Socialisti?
lunedì 3 dicembre 2007 | Scritto da Mattia Panazzolo - 1.176 letture |
Ci son fortune che non si regalano facilmente. Accade infatti, nell’unico paese europeo avulso dalla socialdemocrazia, di poter assistere ad annose dispute tra chi fu comunista per finta (dicesi migliorista) e chi socialista all’italiana. I primi orgogliosi della loro appartenenza “perchè i socialisti italiani sono i peggiori d’europa”, i secondi a rivendicare la lungimiranza delle loro scelte.
Peccato che i secondi, che pur dovrebbero essere facilitati nelle proprie argomentazioni dalle scelte poi compiute dagli ex avversari, finiscano spesso per incespicare sul famigerato orgoglio retrosocialista.
Il buon Ghirelli sul Riformista ha preso di petto la questione, sostenendo le ragioni del p.s.i. e stilando un breve decalogo dei successi del suo ex partito, finendo però tristemente col dedicare quasi metà dell’ autocompiacimento alla legge Merlin e alla revisione del concordato perchè “molto più dignitoso del primo”.
Se i fallimenti dell’approccio italiano al problema della prostituzione non necessitano di essere ribaditi, appare invece opportuno spendere qualche parola sulla revisione del concordato, ormai assunto a vero e proprio totem socialista, probabilmente per l’unica feticistica ragione di portare la firma di “ghino di tacco”.
L’intero accordo del 1984 si basava sull’obiettivo di togliere alla chiesa cattolica il titolo di “religione di Stato”, riconosciutole dall’art.1 del trattato del 1929. Battaglia dal principio condivisibile, ma ampiamente superata dalla giurisprudenza della corte costituzionale, che dopo i primi decenni di interpretazione “rigida” della costituzione con preminenza riconosciuta all’ art.7 e quindi alla chiesa cattolica, ha provveduto a dar voce al combinato disposto degli articoli 8-19-20, con il connesso principio di libertà religiosa.
Per ottenere un obiettivo meramente formale si sono dovute fare numerose concessioni alla controparte, inserendo nel nuovo concordato questioni precedentemente ricomprese nella sfera di azione unilaterale dello Stato.
Tra queste:
La disciplina dei beni culturali e degli edifici di culto (compresi quelli di proprietà dello Stato);
L’8 per mille (con la chiesa cattolica che incassa i 2/3 degli introiti da contribuenti che non hanno scelto nessun destinatario nella dichiarazione dei redditi);
I preti che svolgono assistenza spirituale nelle carceri e negli ospedali pagati dallo stato (nella sanità gli assistenti religiosi stipendiati sono il triplo dei dentisti).
Inoltre si ribadisce l’impianto dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, con insegnanti scelti dal clero e pagati dallo Stato.
La revisione del concordato non lo rende più dignitoso per il semplice fatto che una revisione dignitosa non è possibile, dovendo essa necessariamente fare i conti con il vergognoso art.7 della costituzione italiana, che fa assumere rango costituzionale ai patti lateranensi, generando uno spropositato potere contrattuale della controparte e minando alla base l’autonomia dello Stato.
Tale articolo fu adottato con il voto favorevole della democrazia cristiana e del partito comunista italiano, contrari tutti i partiti laici. Si tratta del patto fondantivo del catto-comunismo, quella sorta di monopartitismo imperfetto che ha caratterizzato la storia repubblicana tutta senza soluzione di continuità e che sublima oggi nel partito democratico.
Se Ghirelli o chi per lui necessita di qualche buona ragione per rinfrancare il proprio orgoglio è quindi al 1948 che dovrebbe guardare, non al 1984. Le pagine peggiori del p.s.i. sono quelle che lo hanno visto ammiccare alternativamente a p.c.i. e d.c. le migliori quelle che lo hanno visto a sprazzi nemico del monopartitismo massimalista e clericale. Solo ripartendo da qui può avere ancora un minimo senso parlare di partito socialista nel 2007, cercando di evitare l’ operazione retorico-nostalgica e autoreferenziale che si preannuncia.
p.s.: mi accorgo solo ora che il povero Ghirelli ha aderito al p.s.i. nel ’56, mentre nel ’48 militava ancora nel p.c.i.
un minuto di silenzio.
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