Le affinità elettorali
lunedì 3 dicembre 2007 | Scritto da Riccardo Monaco - 2.066 letture |
Una parte piuttosto consistente degli ordinamenti democratici contemporanei utilizza un termine specifico per definire la fattispecie pratica di forzata convivenza istituzionale tra due soggetti partitici altrimenti antagonisti. Si va dall'”Anatra Zoppa” americana, con cui si indica il funzionamento della macchina amministrativa nel caso di una maggioranza congressuale differente dal partito del Presidente Federale, alla “Coabitazione” della quinta repubblica francese, verificatasi per la prima volta 21 anni orsono, tra Presidente e Primo Ministro di schieramenti difficilmente conciliabili.
Nel modello britannico, l’accezione assume tinte apparentemente sinistre, con l’individuazione del Primo Ministro Ombra, dotato relativo apparato governativo alternativo. Una figura che trova addirittura la propria veste ufficiale nell’ordinamento parlamentare e che rappresenta il caso, più unico che raro, di accurata regolamentazione legislativa del ruolo dell’opposizione.
In Italia, nell’anno 13 della transizione post-referendaria, la realtà coabitativa, lungi da un collocamento de iure, esorbita dall’alveo costituzionale e si posiziona direttamente nel contesto ipertrofico della comunicazione di massa. In verità, ciò che stupirebbe di più un osservatore esterno alle vicende del Belpaese, non è tanto la modalità, quanto la composizione del dualismo: Premier e Leader dell’opposizione, come logico attendersi in un sistema bipolare? Non proprio.
Il segretario del partito nato formalmente anche per rafforzare la posizione del capo del governo, ma di cui il medesimo non è il leader, da un lato; e l’uomo simbolo dell’ultimo partito personale rimasto sulla scena europea, fresco di asprissimo smarcamento lampo dagli alleati dell’opposizione, dall’altro.
Una bizzarria, più che un ordinato ed ordinario bipolarismo, per cui già è stato coniato il neologismo “Veltrusconi”.
E così, il giorno zero dell’Italia Veltrusconiana, albeggia due volte: sale stampe distinte, seppur contigue; conferenze distinte, seppur consecutive; stesse domande, risposte diverse, ed esito scontato. Al punto tale che resta da chiedersi se dall’incontro scaturiscano effettivamente notizie d’interesse, o novità pratiche. Si parla di convergenza, di punto d’equilibrio e di normalità del Paese. Veltroni, sornione, sembra non nascondere i tratti caricaturali che hanno fatto la fortuna dei suoi imitatori. Il numero uno del Partito Democratico si definisce soddisfatto dall’incontro di due forze politiche “alternative, ma anche (Crozza docet!) in grado di lavorare insieme” e auspica, rispolverando il classico “I Care”, la convergenza necessaria per le riforme istituzionali, nel comune interesse del bene dei Cittadini tutti. “Componendo i contrasti”, aggiungerebbe Corrado Guzzanti.
Non meno stereotipo il leader del nascente PdL che, con un pizzico di fairplay in meno del rivale ma con tono insolitamente solenne, sembra essenzialmente ripetere i temi portanti dei 18 mesi di opposizione: inammissibilità del governo Prodi, necessità di dimissioni del medesimo, e il “non possumus” su qualsiasi iniziativa della maggioranza, eccezion fatta per la legge elettorale. Nulla che non sia già stato dichiarato, quotidianamente, dall’aprile del 2006 ad oggi. Uniche variazioni sul tema, il panegirico sulla ventennale frequentazione con il neo-segretario del PD e un inusuale “no comment” di fronte all’invito ad esprimersi sugli orrori del comunismo, uno dei discorsi preferiti dal Cavaliere.
Tirando le somme, quindi, il flebile e significativo punto focale tra i due, altro non è se non il già noto, e difficilmente ignorabile, intento di superare l’attuale sistema elettorale. Ovvero: una necessità su cui l’intero arco costituzionale concorda dal 2006, compreso l’estensore della legge attualmente in vigore.
Il modello di convergenza, ovviamente, è quel “Vassallum”, un po’ tedesco e un po’ spagnolo, senza liste di preferenza (in barba all’opinione pubblica davvero bipartisan sull’argomento) e con peculiarità che, incredibile a dirsi, calzano a pennello sui partiti più forti delle rispettive coalizioni. Veltroni lo definisce come in grado di rafforzare il bipolarismo, e, contestualmente, anche il principio proporzionale, appianando le distanze tra le due componenti.
