critica
Buona lettura!
Cordialmente
Vittorio Marchitti
http://www.vittoriomarchitti.ilcannocchiale.it
Grazie Crucio per la e-mail. Scusa ma io sono un po’ imbranato (uso il computer da un mese sulla spinta della Costituente……..) Come ti rispondo ? a quale e mail?
mi dispiace se ho equivocato il contenuto dell’articolo.
che in Italia si possa avere un partito socialista unitario e forte è quello che spero anche io ed è qualcosa per cui mi impegno (si fa per dire) dalla sponda di Sinistra Democratica.
ti ringrazio, nic, per i complimenti e per l’invito a scrivere un articolo.
per ora no. comunque grazie ancora.
saluti socialisti
Santorre, ho partecipato al dibattito novembrino di Aprile on line. Io credo che dentro Sinistra Democratica (parlo del “quadro” dirigente e intermedio) la partita sia finita. Chi voleva venire e’ venuto: si aspetta qualche altro gruppetto , qua e la per l’Italia, ma dopo la venuta di Angius e Spini mi sembra che sia successo poco. Ora che e’ iniziato il tesseramento al PS vedremo che riscontro avra’ nella “base” dei militanti tale evento – prima che nell’elettorato.Tu continua pure dall’interno ma la partita per un Partito del socialismo europeo mi sembra che non si giochi da quelle parti ma nel nostro tanto criticato PARTITO SOCIALISTA. Tanti saluti ed auguri.
In Italia come in Europa il socialismo liberale deve rompere definitivamente e senza indugi col marxismo (che solo nel nostro Paese sopravvive in forze) per questo nessuna alleanza con la Sinistra Arcobaleno e nessuna identificazione con loro. Noi siamo IL centrosinistra. Dobbiamo esserlo. Dobbiamo crederci, senza farci influenzare dal soglie di sbarramento. E diamoci una mossa a riempire sto spazio! Belin!
Sinistra democratica per il Socialismo Europeo.
Ci vuole un pò di coerenza ragazzi, Angius l’ha avuta, e gli altri?Pensate che la sinistra arcobaleno sia per il Socialismo Europeo?
in SD è nata un’area socialista, con cui sto collaborando pur avendo una certa idiosincrasia per le battaglie correntizie (mi hanno veramente stufato!). lo scopo è quello di mantenere innanzitutto SD nel PSE, cosa che la confederazione della Sinistra Arcobaleno permette, e in prospettiva futura credo si dovrebbe tentare di far confluire l’intero soggetto unitario, quando e se si farà, nel socialismo europeo.
la mia scelta di impegnarmi in SD è nata da una doppia considerazione:
-la prima è che nel mondo attuale, come già sosteneva anche Lombardi nel 1978, non vi è più divisione tra socialsti e comunisti, dal momento che i comunisti hanno rinunciato alla rivoluzione e hanno accettato le regole della democrazia e i diritti individuali. si potrà dire che c’è un socialismo massimalsta e uno riformista, ma possono convivere nello stesso partito.
-la seconda considerazione mi deriva da Weber: l’etica della convinzione deve essere subordinata all’etica della responsabilità. si può credere fermamente di avere ragione e quindi evitare di “contaminarsi” con soggetti che la pensano diversamente e chiudersi nel proprio recinto, ma questo farà avanzare le riforme che si vogliono attuare? io credo che sia più utile e “responsabile” lavorare in una formazione più grande e unitaria (la Sin.Arc.), anche se significa innescare un dibattito interno serrato, piuttosto che stare in un partito piccolo in cui gli intenti sono condivisi, ma non c’è la forza numerica per portarli avanti.
Se poi mi accorgerò che il mio impegno è stato inutile…annuncerò il mio ritiro e appenderò l’attività politica al chiodo.
Caro Santorre, il tuo ragionamento io l’ho gia’ fatto ma alla rovescia quando ero ragazzo della fgsi. Noi giovani socialisti eravamo frustrati nel vedere la fgci alla testa dei giovani studenti e operai. Siamo cresciuti nel dire, a chi ci chiedeva di andare nella fgci, “io sto’ dentro la fgsi” e poi “dentro il partito (mancinian-demartiniano)per combattere e tentare di spostare il partito su posizioni piu’ di sinistra (lombardiane)”. Qesto discorso e’ durato fino al 1976 quando arrivo’ qualcuno che ci fece capire che facedndo come si diceva noi si indeboliva il partito e basta. A me personalmente nel settembre del 76, quando gli magnificavo la fgsi rispose a muso duro :”molto fumo e poco arrosto”. Tu hai capito di chi parlo, vero?: Ci tocco’ fare i conti con la realta’ ed iniziare un percorso duro ma fatto di scoperte nuove. Ora lo stesso discorso, ovviamente adattato ad una diversa situazione me lo fai tu. Che dire? Non e’ detto che tu la possa non indovinare: chissa’? Speriamo che tu abbia maggior fortuna di me. Io intanto, per non sbagliare, mi faccio il mio Ps che non e’ detto sia proprio piccolo piccolo. Si vedra’!
… anche io sono convinto che ci sono le premesse per non fare del PS un “nanetto” … a meno che qualcuno di noi non voglia invece farlo diventare tale …
Tommaso a chi ti riferisci? Sii esplicito-
Ma vuoi proprio i nomi e cognomi di quelli che, secondo me, hanno paura di rischiare a fare un partito serio (il rischio è quello di morire, ma morire in piedi) e che preferiscono l’idea di continuare a vivacchiare (per orizzontale)?
Vabbè, ma la lista sarebbe troppo lunga …
Enrico Boselli.
Roberto Villetti.
Bobo Craxi.
Saverio Zavettieri.
Ugo Intini.
Tanto per citare i soliti noti.
Ah, beh, e i tre quarti dei gruppi dirigenti locali.
Allora anziche’ piagnucolare, dire e non dire, occore che presentiate una mozione che giri per l’Italia (siti) e chieda voti fin dal primo congresso:potrebbe essere maggioranza o minoranza. Queste sono le regole. .. universali della democrazia.
Io non piagnucolo. Io esprimo le mie opinioni su quello, e su chi, secondo me non va; e questa ingiunzione (non ce l’ho con te, fabio, è che questo discorso l’ho sentito fare tante volte) a “fare”, a “militare”,a “presentare mozioni”, come se in caso contrario non si avesse diritto di parola, proprio non la capisco e non l’accetto. Ho 20 anni e non credo di dover essere io in prima persona a lottare e a presentare mozioni ad un congresso nazionale. Piuttosto, visto l’andazzo e visto che nessuno di coloro che avrebbero possibilità e capacità per farlo sembra intenzionato a condurre una battaglia seria, preferisco prendere la porta, ringraziare, salutare e stare a guardare a cosa succederà.
prosit.
Ricorda Nicolo':”la politica la fai o te la fanno”. Quindi per prima cosa io ti consiglio, intanto, di non “prendere la porta”, come hai detto te.Il mio era un invito ruvido a farvi crescere politicamente. Dovete crescere bene:nella lotta politica. Nessuno vi dara’ niente se non vi proponete, combatterete e se non vi “sporcherete le mani” E’ duro ma e’ cosi e’ la logica della politica. Ecco perche’ dovete partecipare al dibattito e lottare, magari andando in minoranza (ma chi lo sa’ quanto minoranza? per creare le condizioni del cambio politico e generazionale nel nostro costituendo PS.Parlo con te e mi rivedo ragazzo quando digitavo su una vecchia e scassata “olivetti 22″ i volantini che poi ciclostilavo e distribuivo; e anch’io talvolta volevo prendere la porta e andarmene . Poi i compagni di base e soprattutto la gente che mi conosceva mi apprezzo’ e mi elesse e mi rielesse per tanto tempo.Poi … arrivo’ il 92. Ma la politica la feci.In questi 15 anni invece l’hanno fatta gli altri. Ecco Nicolo’, questo ti volevo dire:falla la politica e non te la far fare altrimenti puo’ accadere che te la portino via.Ciao e stammi bene.