Peccato che, al momento, l’unico bipolarismo che sembra delinearsi da tale punto d’incontro sia quello che oppone a PD e PdL la la levata di scudi che parte da Gianfranco Fini e circumnaviga il globo politico fino a Diliberto, riuscendo a unire nelle perplessità Mastella e Rifondazione, Calderoli e Pecoraro Scanio, Bordon e Storace.
Ma, in fondo, sono solo improbabili dualismi strutturali destinati ad essere assorbiti dall’ordinamento politico.
Come l’Anatra Zoppa, la Coabitazione, il Governo Ombra. E il Paese Normale.
Questo passo: “l’uomo simbolo dell’ultimo partito personale rimasto sulla scena europea” esprime davvero il pensiero dell’autore ?
Se , quali erano i precedenti partiti europei di tipo personale..od occorre risalire a De Gaulle ?
Perchè piuttosto escludere il contrario ? e cioè che il PdL di Berlusconi sia in realtà il primo partito europeo ad interpretare una più aggiornata filosofia politica capace di portare l’europa fuori dai pantani che l’hanno attanagliata nel XX secolo ?
Ancora.
L’intero articolo pare a me riproporre poco convincenti “letture radicali”. A riprova quel passaggio finale dove i radicali vengono (volutamente ?) omessi: “riuscendo a unire nelle perplessità Mastella e Rifondazione, Calderoli e Pecoraro Scanio, Bordon e Storace.”
Ditemi che ho letto male.
Buon lavoro ancora. Vasco.
ciao tutti, ciao Vasco. Approfitto del forum per esprimere a Vasco il mio apprezzamento per il suo lavoro di denuncia dell’infinita vergogna radicale, Bonino in testa. la peggiore in assoluto.
L’altra mattina una Emma sempre più instabile, perchè ormai resasi conto che le stanno sfilando il posto,( e se non è per dicembre, sarà per gennaio), era in preda alla solita opera di autoesaltazione tipica dei radicali “soli contro tutti i partitocrati “. Naturalmente la sua logorrea non veniva interrotta dal Direttore, troppo compreso nel suo ruolo di reggimicrofono ( però ogni tanto una domanda la infilava lo zelante Martini, mi pare
fosse lui, o altro redattore). Ho fatto questa premessa perchè ultimamente la protesi di Pannella millanta successi nel campo dell’export.Ecco quindi che sul forum di RADICALI:IT va assolutamente postato questo bell’ articolo ” Tutto va Bonino, madama la marchesa tratto da PHASTIDIO.NET
http://phastidio.net/2006/11/27/tutto-va-bonino-madama-la-marchesa/
Personalmente ci aprirei un topic ad hoc. titolo “BONINO ANALFABETA FA LA RUOTA DEL PAVONE”.
Vasco, se ritieni opportuno , segnala il tuo indirizzo e-mail sul forum di radicali.it( ricordo che tempo fa lo avevi indicato, ma non l’ho trascritto ed ora non lo trovo più) oppure qui, così ti mando materiale sull’ignoranza radicale, visto che i vari De Lucia e C si credono i grandi teorici delle libertà economiche. Invece vanno fatti conoscere per quello che sono, apprendisti stregoni con l’unica finalità di sopravviere battendo cassa allo stato ( cioè Prodi. ultimo imperatore dei canuti samurai e delle geishe piemontesi).
Che dire di quel beota che la domenica sera fa la guerra all’inglese con lo scolapasta in testa ? E’ un post comunista se non erro, e l’europeo CONTINENTALE dell’anno Cappato la pensa come lui. Si vede che alla Bocconi seguiva i corsi in lombardo, quel morto di sonno della domenica. Mah …
Una cosa è certa : qui nel Nord-Est è bene che Pannella e C non mettano più piede, perderebbero
solo tempo: i voti manco col binocolo li vedono
Marco è passato in 10 anni dalle partite IVA nell’estate 97 a ” scuola pubbilca scuola, pubbilca, scuola pubbilca ! La riesumazione della salma di Spadaccia era la certezza del nuovo corso della politica radicale, valeva più di 1000 programmi e proclami politici.
Ciao a tutti, ciao Vasco, tu, Garoglio e C continuate così.
wow
its very unconventional point of view.
Good post.
realy good post
thx